•Paura•

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Hyungmin's pov

Era da tre settimane che non mi scriveva.
TRE.FOTTUTE.SETTIMANE.
Leggeva e non rispondeva, andavo a trovarla e faceva finta di essere andata via o non mi apriva nemmeno. Mi sentivo uno schifo: per colpa di quella maledetta decisione rischiavo di perderla: "Quanto sono scemo!" sbuffai.
Mi buttai sul divano e mi passai una mano tra i capelli, poi presi pigramente il telecomando e accesi la televisione, controllando se c'era qualcosa che potesse distrarmi da tutti quei pensieri confusi. 
Mi bloccai su un notiziario alquanto strano: mostrava un quartiere a me troppo familiare e il giornalista che era presente sul luogo sembrava alquanto preoccupato, provocandomi così uno strano dolore alla pancia, come se l'ansia avesse preso possesso del mio corpo.
Quello che disse dopo il giornalista mi fece rabbrividire:

"Panico qui nel distretto di Incheon: una giovane ragazza è scomparsa circa un'ora e mezza fa mentre tornava a casa dopo aver seguito le lezioni serali all'università qui vicino"

Mi alzai di scatto, alzando il volume. Cominciavo ad avere un pessimo presentimento.

Non ho ancora la certezza che possa essere lei, non illudiamoci  pensai provando a calmarmi

Troppo tardi, quello che sentii dopo mi fece perdere il respiro in meno di pochi secondi.

"La signora che abita qui di fianco è stata la prima ad accorgersi dell'accaduto, sentiamo cosa ha da dire" continuò il giornalista

Si avvicinò a quella che inconfondibilmente era la signora Jeong, che stava singhiozzando in silenzio mentre un agente di polizia le porgeva una coperta: "Ero uscita di casa per andare ad una riunione di lavoro, lei doveva fargli da babysitter...m-ma quando sono tornata mio figlio era da solo. Davanti al cancello...le chiavi erano a t-terra..e-e...è stato orribile!" parlò lei con gli occhi rossi e gonfi: "Chissà cosa potrà esserle successo...povera cara" finii ritornando a piangere.
Mi cadde il telecomando dalle mani, provocando un fracasso terribile.
"No...no...no..." iniziai a ripetere a voce sempre più alta, sperando che quello che avevo sentito non fosse vero.
Mostrarono il cancello di una casetta dipinta di bianco e con un grazioso giardino di rose rosa intorno. Vicino al cancelletto, un nastro giallo circondava uno zaino riverso a terra e un mazzo di chiavi con delle impronte di fango vicino. I miei occhi si riempirono di lacrime: "NON PUÒ ESSERE!" urlai calciando il telecomando.
Corsi a recuperare il telefono dalla cucina e controllai le ultime chiamate: il mio cuore smise di battere: Hai un messaggio nella tua segreteria  recitava il cellulare.
Premetti titubante il tasto che mi avrebbe permesso di ascoltarlo e portai la mano tremolante all'orecchio: il messaggio si apriva con una voce smorzata, la voce di Minhee:
"Hyungmin...ti prego...se a-ascolti questo messaggio...d-devi aiutarmi...un pazzo sta cercando di-"
Non riuscì a finire la frase, come se qualcosa, o peggio, qualcuno, l'avesse bloccata: "M-Minhee?" sussurrai.
Un urlo disperato mi fece rabbrividire e le lacrime cominciarono a scendere copiose sul mio viso: "TI PREGO AIUTAMI!"
Una seconda voce mi arrivò alle orecchie: "Corri veloce mocciosa, ma non abbastanza".

Ma io la conosco questa voce pensai sgomento

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"E dove ti eri trasferita?" chiesi curioso

Prima che potesse rispondere, un uomo le venne addosso, dandole una forte spallata e interrompendo il discorso

"Fa un po' attenzione mocciosa!" ringhiò

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Il messaggio registrato si chiuse di colpo e io rimasi lì con la mano ancora all'orecchio, impotente: "M-Minhee..." ripetei piano.
Strizzai gli occhi e strinsi i pugni tanto da farmi uscire sangue dai palmi: "Quel bastardo...." sussurrai.
Con uno scatto improvviso lasciai tutto e presi la giacca, correndo fuori dall'appartamento e continuando così fino alla strada che portava al quartiere di Minhee. 
I giornalisti erano ancora lì, ma la signora Jeong era tornata in casa, così andai da lei senza che nessuno mi notasse. Il campanello suonò, la porta si aprì, e un bambino di circa sette anni mi guardò con gli occhi grandi e lucidi di pianto: "C-chi sei?" chiese piagnucolante: "Sono amico di Minhee, dovete aiutarmi a trovarla" dissi concitato. I suoi occhi presero vita e un sorriso mesto gli incorniciò il visino paffuto: "Andrai a salvare Minhee?"
Mi piegai sulle ginocchia e gli battei una mano sulla spalla: "La cercherei fino in capo al mondo se servisse".
Il piccolo corse dentro e chiamò la mamma, che mi venne incontro ansiosamente: "Hyungmin! Che ci fai qui a quest'ora?" esclamò vedendomi: "Buonasera signora, mi scusi l'orario ma sono molto di fretta. Cerco Minhee". Nella fretta di andare via  avevo dimenticato la mascherina ma per fortuna lei non mi riconobbe.
Gli occhi della signora divennero lucidi: "Sai dove può essere?" 
Scossi la testa: "No, ma ho un indizio che forse potrà indicarci la strada".
Le feci ascoltare il messaggio, e lei rabbrividì durante tutta la riproduzione: "M-ma è l'uomo che passa di qui ogni tanto" sussurrò sconcertata: "Lo so, penso sia stato lui a portarla via".
Lei sussultò e si portò una mano alla bocca: "Ma dobbiamo avvisare la polizia!" 
La fermai prima ancora che scendesse i gradini, prendendola gentilmente per un polso: "Aspetti, ci penserò io a quello, ho solo bisogno di sapere se lei sa dove abita questo farabutto".
Mi guardò accigliata: "Mi pare che sia a soli due isolati da qui...è una casa malconcia, piena di ortiche e con il tetto mezzo crollato" spiegò indicando la strada alla mia destra.
Mi spinse fuori dal cancello e guardò prima da una parte e poi dall'altra: "Coraggio, vai!"
I giornalisti erano tutti intorno alla casa di Minhee, ma sembravano non aver fatto caso al mio arrivo: "La ringrazio molto signora Jeong".
Lei sorrise e mi fece segno di andare: "Porta a casa la nostra Minhee, ti prego" sussurrò implorante.
Cominciai a correre, percorrendo il lato di marciapiede illuminato dai lampioni, mentre nella mia testa speravo che non fosse già troppo tardi.

|Black Mask|↭|Jeon Jungkook|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora