C'era una volta, in un freddo giorno di Gennaio...

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Rientrai nella stanza e notai Luke seduto sulla poltrona in pelle, con lo sguardo fisso nel vuoto.
«ragazzi, state bene?» chiesi io,
Dopo aver pronunciato queste parole mi innervosii: ero IO a dover chiedere a loro come stavano? Sembrava che fossero loro quelli tristi per essere stati usati come sospetti Kira di fronte alla polizia.
Luke mi guardó sorridente
«tutto bene, stavo pensando al fatto che avevo lasciato la mia macchina fotografica alla sede dell'FBI, vorrei andarla a prendere... prima della mezzanotte, possibilmente» concluse ridendo.
Guardai fuori la finestra e notai una folla immensa di persone che percorrevano le vie di Tokyo.
Luke si alzó e prese il suo cappotto Beige poggiato sul tavolo di fronte al divano.
«Heaven, ti va di accompagnarmi?».
Quella domanda mi prese alla sprovvista; al tempo ignoravo il fatto che ogni singola azione che compiamo modifica di poco il nostro futuro. Vi è mai capitato di pensare: "se in quel momento non avessi preso quella decisione, come sarebbe stata adesso la mia vita?". Sono arrivata alla conclusione che ogni uomo non vive solo una vita, ma ne vive potenzialmente miliardi, tutte diverse, anche di poco, generate dalle scelte che si fanno.
Sembra stupido, lo so, ma Se quella sera avessi rifiutato l'invito di Luke, probabilmente oggi non sarei qui a raccontare questa storia, forse avrei potuto raccontare una storia diversa, una storia più bella e felice.
Presi il mio cappotto e guardai Elle con l'intento di salutarlo (o forse farlo indispettire ostentando il fatto che stavo per lasciarlo da solo per accompagnare Luke, cosa che sembrava lo innervosisse). Il detective non rispose.
Chiusi la porta e seguii Luke con passo felpato, sperando di non trovare Watari a farmi un'altra lezione di vita: non ne avevo proprio bisogno in quel momento.
«Che ore sono?» chiesi a Luke, sperando avesse con se un telefono.
«penso siano le dieci...» rispose laconicamente lui.
Percepii nel suo modo di parlare qualcosa di strano, i miei sospetti si acuirono quando arrivammo di fronte all'edificio dell'FBI-circa 30 minuti dopo- e Luke non aveva aperto bocca per tutto il tempo.
Entrammo nell'edificio, Luke passó il suo Badge sull'apparecchio di riconoscimento, e prendemmo l'ascensore per il 14º Piano (si, la scorsa volta erano 14 piani di scale a piedi: i comuni mortali non avevano diritto di usare l'ascensore).
Arrivammo di fronte al suo ufficio, Luke estrasse dalla tasca le chiavi e le inserì nella serratura.
«ecco... finalmente» esclamai io. Luke mi sorrise ed entró per prendere il suo infernale attrezzo da stalker. Entrai seguendolo e socchiusi la porta.
«hai recuperato la refurtiva?» chiesi ironizzando io.
«presa.»
Lo fulminai con lo sguardo.
«Luke, cosa c'è che non va?»
Mi guardó fingendo stupore per il mio atteggiamento.
«nulla, perchè?»
Sospirai.
«io non sono stupida Luke, forse in confronto a te non ho buone capacità dialettiche, ma sono in grado di capire quando qualcuno ha un atteggiamento diverso dal solito.
E c'è sempre una causa che induce il cambiamento.»
«non so a cosa ti riferisci, Heaven.
Sai... il tuo atteggiamento denota arroganza: credi davvero di conoscermi tanto bene da poter giudicare se sono diverso dal solito? Che cosa ne sai di me? Credo davvero di poter sparare sentenze? Essere cresciuta in quell'Orfanotrofio Inglese non ti ha reso un genio, ma soltanto una piccola saccente che crede di comprendere ogni singola dinamica di questo mondo. Ma ti svelo un segreto: avere la capacità di capire come funziona il mondo dal punto di vista teorico non ha alcuna utilitá, perchè la vita è pratica, non teorica. »
Rimasi in silenzio per alcuni istanti. Le sparate di Luke avevano il particolare potere di mettermi in difficoltá: tra lui ed Elle non saprei identificare il peggio.
Luke aveva grandi capacità dialettiche, tuttavia il suo peggior difetto era, talvolta, lasciarsi trasportare dall'enfasi enfasi del discorso e farsi scappare parole che tradivano la sua incapacità di rimanere lucido.
«cosa ne sai che sono cresciuta in un orfanotrofio inglese?»
Luke impallidì.
«non te lo può aver detto nessuno: sicuramente non Elle e nemmeno Watari, conosci il mio vero nome... Avanti: parla.»
Il silenzio avvolse la stanza: divenne impercettibile persino il rumore dei respiri di Luke.
Tenevo gli occhi puntati su di lui, attendendo con trepidazione la sua risposta.
«Heaven... tu non ricordi proprio niente?»
Lo guardai confusa, stava bluffando? Era una finta?
Lo pensai per qualche istante, finchè non lo vidi coprirsi il volto e girarsi.
«allora adesso ti racconto una storia...
C'era una volta, in un freddo e piovoso giorno di Gennaio, un bambino che non poteva giocare con nessuno, tenuto lontano dagli altri per via del suo aspetto mostruoso. Più precisamente, un bambino escluso perchè aveva un occhio viola...»
Alzai di scatto il viso e ricordai la sua reazione quando si scostarono i capelli dal suo occhio sinistro.
Un'occhio viola? "Mostruoso"? "Tenuto lontano dagli altri"?
Quella confessione, o meglio, quella fiaba, sarebbe stata l'inizio di molti problemi. So che è necessario combattere per raggiungere la verità, ma se la verità è pericolosa e può portare alla distruzione, quanti sarebbero disposti a cercarla?

N.a.
Sono stata moolto diligente e ho aggiornato in tempi brevi, visto?
In più ci voleva una sferzata di novità, quindi ora si parla di Luke! Quanti curiosi sul suo passato? Ieri ho letto una cosa illuminante, rimarrete a bocca aperta, promesso😏
Fatemi sapere cosa ne pensate!!

Death note: Who were You?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora