Capitolo 3

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Un anno dopo...

«Isabelle muoviti! Non vorrai perdere il volo?» mi urla mia mamma dal piano inferiore e lego i capelli in una crocchia disordinata.

Fa davvero caldo nonostante l'autunno sia ormai inoltrato e l'aria di fine estate inizi a farsi sentire.

Prendo gli ultimi vestiti da riporre in valigia e tra le mani mi capita un abito che mi ero ripromessa di non mettere più, è bianco con dei piccoli fiorellini azzurri, il tessuto è morbido e profumato, l'avevo indossato a Los Angeles quando ero uscita con lui quella sera in spiaggia.

La mia camera dalle pareti azzurro come il cielo esattamente come più di un anno fa si sta svuotando, molti dei miei vestiti sono riposti in modo ordinato nella valigia, che mi ricorda l'ultima volta che ho preso l'aereo in cui i miei averi erano stati messi dentro alla rinfusa a causa della foga con cui volevo scappare da lui e da tutto.

Nulla a che vedere con la calma che ora utilizzo per preparare le ultime cose prima della partenza per il college, già il college.

Chi l'avrebbe mai detto? Io Isabelle Jackson sono stata accettata alla prestigiosa università UCLA a Los Angeles, il che vuol dire che dovrò tornare a vivere nella città che mi ha distrutta.

Ma le cose ora sono cambiate, io sono cambiata. Forse è vero che il tempo può guarire le ferite, o almeno ci prova. La ferita che sentivo nel petto ora si è rimarginata e pensare al passato non fa più così male come all'inizio e soprattutto il pensiero di lui non mi provoca più quella fitta lancinante al centro del petto, dove si trova il mio cuore ancora distrutto.

Lui... non ho più parlato di lui, nemmeno quando mia madre provava ad affrontare l'argomento, non ho più versato una sola lacrima dopo quella notte, soltanto la rabbia è rimasta, un fuoco che brucia e che non si spegnerà facilmente.

Quando sono arrivata mia mamma era sconvolta dal mio arrivo inaspettato, ma non ha fatto domande, lo sapeva già, è bastato uno sguardo per farmi crollare e fargli comprendere l'accaduto.

I primi giorni sono stati difficili, lo ammetto, come può una persona con cui hai condiviso così tanto sparire in questo modo dalla tua vita? Io davvero non lo so, mi sono sforzata più volte di comprenderlo, ma non trovavo mai una risposta che giustificasse le sue azioni.

Sono passata attraverso diverse fasi, alcune più dolorose di altre, ma alla fine sono tornata non dico me stessa, ma qualcosa di simile.

La prima è stata di sicuro la tristezza, passavo le giornate chiusa in camera, uscivo solo per andare a scuola che ho ripreso qui a New York sentendomi più sola che mai, senza Lyla e Ryan, anche di lui non ho più voluto parlare.

Poi c'è stata la rabbia e la frustrazione, sono perfino andata a qualche lezione di boxe con Jonny, un mio compagno del corso di biologia e devo dire che ha avuto i suoi frutti, scaricare la rabbia su un sacco da boxe è sicuramente gratificante.

Infine c'è stata la fase del nulla, chiamiamola così, in cui non provavo nessuna emozione, zero assoluto, il dolore sembrava essersi placato lasciando spazio al vuoto.

Con calma ho ripreso in mano la mia vita, ho ricominciato a sorridere, ad andare a scuola senza sentirmi fuori luogo e ho recuperato alcune vecchie amicizie.

E ora dovrò per l'ennesima volta lasciare tutto, ricominciare da capo e probabilmente imparare a ignorare ciò che fa parte del passato.

Nella valigia ripongo anche una foto mia e di mia madre e una con Lyla, lei è stata sempre presente, anche se a migliaia di kilometri di distanza, non passava una sera senza che ci sentissimo per telefono e qualche volta è addirittura venuta qui a trovarmi.

THE LIGHT (sequel di The Darkness)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora