"Puoi annullare le distanze che ci separano.
E intanto sopravviverò
Ho messo in tasca un po' del tuo respiro."
Sul ciglio senza far rumore - Alessandra Amoroso"A che ora hai il volo domani mattina?" domando a Nathan mentre piego le sue maglie e i vestiti, che poi prontamente lui mette nella valigia, cercando di farci stare tutto.
"Alle cinque del mattino devo aver già fatto il check in." risponde lui con il fiatone.
Ogni tanto smette di riempire la valigia e inizia a schiacciare il tutto con il ginocchio. È già strapiena, ma lui è fissato che debba avere mille magliette e cento paia di pantaloni.
"Non si sa mai" mi aveva detto quando gli avevo fatto presente che passerà praticamente tutta la giornata sul campo da calcio, e che quindi avrebbe avuto bisogno solo della sua divisa.
Rido mentre lo osservo quasi sudare, mentre saltella sul borsone per cercare di chiuderla.
"Sai che il peso della tua valigia supererà di gran lunga quello previsto e sarai costretto a pagare la sovrattassa vero?"
Nathan non mi degna a neanche di uno sguardo, intento a cercare spazi vuoti in una valigia che già non ne ha più.
Mi rivolge un sorriso di sfida, convinto di vincere la battaglia, e io scoppio a ridere.Da domani sarebbe stata Den a portarmi a scuola, e mi sarebbero mancati i dialoghi sonnolenti tra di noi.
Il bacio di saluto davanti a scuola.
Le giornate spese sulle gradinate a guardarlo mentre si allena, e il tifo del sabato durante le sue partite.
"So che mi dimenticherò qualcosa, come al solito." sospira fermandosi affannato.
"Hai detto che ti daranno dei permessi per ritornare qualche week end, no? Se vedi che ti manca qualcosa te lo faccio trovare appena torni." gli sorrido debolmente.
Già mi manca, e non è neanche partito.
Io e Nathan stiamo insieme da cinque anni, facciamo tutto insieme, sempre.
Noi due siamo calamite, siamo lampo e tuono, sole e mare.
Siamo inscindibili.
Sono stata sempre abituata ad averlo intorno, e non riesco a immaginarmi camminare per la strada senza la mia ombra accanto a me.
Nathan mi guarda triste, rendendosi probabilmente conto di quello che mi frulla nella testa e si avvicina per consolarmi.
Mi mette le mani sulle spalle constringendomi a guardarlo negli occhi.
"Vedrai che due mesi passeranno in fretta. Tu sarai presa dalla riabilitazione, io dagli allenamenti. Non ci accorgeremo neanche del tempo che passa e in men che non si dica sarò di nuovo qui."
Guardo i suoi occhi marroni, perdendomi in essi, quasi fosse un buco nero di cui non vedo mai la fine.
E io volevo perdermi, e non uscirne più.
Perché stavo così bene, mi sentivo protetta, quando il suo sguardo mi avvolgeva.
Sorrido leggermente prima di buttargli le braccia intorno al collo senza però distogliere lo sguardo.
Occhi negli occhi, la distanza di un respiro.
"Promettimi solo di tornare ogni volta che puoi. Soprattutto per il tuo compleanno."
"Ma certo stupida" mi dice lui stringendomi i fianchi e appiccicandosi a me.
Sono un egoista del cavolo.
Sono fiera di lui, ma non voglio che parta.
Vorrei avere il coraggio di chiedergli di restare.
Anche se è sbagliato, e non me lo perdonerei mai se lui lo facesse veramente.
Se abbandonasse il suo più grande sogno solo perché gliel'ho chiesto.
Ne morirei.
Quindi sto zitta, lo abbraccio sempre più forte e mi perdo in lui come una bottiglia che galleggia nell'oceano infinito, in attesa di trovare la sua strada.
Sono così orgogliosa di lui.
Ho accanto a me un ragazzo fantastico, bellissimo, che riesce in tutto ciò che fa.
Che ha coronato il suo sogno, e sono fiera di lui, dell'uomo che è diventato, accanto a me.
Il mio futuro può essere incerto, ma non il suo. È arrivato in vetta e merita tutto il mio appoggio.Nella sua camera azzurrino, piena di poster con le foto di tutti i miglior giocatori del nostro sport, con le tende che svolazzano per il vento, e l'odore dei fiori che invade l'aria e i polmoni, guardo Nathan che sorride e intanto ascolto il mio cuore pregare il mio cervello.
"Speravo solo di poter passare con te l'ultima sera" gli dico tranquilla, zittendo il mio stupido cuore e alzando le spalle.
"Lo so piccola, ma devo finire le valigie".
Con il dito indica il letto dietro di sé, mostrando la pila di magliette ancora da mettere via. "E poi ho bisogno di riposare visto che gli allenamenti iniziano già domani. Ti ho già detto che c'è anche Adam da me quindi starò con lui, ne ha bisogno"
Già, povero Adam.
Mi ha scritto ieri sera.
Perché voleva sfogarsi, e in me, mi ha detto, che trovava l'amica di cui aveva bisogno.
Non avevo badato al sussulto che aveva fatto il mio cuore appena avevo letto quel messaggio. Cercavo solo di tirargli su un po' il morale. Ma era difficile.
Come puoi cercare di ridere, quando tuo padre tradisce la tua matrigna e lei sbatte fuori casa te e lui senza tanti complimenti?
Nathan si era offerto di ospitarlo a casa propria, finché non avesse trovato altra sistemazione, ma lui non voleva accettare. Diceva che si sentiva in colpa, anche se non so il perché. Ma alla fine aveva accettato, sostenendo che si sarebbe trovato una casa tutta sua il prima possibile."Già, mi dispiace un sacco per lui. Ma almeno adesso avrà la possibilità di vivere da solo. Voglio dire, a venticinque anni non è sbagliato decidere di andare a vivere per conto proprio no?"
Nathan accenna con la testa, e cambia argomento, mettendomi una mano sulla spalla e dandomi un bacio leggero sulla bocca.
"Mi mancherai tantissimo" sussurra appoggiando la fronte sulla mia.Le mie mani si posano sulla sua guancia, accarezzandolo, e i piccoli peli che stanno ricrescendo sul suo viso mi solleticano il palmo e mi fanno venire i brividi per tutto il corpo.
Torna a baciarmi più profondamente, provocandomi.E io lo accolgo nella mia bocca, come un uomo in cerca d'aria mentre viene tenuto sott'acqua, come un uomo perso nel deserto, che trova conforto in un'oasi solitaria.
In questo momento non ci importa se ci sono ancora tutti i vestiti piegati sul letto, pronti per essere messi in valigia.
Abbiamo ancora poco tempo da dedicarci e decidiamo di sfruttarlo tutto, ogni singolo minuto."Mi mancherai anche tu da morire" gli rispondo mentre sposto le mani più in basso e gli accarezzo il petto.
Lo bacio ovunque, lo bacio in mille modi diversi, lo bacio con foga e con dolcezza, con bisogno e con lentezza. Quasi a cercare di marchiarlo, di imprimermi nella memoria tutte quelle sensazioni che solo lui mi sa darmi.
Lo bacio sul petto, dove appoggio sempre l'orecchio, lì dove sento quanto mi ama.
Bum bum bum. Batte forte.
Non come il mio.
Il mio è più lento. È più controllato.
Il suo, invece, scoppia di sangue, di amore, di aria e di poesia.
Gli bacio il collo, sempre più su, dietro l'orecchio. Gli bacio gli occhi e il naso. Poi mi perdo tra le sue braccia, rimanendo protetta nel suo corpo.
Non penso al fatto che domani si sarebbe trovato su un aereo, a mille chilometri da me.
Faccio l'amore con lui come sempre, in modo lento e delicato.
Come se avessi paura di affrettare tutto, e perderlo prima del dovuto.
Ma l'ora di cena arriva comunque, anche senza il nostro permesso, e mi costringo ad abbandonare il suo letto, ormai disastrato, con la pila di maglie piegate buttate per terra, e la valigia fatta a metà.
"Ti scriverò e ti chiamerò ogni giorno, promesso" mi dice lui mentre varco la porta di casa sua.
Gli sorrido sperando che non menta, e senza pensarci troppo lo saluto, dirigendomi verso casa mia.
Con un peso nel petto e una leggerezza nel cuore.
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Tre piccole cose
Storie d'amore"PER LUI MI PIEGO, PER TE MI SPEZZO." "Avete presente la sensazione di completezza che vi avvolge quando raggiungete tutti gli obiettivi che vi eravate prefissati? Come quando, correndo, raggiungete il traguardo che poco prima credevate troppo lon...