Donna delle Pulizie

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Come ho raccontato nel Prologo, all' età di 13 anni ebbi la fortuna di baciare Ryan Collins, il ragazzo indubbiamente più popolare della scuola. Il primo giorno di scuola alle superiori, speravo che almeno lì sarebbe stato uno sfigato come me…
Speranze inutili. Iniziate le superiori, si era già piazzato con la cheerlader più “ figa “ della scuola ( già perché avevo baciato un eterosessuale convinto ) ed era già il migliore in tutti gli sport esistenti dentro quella specie di istituto pieno di maniaci della popolarità. 
In quei primi due anni, ci dividemmo completamente. Io stetti con il club dei nerd della scuola per un paio di tempo, poi non so perché, mi cacciarono via, dicevano che “ Ero troppo carino “ per stare con loro. Ryan invece trovò il suo posto tra i popolari che sarebbero un gruppo composto solo ed esclusivamente da cheerlader e giocatori di football.
<< Non sembra anche a te di stare in una puntata di Glee? >> mi chiesi tra me e me. Già, perché ora parlavo anche da solo.
E nel mondo, in America, nel territorio dell' Ohio, a Toledo, nella scuola nonmiricordocomesichiama, in aula mensa, un ragazzo magro, vestito con un jeans rovinato e una giacca di seconda mano, guardava la sua attuale cotta completamente solo.
<< Wow, vuoi una foto? >> una voce dietro di me. Mi voltai abbastanza confuso. Ok, nessuno mi aveva rivolto la parola da ben due anni… che succede? Dio ha finalmente dimostrato di volermi bene?
Era una ragazzina del primo anno, la vedevo sempre nel club di teatro a recitare dei monologhi abbastanza noiosi.
<< Un video non mi dispiacerebbe. >> risposi. Lei quindi si sedette di fronte a me, impedendomi di vedere Ryan seduto ai tavoli più avanti.
<< Ok ho detto che voglio un video, non che ti metta davanti a impedirmi la vista. >> spiegai freddo. Non ero più abituato a rapportarmi con le persone.
<< Tu sei gay, giusto?? >> domandò subito. Rimasi basito. Un'altra Anastasia non ci voleva proprio quest' anno.
<< Senti, non so cosa tu voglia fare o… >> prova a dire, ma lei mi bloccò.
<< Tranquillo! A me puoi dire tutto. Ho sempre apprezzato i gay e le lesbiche e non ne ho mai incontrato uno, quindi… >>
Mi stava già irritando.
<< Ok, io non sono gay… e anche se fosse? Diventeremmo BFF e ci faremmo le treccine? >>
La ragazzina sorrise. Ma cosa voleva? Non la conoscevo nemmeno.
<< Oh no! Cosa vai a pensare! Ho idee molto più grandi... E visto che sei quello che sei… >> continuò a dire. Oddio, basta non ne posso più. Odiavo quando una persona sottolineava quello che ero. Non me ne vergogno di certo, solo che dirlo in quel modo, come se fossi diverso, come se fossi una razza completamente rara, è strano.
<< Ti ho detto che non sono gay. >>
<< Mh… se lo dici tu… In ogni caso… >> mi tese la mano. << Mi chiamo Hanna Wendy McCartney. >> “nome lungo, parlantina lunga” mi diceva sempre mio fratello riferendosi alle ragazze.
<< Solo Adam. >> le strinsi la mano. Hanna rise. Wow stavo facendo ridere qualcuno… Allora Dio si è veramente accorto della mia esistenza.
<< Ok, domani alle 3 in teatro. >> disse alla fine e mi lasció uno strano bracciale color arcobaleno che mi costrinse a indossare contro la mia volontà. Ovviamente lo nascosi sotto la manica della mia giacca.
Se avevo appena socializzato con qualcuno? Sì. Non dico che mi sentivo il ragazzo più felice dell' universo, ma che finalmente mi sentivo accettato da qualcuno.
Suonata la campanella, ritornai in classe, con un sonno incredibile e tanta voglia di buttarmi a terra e non spostarmi più.
Naturalmente sbattei contro due o tre ragazzi che mi spinsero a loro volta verso gli armadietti violentemente gridandomi parolacce di ogni tipo.
<< In questa scuola c’è più bullismo di un carcere. >> mormorai ancora tra me e me. Di nuovo.
<< Concordo. >> disse qualcuno. Mi girai ulteriormente confuso. Un ragazzo dal ciuffo biondo probabilmente tinto e gli occhi scuri mi venne incontro. Era molto carino, portava un sorriso incredibilmente bello.
<< Mi chiamo Justin. Ragazzo gay ufficiale, se ti può interessare.  >> Ma cos’è? La giornata delle conoscenze? E poi da quando i gay si dichiarano apertamente dimostrando quello che sono senza aver paura di essere presi a calci?
<< Chi? Bieber? >> non lo facevo apposta, lo giuro. Mi veniva spontaneo essere sarcastico, forse avevo semplicemente visto troppe serie tv.
Justin rise. Oddio anche la sua risata era incredibilmente bella.
<< Mi piacerebbe, ma no. >>
<< Ah bene. >>
<< Vedo che hai già incontrato Hanna. >> disse poi, notando il mio bracciale arcobaleno.
<< Oh Dio, ero sicuro di averlo nascosto. >> imprecai, tirando giù ancora di più la manica della giacca.
<< Non ti devi preoccupare. Anch’io ho quel bracciale, Hanna è venuta anche da me. >> spiegò il ragazzo biondo tinto sventolando il suo braccio dove era sistemato al polso un altro bracciale sempre color arcobaleno.
<< Com’è che all' improvviso si accorgono tutti della mia presenza? >> gli chiesi. A questo punto Justin si avvicinò a me e sorrise. Basta Dio mio così mi mandi in tilt gli ormoni.
<< Se vuoi scoprirlo vieni domani alle 3.>> disse prendendomi la mano e facendo avvicinare i nostri bracciali. Li guardai scontrarsi e unire i loro tanti colori, poi spostai lo sguardo verso Justin che ormai aveva il sorriso stampato sul volto. << In teatro. >> aggiunge, poi mi lasciò il polso e se ne andò facendo una piccola giravolta. << A domani! >> gridò.
Ok, ammetto che quella cosa mi stava leggermente spaventando, ma in tutta la mia vita non mi erano mai capitate due persone che mi parlavano di seguito. E no, mio fratello e tutte le sgualdrine che si portava a casa non contavano.
Finita la mia lezione di geografia, con la mia professoressa troppo anziana anche per spiegare dove si trova il Polo Nord, tornai a casa, ovvero un vecchio loft malridotto in periferia.
Lo so, ci mancava solo questo a completare la mia vita da sfigato.
<< Sono a casa! >> no, non dissi questa frase: 1 perché non sono Nobita di Doraemon 2 perché sapevo che nessuno mi avrebbe sentito.
Aprii la porta di casa e sentii già quell' odore: sigarette e sesso. Thomas. In pratica, la casa odorava solo di quello.
Sospirai e andai in cucina, dove assistetti allo spettacolo più devastante di tutta la mia vita.
Thomas avvinghiato a una ragazza bionda, anzi, non una ragazza, una donna.
Ovviamente sul tavolo della cucina, dove erano appoggiati le tazze e i piatti da cui avevo mangiato quella mattina. Mi venne quasi da vomitare.
Thomas non parve notarmi, o, se lo fece, non sembrò importarsene più di tanto. Il solito.
<< Wow fantastico, ora fai sesso anche in cucina. >> dissi avanzando nella stanza e prendendomi un bicchiere di succo. Se ero troppo freddo e indifferente? Sì. Semplicemente ero abituato alle avventure di mio fratello, ma certe volte mi chiedevo come sarebbe stato se al suo posto ci fossi stato io… Magari con un tipo come Justin…
Scacciai il pensiero dalla mente. Vedere Queer As Folk mi ha fatto un po’ troppo male.
La donna si staccò da Thomas e cominciò a rivestirsi. Dopo, gli lasciò il numero di telefono che ovviamente lui buttò subito dopo che fu fuori di casa.
<< Mh… Hai interrotto il divertimento, fratellino. >> ma quale divertimento? Lo fa ogni santo giorno! Ormai è una routine.
<< Non c’è di chè. >>
<< Oh andiamo! Britney era carina, dai… >> mi diede una spinta con la spalla e io mi scostai.
<< Te e la sgualdr… oh scusa… Britney… avete lasciato i vostri germi ovunque in un posto dove TU stesso mangi! >> esclamai esasperato. Ok, questa ramanzina gliela facevo ogni giorno, quindi non serviva a un bel niente; ma dato che quel giorno mi erano capitate cose fuori dal normale, tra cui due persone con nomi di due cantanti famosi e ora si era aggiunta anche questa “ Britney “, forse mio fratello mi avrebbe finalmente ascoltato.
Ma che dico? Tanto domani so già che lo ritroveró a sbattersi una coreana nella mia stanza.
<< Fa niente. Se vuoi posso chiamare la donna delle pulizie, magari dà una pulita lei… >> propose. Io scossi la testa.
<< L' ultima volta che l' abbiamo chiamata, ti sei fatto anche lei. Tre. Volte. >> mi appoggiai al piano della cucina sospirando. Thomas si sedette a una sedia. Conoscevo quello sguardo. Era lo sguardo che voleva farsi perdonare, ma non ci riusciva. Lo faceva ogni giorno.
<< Ok, chiameremo la donna delle pulizie. Ma stavolta la scelgo IO. >> dissi.
Thomas sorrise e mi abbracció. << Ah ti voglio bene, fratellino. >>
<< Già, visto che mi vuoi tanto bene, trovati un lavoro invece di scoparti ragazze di ogni tipo. >>
Come andavamo avanti nella nostra vita senza che ci sfrattassero dal loft per mancanza di soldi?
Oh be…
<< Vorrei un lavoro come cameriere qui al Pink's. >> lo chef Salvatore, nonché padrone del ristorante, mi guardò dalla testa ai piedi.
<< Sai ordinare le posate? >>
<< mh.. si. >>
<< Sai camminare con un vassoio in mano? >>
<< credo di si… >>
<< Sai essere gentile con i clienti? >>
<< sì. >>
<< Benvenuto da Pink's! >> esclamò. Non credevo di iniziare a lavorare così presto e per di più in una pizzeria di cinque stelle.
La paga era abbastanza alta e mi permetteva di pagare l' affitto del loft. Ci lavoravo tutti i weekend, tanto, come dice mio fratello “ Sono un asociale che non esce mai per rimorchiare e ubriacarsi “ .
Mi sembrava di vivere con una bestia .
Ma che ci potevo fare? Era mio fratello.
<< Che fai, ti decidi o no a prenotare la nostra prossima gentil signora? >> disse Thomas prendendo una birra. Dio mio, erano le cinque del pomeriggio!
<< Non mettermi fretta. Voglio sceglierla con calma, in modo che non ti scopi anche lei. >> risposi e salii in camera mia, dove accesi il computer e cercai su uno di quei siti  dove si prenotano dei servizi in casa.
Ovviamente ci misi più tempo di quanto mi sarei mai aspettato. Tutte le persone disponibili erano donne troppe belle o troppo giovani.
Incredibile cosa mi toccava fare per avere un po’ di ordine in quella vecchia casa.
Non trovai niente di buono, così decisi di continuare l' indomani.

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