Non è poi cosi male

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I miei occhi si muovevano compulsivamente, esaminando ogni minimo cambiamento nell'espressione dei poliziotti che mi circondavano. Le parole di quel ragazzo, Matsuda, avevano raggelato l'atmosfera, generando un surreale ed inquietante silenzio.
Elle rimase seduto sul sofà, continuando ad armeggiare con dei biscotti alla cannella.
«i miei sospetti sono incentrati su di lei...» confermó con un tono di voce freddo e distaccato.
I sei uomini di fronte a me si scambiarono sguardi confusi.
«ho deciso che terró sotto controllo la ragazza personalmente, quindi, signor Yagami, la prego di lasciare la sua custodia a me. Inoltre, ho bisogno di alcuni giorni per raccogliere alcune informazioni sugli agenti dell'FBI uccisi.»
Il detective dispose 12 biscotti sul tavolo, poi ne prese un altro e lo spezzó.
«...sicuramente ci deve essere un legame con il primo decesso.»
Il sovrintendente lo guardó in maniera strana: i suoi occhi tradivano un leggero terrore, forse una sorta di ansia, che traspariva anche dal movimento compulsivo delle mani intente ad allargare il nodo della cravatta.
«bene Elle, allora ti contatteremo nei prossimi giorni» concluse Soichiro Yagami.
Avevo letto il suo nome sulla cartella di Elle tempo prima e mi ricordai anche che aveva un figlio: Light Yagami, geniale studente delle scuole superiori.
Volsi uno sguardo all'orologio: erano circa le 19:30, si avvicinava la mezzanotte e tutti erano desiderosi di concedersi qualche ora di svago prima dell'arrivo dell'anno nuovo. Elle salutó educatamente i poliziotti, Watari li scortó fuori chiudendo la porta. Appena rimanemmo soli nella stanza volsi uno sguardo a Luke, che mi guardò disorientato, poi mi voltai verso Elle.
«esigo una spiegazione»
«non sempre si può avere ciò che si vuole»
«...tu in effetti ne sei la prova, sei sempre servito in tutte le tue (assurde) richieste Fin da quando avevi 8 anni » tuonai io.
« Heaven, so di averti messo in una posizione scomoda, ma credimi: era necessario.»
Le sue parole, prive di qualsiasi sentimento, mi lacerarono l'animo fino a farmi bruciare lo stomaco.
Mi alzai di scatto.
Dov'era il problema? Era sempre stato così, non era una novità che strumentalizzasse gli altri, che non si mostrasse interessato ai sentimenti altrui...

Non era una novità che fosse insensibile. Lo era sempre stato.

Il problema ero io? Fino a pochi anni prima non mi sarebbe dispiaciuto essere una delle sue pedine, poiché sarei stata in grado di capire che era per uno scopo più importante. Stavolta, peró, non riuscivo a capire quale fosse la sua intenzione.
Dopo aver camminato in maniera febbricitante per la stanza mi fermai di scatto.
... E se il mio problema fosse stato il fatto di non essere riuscita a capire il suo piano? Non ero stata in grado di essere alla sua altezza, non mi ero mostrata altrettanto acuta.
Lui era arrivato alla soluzione, io no.
Lui aveva organizzato un piano, io no.
E questo perché? Solo e unicamente per il fatto che non mi ero concentrata sul caso, non lo avevo aiutato abbastanza.
Risi sconsolata.
Io lo avrei voluto proteggere? Non ero in grado di proteggere me stessa, figuriamoci Elle.
Mi sedetti a terra, con la schiena poggiata sul muro: fissai per alcuni istanti il paesaggio fuori dalla finestra. Tokyo era davvero bella, molto più dell'Inghilterra e di Winchester.

«Heaven, stai bene?» chiese Luke un po' spaventato dalla mia reazione.
Non gli risposi, consapevole del fatto che non era buona educazione.
«Elle, qual è il tuo piano?»
Il detective alzó il viso e stiró il collo.
«Luke, tu meglio di me avrai notato qualcosa di sospetto negli orari dei decessi degli agenti dell'FBI.
Sono avvenuti in maniera del tutto disomogenea.
Inoltre, una cosa interessante è questa...»
Elle protese il braccio verso Luke, porgendogli una cartella. Luke lesse il contenuto e corrugó le sopracciglia.
« hai capito adesso, coordinatore dell'FBI?» chiese Elle ghignando.
Luke annuì.
«posso provare a contattare la signora, potremmo avere ulteriori informazioni sull'indagine dell'agente»
«credo sia opportuno aspettare».
Elle si alzó dal divano, avanzó verso di me e si chinó con innata agilità.
« hai finito di farti pensieri inutili, Heaven?»
Lo guardai.
«so che stai pensando al fatto che non riesci a capire perché abbia deciso di incriminarti di qualcosa che non hai fatto, sono sicuro che ti stai facendo venire la gastrite perchè sono molto più intelligente di te, ma nulla di tutto ciò è una novità».
Lo guardai di nuovo, stavolta ridendo.
«sapevo di aver indovinato, io non sbaglio mai.»
«sei davvero un geniaccio» esclamó Luke.
«ora che ti ho chiesto scusa potresti portarmi una fragola Heaven?»
«non le hai mica chiesto scusa!» ribatté Luke.
Annuii e uscii dalla stanza ridendo. Appena varcai l'uscio le risate divennero singhiozzi e cominciai a piangere. Non avevo mai capito cosa fosse alla base delle reazioni umane, non riuscivo neanche a capire che emozioni provassi in quel momento. Svoltai l'angolo e incrociai Watari.
«Buonasera Heaven.»
Mi porse un fazzoletto di tessuto e mi diede un colpetto sulla testa.
« non preoccuparti se non riesci a capire cosa provi o cosa ti succede, devi sapere che è tutto normale. Non capire cosa succede dentro e fuori di noi ci rende umani. Fidati: non è così male esserlo».

N.a.
Grazie a tutti i lettori che sono arrivati fin qui😹🖤
Dopo secoli e la morte di 4 papi ho aggiornato😹
Blblbl capitolo un po' filler, spero vi piaccia ugualmente, il mio modo di scrivere è peggiorato, spero di poterci rimettere mano😁.

Death note: Who were You?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora