Capitolo 14

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Confusa.

Questa è la parola che mi descrive meglio in questo momento.

I suo occhi, il suo profumo e le sue labbra sono impresse a fuoco nella mia mente e nel mio cuore. Non posso fare nulla per liberarmene e quel familiare dolore nel petto è la mia unica compagnia in questa notte insonne, dove anche le stelle sembrano brillare meno del solito e la quiete regna sovrana.

Mi giro e rigiro nel letto in continuazione, ma nessuna posizione sembra aiutarmi a riprendere il sonno perso poco fa in giardino quando le nostre anime si sono scontrate ancora una volta, quell'ultima volta.

Ogni volta che tento di allontanarmi da lui qualcosa ci spinge a formare ancora quel nostro piccolo mondo, capace di creare una tempesta enorme.

Al limite della sopportazione caccio le coperte infondo al letto e mi avvicino alla finestra per ammirare il cielo senza nuvole, sereno e tranquillo, la calma prima della tempesta...

«Quando qualcosa non va tirala fuori attraverso la musica Belle» ad un tratto il ricordo della voce di mia madre mi spinge a scendere silenziosamente le scale per dirigermi nella "stanza segreta" e l'imponente pianoforte nero mi invita a sedermi e a sfiorarlo ancora una volta.

Un respiro profondo e le dita poggiate sui tasti, premo una volta e il suono si diffonde attorno a me come a creare una barriera dal resto del mondo.

Un'altra volta ancora e do inizio ad una vecchia melodia che frullava nella mia testa da mesi ormai, ma che non trovavo il coraggio di far uscire da dentro di me.

Non so cosa mi spinga a continuare a suonare, forse gli eventi di questa sera, o la confusione dei miei pensieri e la voglia di un silenzio che riesca a durare almeno per una notte.

Le note fluiscono da sole con un ritmo lento e incalzante, non capisco più nemmeno io dove si fermi la musica e dove inizi io, o meglio dove finisca il pianoforte e dove inizino le mie mani.

Lascio andare tutta me stessa in modo quasi straziante, non come l'ultima volta che ho toccato questo strumento, ma in un modo nuovo, un complesso di tecnica e improvvisazione.

Quando finisco come un déjà vu mio padre mi osserva appoggiato allo stipite della porta con ancora tutti i capelli scompigliati e la faccia assonnata, ma quegli occhi così simili ai miei sono vivi e brillanti come gli smeraldi più preziosi.

«La tua deve essere un'abitudine» chiudo il piano e rivolgo la mia completa attenzione a lui.

«Che cosa?»
«Suonare nel bel mezzo della notte» abbasso lo sguardo imbarazzata e gioco con un filo dei pantaloncini nervosa.
«Non volevo svegliarti, scusami» mormoro piano e lo sento avvicinarsi fino a sedersi accanto a me sullo sgabello.

«Non importa Belle, questa è anche casa tua e se vuoi suonare sei libera di farlo... mi chiedo solo perché» alzo la testa e incontro i suoi occhi dolci che per anni ho sempre immaginato solo cattivi ed egoisti, quanto mi sbagliavo...

«Il perché di cosa?» traccia un disegno immaginario sulla superficie lucida dello strumento e lo seguo rapita.

«Perché fosse tutto così straziante, la musica non serve solo ad esprimere la rabbia, la tristezza e la malinconia, ma anche la gioia e la felicità. Cosa ti turba così tanto da non riuscire ad esprimerle?» il suo tono ha una nota decisa, come se volesse scavare a fondo nella questione. Rifletto sulle sue parole e scelgo bene quelle da utilizzare.

«Non lo so, davvero... mi sento come bloccata» confesso e le sue dita spostano una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
«C'entra Brandon?» rimango sorpresa e il sangue affluisce più in fretta alle guance. Sarà pure mio padre, ma è pur sempre imbarazzante parlare con lui di certe cose.

THE LIGHT (sequel di The Darkness)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora