•Benvenuti alla Incheon University•

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Minhee's pov

Vivo da sola a Incheon da quasi due anni ormai. Se non lo sapete, Incheon è una delle più famose città della Corea del Sud e dista solo qualche chilometro da Seul, la capitale.
Mi sono trasferita qui grazie all'opportunità che la scuola superiore italiana che frequentavo mi ha offerto anni orsono.
I miei genitori sono rimasti in Italia per motivi lavorativi e per mia madre, che è originaria di lì.
Nonostante io abbia vissuto quattordici lunghi anni in Italia, quel paese non mi ha mai trasmesso la voglia di continuare a viverci, perciò sono tornata in Corea del Sud, il solo luogo che considero veramente casa mia.
L'unico problema? Non spiccico una parola di coreano, solo qualche piccola frase appresa da mio padre.
Ero molto piccola quando ce ne andammo, avevo due o tre anni credo. Non parlavo ancora e mio padre decise di imparare fin da subito l'italiano, per amore di mia madre e per facilitare la nostra integrazione nel nuovo paese. In poche parole nessuno mi ha mai insegnato seriamente la lingua coreana, così io sono stata costretta a imparare l'italiano.
Per questo motivo ho fatto richiesta alla Incheon University, una scuola di lingue orientali e di disegno artistico, l'unica nella città che offre questo tipo di specializzazione. I corsi a cui sono iscritta sono niente meno che Coreano, Giapponese, Cinese e Disegno artistico e progettistico.
Alle 09:20 avevo il corso di giapponese ed ero super emozionata. Durante le vacane natalizie mi ero esercitata moltissimo, avevo imparato l'alfabeto completo e avevo scritto un sacco di schede per cercare di riconoscere i vari simboli; speravo ne fosse valsa la pena.
In quel momento stavo ripassando a mente le lettere, mentre l'enorme edificio scolastico si avvicinava mano a mano che attraversavo il lungo viale che lo precedeva. Mi è sempre piaciuto passare per di lì, ai lati dei due marciapiedi sono piantati grandi alberi sempreverdi, che rendono l'atmosfera più tranquilla e accogliente.

A... Ka... Sa... Ta...Na...Ha..

Ero talmente concentrata a camminare e a ripassare che non mi accorsi di alcuni studenti passarmi vicino: "Ehi Minhee!"
Era una mia compagna a parlare, una del corso di cinese. Alzai lo sguardo per un secondo e le sorrisi: "Ciao Yanseo". Lei proseguì per la sua strada insieme al suo gruppo di amici, ma prima che io potessi abbassare lo sguardo e ritornare a ripassare giapponese, la vidi sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Riuscii a sentire tutta la conversazione nonostante la musica delle cuffiette: "Ya! Stai un po' più attento!" esclamò Yanseo. Recuperò i  libri che le erano caduti mentre uno dei suoi amici la aiutava a rialzarsi. Nel frattempo il ragazzo che l'aveva fatta cadere non faceva altro che inchinarsi dispiaciuto: "Scusami, non guardavo dove mettevo i piedi" le stava dicendo il poveretto.
In risposta lei se ne andò tutta impettita, lasciandolo da solo in mezzo al viale.
Mi bloccai un attimo a osservarlo, improvvisamente incuriosita. Misi via le cuffiette e mi sistemai lo zaino in spalla, standogli a qualche metro di distanza per non farmi notare. All'apparenza era un ragazzo normalissimo, come tutti. Aveva i capelli scuri che gli ricadevano appena sopra la fronte ed era alto, molto alto.

Fortunato lui  pensai corrucciando la fronte

Oltre a quello non riuscii a scorgere altro, perché il suo viso era completamente nascosto da una spessa e scura mascherina.

Che strano...

Essendo un luogo molto inquinato, il mio paese ha installato un programma telefonico che avvisa i cittadini ogni qual volta la percentuale di inquinamento aumenta, così che tutti possano proteggersi con le apposite mascherine.
Quel giorno però la percentuale era molto bassa e nessuno le stava utilizzando, perciò mi sembrò abbastanza bizzarro vederlo conciato in quel modo. 
Continuai a seguirlo stando a debita distanza: sembrava non essersi ancora accorto di me.
Per un attimo i miei occhi si posarono annoiati sulla schermata del cellullare, che segnava le 09:10.

Aspetta cosa?! Le nove e dieci? Come fa ad essere già così tardi?  pensai preoccupata

Accelerai il passo e superai il ragazzo a testa bassa.
Entrai nell'atrio e mi guardai intorno come un pulcino sperduto. L'anno scorso i tabelloni dei corsi erano stati messi davanti alla segreteria e invece quell'anno li avevano magicamente spostati...cavolo.

Iniziamo bene

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|Black Mask|↭|Jeon Jungkook|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora