13.Qualcosa Sta Cambiando

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"Just please don't say you love me
'Cause I might not say it back
Doesn't mean my heart stops skipping
When you look at me like that"
Please don't say you love me - Gabrielle Aplin

La mia mentre è altrove.
Sono in palestra, so di essere ferma sul tappetino, quando invece dovrei fare qualche esercizio di Leg Extension, sono consapevole del fatto che non mi muovo, ma comunque ho troppi pensieri per fare qualsiasi cosa.

"Terra chiama Ally!"
Adam mi risveglia, e mi riporta per un attimo sulla terra.
Lo cerco con lo sguardo lungo tutta la palestra, e una volta che lo trovo, vedo che mi sta sorridendo, anche se il suo sguardo non è così felice come vuole far credere.
A giudicare dalla sua espressione, non è neanche la prima volta che mi chiama, ed è anche leggermente infastidito.
Mi avvicino a lui con un sorriso stupido stampato sulla faccia.

"Che cos'hai oggi? Hai la testa tra le nuvole, fai gli esercizi tanto per fare. Non va bene devi impegnarti di più!"
Gli leggo distintamente negli occhi che è arrabbiato, anche se non vuole farlo vedere.

"Lo so, hai ragione, scusami. Solo che Nathan è già via da due settimane e non è ancora riuscito a prendersi un giorno per tornare a casa."

Abbasso la testa, puntando gli occhi per terra per non guardare in faccia Adam.
Vergognata del fatto che sono così debole.
Vergognata di ammetterlo a lui.

Adam si accovaccia quasi, per mettere i suoi occhi al livello dei miei, mi mette una mano sulla spalla, e con l'altra mi prende il mento per farmi alzare la testa.
Per un attimo mi perdo nel verde dei suoi occhi.
Nei miliardi di posti incantati che ci vedo dentro.
Le sue dita sono calde, bollenti.
Sembra quasi mi stiano marchiando.
E avrei quasi la voglia di toccarmi il viso per assicurarmi che non è così, e nello stesso momento vorrei che lo fosse.

"Ehi, Nat non è andato in guerra. Tornerà ok? E per quando tornerà definitivamente tu sarai migliorata. Non ti prometto niente ma forse, se ti metti d'impegno e mi ascolti, tra poche settimane potresti anche non usare più le stampelle"
Ecco perché sto bene con lui.
Ecco perché lo cerco sempre e voglio la sua presenza.
Perché Adam è Den, ma al maschile.
Lui mi capisce, mi legge dentro, sa di cosa ho bisogno anche quando non lo so neanche io.

Gli sorrido, allargo così tanto la bocca che le guance toccano quasi gli occhi.
Adam è come il bisogno del caffè la mattina appena sveglia.
È una dose di adrenalina allo stato puro, senza neanche lo zucchero.
Forte, amaro e perfetto così.

"Adesso direi che è proprio il momento della nostra lista." mi dice facendomi sedere sul tappeto di fronte a lui.
Questa è la nostra nuova abitudine.
Ormai non è più la mia lista, è diventata la nostra lista.
Il nostro gesto quotidiano.

"Uno" inizia lui, come sempre.
"I cereali. Stamattina sono andato in cucina e invece di ritrovarmi sempre i soliti cereali insapore, integrali e biologici che mangia l'allenatore, mi sono reso conto che a casa Kress  esistono anche i Froot Loops. Immaginati la mia felicità."
Sorride e io con lui, mentre penso alla scena.
Adam ha un corpo perfetto, e fa molto allenamento, ma non si è mai negato niente in cucina.
"Due: La targhetta! Non so se hai notato ma da oggi ho il mio ufficio personale con tanto di nome e cognome sulla porta! " indica il corridoio in fondo alla palestra dove si trova il suo ufficio.
Si mette una mano sul mento fissando il soffitto. "Anzi aspetta, forse questo dovrebbe essere al primo posto." Riesco a vedere il suo sorriso coperto in parte dalla mano, e un moto d'orgoglio mi pervade.
"Tre. La tua presenza. Perché ormai è diventato un punto fisso della mia settimana e io non so cosa farei se non dovessi più vederti"
I suoi occhi ora sono puntati su di me.
E il mio cuore sta battendo più forte del dovuto, mentre la mia testa cerca di partorire qualsiasi frase, anche sconnessa.
Posso prendere quest'affermazione per com'è o come mi sembra, cioè in modo amichevole, oppure dare retta al mio cuore, che mi sta urlando in qualsiasi modo possibile, che quello non è affatto un tono amichevole, e che sarei dovuta scappare da questa situazione il prima possibile.
Gli offro solo un semplice sorriso, e mi sdraio sul tappetino per riprendere l'esercizio e Adam mi segue senza dire una parola.
Siamo a pochi metri di distanza, su un solo tappeto, mentre alziamo prima una gamba, e poi l'altra, in sincrono.

In mezzo ai tappetini della palestra, il silenzio piomba su di noi.
Mi rendo conto solo adesso che ci divide solo uno strato d'aria troppo sottile anche solo per sentirlo.
Ma io lo sento, sento tutto.
Ogni minino rumore, ogni battito di ciglia, ogni suo respiro.
Sento l'odore del suo bagnoschiuma unito al sapore salato del sudore sulle spalle.

E tutto questo è troppo per me.
Perché per quanto possa negarlo, le sue parole mi hanno scombussolato nel profondo.
Sento distintamente una paio di ali di farfalla iniziare a volare nel mio stomaco.

Non so se si aspetta una risposta da me, o se il suo comportamento è quello di sempre e io solo ora noto qualcosa di diverso.
E tutto questo mi prende alla sprovvista, e mi fa andare in agitazione.
"Vado a farmi la doccia" dico ad Adam alzandomi e senza guardarlo.
Senza aspettare una risposta inizio a dirigermi verso gli spogliatoi.

"Ehi Ally, aspetta!"
Adam mi raggiunge in due falcate nel momento stesso in cui io metto la mano sulla maniglia per aprire la porta.
"Forse ho detto qualcosa di sbagliato? Volevi che ti rassicurati di più su Nathan? Non so, cosa ho detto o fatto per farti scappare via?"
Il suo sguardo triste mi fa venire voglia di abbracciarlo, stritorarlo contro di me mentre mi perdo nel suo profumo.
Invece rimango immobile, senza fare niente di tutto questo.
"No, Adam, non ti preoccupare, non è niente davvero. È solo una giornata no, tutto qui." alzo le spalle come per sottolineare il concetto.
"Sicura di non voler venire a bere una birra con me e parlarne?"
Avrei voluto, Dio solo sa quanto.

Ma voglio, più di ogni altra cosa, scrollarmi di dosso questa sensazione di appartenenza immotivata che ho provo.
"Sicura. Non ti preoccupare. Ci sentiamo stasera."

Alzo lo sguardo e lo saluto con un sorrisetto.
Il suo respiro è ancora affannato. Il sudore non è ancora evaporato, e maledizione il suo odore continua a farmi uno strano effetto.
"A stasera" mi risponde lui dandomi una pacca sulla schiena.
E io mi rifugio il più in fretta possibile nella doccia.
Mi lavo di dosso la fatica, il sudore, e quella sensazione di strana felicità mista a rimorso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 17, 2018 ⏰

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