Capitolo 8

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Brandon pov's

È da più di dieci minuti che aspetto Jenna in questo posto squallido. Sono in un vecchio bar nel centro di Los Angeles e nell'attesa ho ordinato una birra ghiacciata, osservo il bicchiere con un leggero strato di condensa mentre maledico quella bionda ossigenata.

Mi ha inviato un messaggio dove mi chiedeva di trovarci qui alle cinque e sono le cinque e mezzo, sono stufo di aspettare e quando sto per alzarmi per andarmene ecco che la vedo fuori dalla porta di vetro. Parli del diavolo e spuntano le corna infondo, entra dall'entrata con un paio di pantaloncini che coprono a stento il necessario e una maglietta che lascia scoperta la pancia.

Si siede di fronte a me con un ghigno sulle labbra tinte di rosso scarlatto e i suoi occhi grigi mi osservano maligni.

«Sei in ritardo Jenna» esordisco scolandomi l'ordinazione di poco fa e noto con piacere come ogni mio minimo movimento attiri la sua attenzione, ho ancora potere su di lei.

«Avevo delle faccende da sbrigare, una mia cara amica è tornata in città e dovevo andare a salutarla. Sai come funzionano queste cose» mentre parla arrotola una ciocca di capelli attorno al dito e ricordo quanto una volta apprezzassi quei gesti.

Prima di capire che razza di persona fosse e che ruolo giocasse nella mia vita.
«Non tirarla per le lunghe e vai al sodo» allungo il busto in avanti e mi avvicino al suo viso.

Subito il suo aroma troppo dolce mi investe e reprimo una smorfia di disgusto.
«Altrimenti ti farò arrivare al sodo io, conosci i miei modi» le ricordo a pochi millimetri di distanza e la sento trattenere il fiato, compiaciuto ritorno seduto normale facendo finta di nulla. Vuole che stia al suo gioco? Benissimo ma le regole le detterò io alla fine del giro.

«Se fossi in te farei meno lo sbruffone, il coltello dalla parte del mani ce l'ho io!» le unghie tinte dello stesso colore del rossetto picchiettano sulla superficie del tavolo quasi volessero scandire i secondi, un ritmo concitato e continuo.

«Hai fatto quello che ti ho chiesto?» mi domanda estraendo il telefono dalla tasca dei pantaloncini.
«No, non è una cosa immediata Jenna» stringo le mani in due pugni lungo il tavolo e sento una rabbia sorda montarmi dentro al petto.

La bionda schiocca la lingua sul palato fingendosi dispiaciuta.
«Oh povera me, che peccato! Vorrà dire che la tua amichetta riceverà una sorpresina. Sai benissimo cosa succede quando non ottengo quello che voglio, non vorrai farmi arrabbiare vero?» un sorriso malvagio si dipinge sul suo volto e mi alzo in piedi furente di rabbia.

«Ti avverto... provaci soltanto» prima che possa finire si solleva in piedi anche lei soddisfatta e i miei occhi seguono i movimenti del suo corpo formoso, potrà fare effetto su tutti i ragazzi ma su di me non più.

«Ops! Troppo tardi. Riley mi ha chiesto di salutarti, anche se penso che lo farà proprio lei di persona dopo aver salutato la tua amichetta» rimango senza parole per qualche secondo. Riley è qui? È lei che è tornata in città? Le ferite che credevo chiuse si riaprono in meno di un minuto lasciandomi spossato e senza fiato. Ricordo ancora i suoi lunghi capelli color caramello e gli occhi castano tristi e infelici per colpa mia e delle mie cazzate.

«Ci si vede Johnson e vedi di fare ciò che ti ho chiesto la prossima volta se non vuoi che accada qualcosa di spiacevole a quella sciacquetta.» sono ancora a bocca aperta e l'ultima cosa che vedo prima di afferrare le chiavi della moto e lasciare i soldi della birra sul tavolo è il sorriso di Jenna. Poi soltanto la strada che scorrere veloce davanti ai miei occhi.

Isabelle pov's

Sono ancora vicino alla porta aperta ad osservare la ragazza davanti a me ormai da qualche minuto di troppo. Credo di essere più confusa che mai.

THE LIGHT (sequel di The Darkness)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora