8.Tutto Torna Alla Normalità

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"You can count on me like 1, 2, 3
I'll be there
And I know when I need it
I can count on you like 4, 3, 2
And you'll be there
Cause that's what friends are supposed to do."
Count on me - Bruno Mars

I primi giorni di fisioterapia furono davvero strani.
Gli esercizi che mi faceva fare Adam erano estenuanti e senza portare ad alcun risultato visivo.
Non riuscivo ancora a piegare il ginocchio senza il suo aiuto e la cosa mi mandava fuori di testa.
La pazienza non è mai stato il mio forte, men che meno ora che si trattava del mio futuro.

Sono a casa mia con Den, che è venuta a farmi compagnia nell'unico giorno della settimana in cui non ha uno dei suoi mille impegni extra scolastici.
"Allora, prima o poi mi racconterai del ragazzo che ho visto con te all'entrata di scuola o terrai tutto per te?"
Gli domandi io con un sorriso da sbruffona.
So che Den non vede l'ora di parlarne in realtà, anche se non lo ammetterebbe mai.
"Uff, non c'è niente da raccontare in realtà" sbuffa, ma poi sorride un po' coprendosi la bocca con una mano. Ma io vedo distintamente le linee delle labbra arricciarsi all'insù.
"Non raccontarla a me, Smith"
I suoi occhi vagano ancora per attimo verso il soffitto per poi tornare su di me.
"No, veramente. È uno nuovo che si è trasferito da poco per fare l'ultimo anno. È carino e dolce, e sembra che ci voglia provare con me. Ma sai Ally come sono. A me non interessano i ragazzi. Non in questo momento. Non devono interessarmi. Devo pensare solo ad Harvard e basta." ascolto il suo monologo interiore senza fiatare.
Quando finisce, le metto una mano sulla spalla. La conosco troppo bene, so che si è già persa nel suo mondo e nei suoi pensieri.
"Tu ti precludi sempre tutto Den. Ogni volta che qualcosa ti piace, a meno che non siano libri, ti blocchi e non fai niente. Non è scritto da nessuna parte che tu non possa innamorarti ed andare comunque ad Harvard. Magari non sarà l'amore della tua vita, ma chissenefrega no?"
Lei mi guarda come se stessi affermando qualcosa di impossibile.
Come se avessi detto che avevo appena visto una mucca che volava o roba del genere.
"Tu non capisci Ally, nessuno può, me ne rendo conto.
Ma il mio sogno è andare ad Harvard ok? Nessuno me lo toglie. Come il tuo sogno è entrate nella Major League. Se dovessi innamorarmi di Jared, se mettessi caso che uscissi con lui e mi ritrovassi in una storia d'amore, di quelle potenti e indissolubili, come quella che hai tu, come posso decidere di scegliere tra l'uno o l'altro?"
Faccio per aprire bocca e rispondergli ma lei non mi lascia pronunciare neanche una sillaba e riprende il discorso.
"Non potrei mai, ecco la risposta. Quindi preferisco precludere l'amore a beneficio del mio futuro."
"Non esiste un discorso del genere Den" replico io ormai quasi punta nel vivo, perché ha appena descritto la mia situazione.
Quando e se fossi entrata negli Orlando City, voleva dire abbandonare la mia città, la mia famiglia e anche Nathan.
Ma l'amore che provo per lui non mi ha mai fermato da inseguire i mie sogni, anzi, è sempre stato lui a spronarti per inseguirlo.
Sarei andata ad Orlando, lontano da tutti, ma questo non voleva dire lasciare Nathan.
Un rapporto a distanza sarebbe stato sicuramente più difficile, ma io credo in lui, credo in noi e in quello che abbiamo.
"Nathan parte settimana prossima per il ritiro in nazionale!" quasi urlo per la frustrazione. Perché non posso accettare che lei si neghi la bellezza di una storia d'amore per paura.
"Questo non è un esempio Ally, starà via cosa? Uno, due mesi? Si tratta dell'università dei miei sogni. Come posso stare con un ragazzo appena conosciuto e mollarlo da solo per cinque anni qui con la sola convinzione che funzionerà?"
"Ma non è giusto neanche precluderti la felicità, se ti si presenta, solo per difenderti Den!" ribatto io ormai alterata.
"È come dire che non mangerai mai la cioccolata perché poi, forse, ti verrà mal di stomaco.
È come dire che non andrai mai ad festa delle confraternite perché, potrà, forse si o forse no, succedere che ti ubriachi.
Proteggerti da te stessa non ha senso!"
Den si blocca all'istante, turbata e afflitta allo stesso tempo.
L'avvilimento che vedo nel suo sguardo mi spezza il cuore.
Mi avvicino al mio letto, dove lei è seduta rigidamente con le gambe incrociate, e gli stringo la spalla appoggiandoci poi la mia testa.
"Non puoi non vivere Den.
Tu meriti tutto ciò che di bello ti possa capitare.
Non dico che non funzionerà, come non ti prometto che lo farà.
Ma non ostacolare mai i tuoi sentimenti. Anche se vanno contro a te stessa.
Jared potrebbe essere magari l'amore della tua vita, come il primo stronzo che incontri nel tuo cammino. Ma non lo saprai mai se neanche ci provi.
Non puoi aver paura di innamorati se neanche hai mai provato a farlo."
Lei mi guarda come se fossi il Dalai Lama.
E magari per lei lo sono, come sicuramente lei lo è per me.
La nostra amicizia si basa su questo.
Semplici attenzione e semplici gesti casuali e abitudinari.
Ma quando abbiamo veramente bisogno l'una dell'altra, ci siamo sempre luna per l'altra.
Non ci importa dove, come o quando, se una chiama, l'altra risponde.
Ed è quello che stiamo facendo in questo momento.
Io, che non ho mai avuto problemi di cuore, che do consigli a lei.
Mi guarda serafica prima di abbracciarmi: "È per questo che sei la mia migliore amica."
Si allontana da me, senza distogliere però lo sguardo dal mio, e mi punta un dito contro il petto.
"Tu Allison Thompson, non sai neanche cosa stai dicendo.
Ma hai ragione. Mi hai convinta.
È meglio se gli scrivo subito un messaggio per accettare il suo appuntamento. Vada come vada.
Carpe Diem."
"Così si fa ragazza! Mi piace la nuova Den."
Gli sorrido mentre esce di casa per chiamare Jason. Altro che messaggio! La saluto con la mano, sapendo che non sarebbe tornata, e Den si avvia verso casa sua.
Che è a praticamente a cinque metri dalla mia.
Ci eravamo conosciute appena lei si trasferì di fronte a casa mia.
Avevamo la stessa età, e quando scoprii che lei aveva esattamente cinque anni come me, beh, da lì fu tutto in discesa.
Diventammo amiche quel giorno stesso.
Mentre i suoi genitori erano alle prese con gli scatoloni del trasloco, io la invitati nel mio giardino per fare un tuffo in piscina.
Era agosto e l'aria calda ci faceva sudare non appena muovevamo anche solo gli occhi.
Da quel giorno meraviglioso, io e lei diventammo inseparabili.
Meglio di Tom & Jerry o di Stanlio & Olio.
Sorrido al ricordo mentre mi dirigo nel bagno vicino alla mia camera: ho voglia di farmi una bagno rilassante prima di cena.
E mentre aspetto che la mamma mi chiami per andare a tavola, leggo il programma che Adam mi aveva scritto per e-mail per il giorno seguente.
Gli mando un messaggio senza pensarci: Che cavolo vuol dire propriocezione?
Ormai questa è diventata una nostra abitudine.
Perché, sebbene gli avessi detto che non capivo niente del programma, Adam cambiò solo metodo di scrittura, e non le parole.
Così ogni due giorni mi ritrovo a dover chiedergli il significato di quasi ogni singola parola.
Partivo sempre io con i messaggi, e poi ci ritrovavamo a parlare di tutto e di niente.
Della giornata appena trascorsa, piuttosto che del film che avrebbero dato in tv quella sera.
Non so quando successe, ma so che in poco tempo, Adam iniziò lentamente a far parte della mia vita quotidiana.
Mi ritrovavo a scegliere una scusa per scrivergli, con la voglia di sentire come gli era andata la giornata.
Non passavano mai più di otto ore senza che ci scrivessimo.
Anche solo ciao, anche solo come stai.
Mi resi conto che in tre settimane, lui divenne un mio amico.
E sembrava irreale, stupido e impossibile, ma era così.
Guardavo sempre nei corridoi della scuola finché non ci vedavamo e ci sorridevamo.
Non riuscivo a capire il legame che ci univa, sapevo solo che quando parlavo con lui, era come se fossi con Den.
Mi sentivo me stessa, capace di rivelargli tutto senza problemi.
E mi piaceva. Mi piaceva veramente tanto avere un rapporto così confidenziale non solo con Den.
Lui mi faceva sentire sempre bene.
E questo mi portava ad aver bisogno di sentirlo sempre più spesso.

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