Avevo sempre visto l' infermeria della scuola come un rifugio vero e proprio per gli sfigati come me. In pratica è il sostituto dei bagni, che un tempo, prima dell’ invasione dei bulli, ti salvava la vita. Perché? Oh be, ci sono un miliardo di ragioni, nella mia scuola potresti essere così escluso da avere il bisogno di piangere in privato, oppure così circondato da gente che potrebbe pestarti da un momento all' altro da avere bisogno di un po’ di tregua.
Ma ovviamente tutto ha una fine. E quando una magica mattina Ryan Collins si alzò dal letto con l' idea stupida di invadere i bagni della scuola come una formica assieme ai suoi compagni, tutto cambiò. Perché? Ovvio perché qualunque cosa stupida passi per la mente a Ryan, tutti debbono farla indipendentemente dal fatto che sia STUPIDA.
Quanto sei sereno oggi.
Taci.
Stavo dicendo… lo stron… ehm… Ryan invase i bagni, e ordinò ai suoi scagnozzi stupidi quanto lui di prendere a pugni chiunque respirava. Ok, forse sto esagerando.
Ci furono molti episodi dove non ci furono violenze gravi, ma che comunque non piacquero al preside, il quale prese provvedimenti ( ma quando mai ) che limitavano le volte in cui gli studenti andavano in bagno.
Così, la mente di qualcuno si aprì più del solito e riuscì a trovare un altro rifugio: l' infermeria. Potevi inventarti qualsiasi male esistente, l' infermeria era sempre pronta ad accoglierti. Ma ovviamente l' infermiera, che aveva capito la situazione, stava poco e spesso, sennò gli sfigati solitari non potevano piangere davanti a lei.
Insomma, tutti erano andati in quel posto almeno una volta, gli sfigati per motivi personali e altri per veri motivi sanitari.
Tutti tranne me, fino a quel giorno.
Mi risvegliai su un lettino molto scomodo, accanto a me c' era una figura che mi guardava.
<< Ti sei svegliato finalmente. È stato bello fingere uno svenimento davanti a tutta la scuola? >> una donna nera dalla corporatura robusta mi guardava scettica, mentre io cercavo di capire cosa mi era successo.
Non ricordavo molto, se non che prima di svenire ero davanti a una persona.
<< Fingere? Cosa… no… >> mi alzai con un dolore fortissimo alla testa, che mi spinse a sdraiarmi di nuovo su quel lettino scomodo. La donna, che doveva essere l' infermiera, mi mise del ghiaccio sulla testa che mi fece sussultare rumorosamente.
<< Hai preso una bella botta. Non potevi semplicemente inventarti un mal di pancia per venire qui? >> mi chiese. Io scossi la testa.
<< Si sta sbagliando, non ho finto. Non mi ricordo nemmeno cosa sia successo. Ora, se non le dispiace, devo tornare a casa… >> improvvisamente un pensiero si insediò nella mia testolina abitata da un bernoccolo decisamente enorme: Ryan.
Poi ricordai tutto. Mi aveva mandato un biglietto su cui si autoinvitava a casa mia e subito dopo avevo incontrato Anastasia che…
OH CRISTO.
<< Permesso? >> dalla porta dell' infermeria si fece avanti una figura con un mazzo di fiori in mano.
Quando parli del diavolo spuntano le corna.
Già.
<< Prego, accomodati. Tanto questo posto ormai è diventato un bordello. >> la totale rassegnazione dell' infermiera mi provocò una risatina.
Anastasia prese il suo posto sul mio letto, dove mi guardò sorridendo. << Sono felice che ti senta meglio. Lo stress di questa scuola ti sta facendo male… >>
<< Già, è stato proprio lo stress a farmi svenire. >> mentii.
Ma poi la guardai.
In quegli occhi vedevo qualcosa che non avevo mai visto prima, un qualcosa che voleva una seconda occasione, solo, in cerca di un po’ d' amore. Erano sempre quegli occhi da serial killer, sia chiaro, ma in quel momento c' era qualcos' altro.
<< Adam? Perché mi fissi? >>
<< Niente. Solo… >>
No, non dirlo.
<< Ecco volevo… >>
Stai per fare un terribile sbaglio…
<< Hai mai pensato di entrare in un club? >>
Ecco lo sapevo. MA PERCHÉ? PERCHÉ?
Dopo due secondi il mio corpo cominciò a sudare e aggiunsi alla lista di “ Gli Errori più grossi della mia vita “, quello che avevo appena chiesto. Ovviamente lo posizionai dopo l' errore di essermi innamorato di Ryan, cosa di cui mi pento ogni santo giorno.
<< Ehm… no. >> rispose lei. Sospirai.
Massí, è ovvio… si è appena iscritta a scuola… sicuramente aspetterà prima di entrare…
<< Però mi piacerebbe. >>
Ricominciai a sudare come un soldato vietnamita tornato dalla guerra.
<< Ah. >>
<< Ma credo che aspetterò. Devo ancora ambientarmi. Ovviamente mi aiuterai tu, giusto? >>
Col cazzo.
<< Si… >>
Quando tornai a casa, trovai un bigliettino stropicciato sul tavolo della cucina. Lo lessi e capii che ero il ragazzo più fortunato del mondo.
In realtà no.
Era da parte di Liam, diceva che sarebbe stato via da un amica quella sera. Ero sollevato. Non volevo che noi due fossimo da soli in casa, soprattutto dopo quell' accaduto. Ah, e già, stavo dimenticando che la mia cotta con cui avevo litigato pesantemente si sarebbe presentata senza un invito da parte del sottoscritto.
Nell' attesa dell' “ ospite “, preparai un grosso barattolo di gelato e accesi il mio amato computer tappezzato di adesivi della Marvel. Così cominciai a vedere il primo episodio di Teen Wolf sdraiato sul divano e con una tuta abbastanza imbarazzante ma comoda. In pratica, la normalità.
Dopo dieci puntate, capii che Ryan non si sarebbe presentato, così cambiai posto e mi posizionai sul mio letto, dove decisi di iniziare Pretty Little Liars.
Sapevo che vedere due serie tv contemporaneamente non sarebbe stato facile, ma in un certo senso la curiosità di vedere quella serie che tanto avevo odiato a lungo, era troppo forte.
E dopo quattro puntate mi ritrova a gridare a squarciagola frasi come:
<< NO! TOBY NON È COLPEVOLE! È INNOCENTE! >>
Oppure:
<< PERCHÉ EMILY? PERCHÉ?! >>
Insomma, se non l' avevate già capito, mi stava piacendo un botto.
Quando arrivò mezzanotte, nella mia testa, ormai del tutto assonnata, si insediò il pensiero che Ryan mi aveva preso solamente in giro con quel biglietto. Non era venuto, ma forse era stato meglio. Forse era solo un modo per darmi false speranze. Ma perché? Perché organizzare tutta quella scenata quando avrebbe potuto tranquillamente ingaggiare uno dei scimmioni per prendermi in giro?
All' improvviso, mentre mi stavo quasi per addormentare davanti al milionesimo bacio tra Aria ed Ezra, suonarono alla porta.
Così andai ad aprire a piedi scalzi e con un procione in testa ( si i miei capelli somigliavano a un procione ), convinto che fosse Liam, che si era ritirato per la prima volta a tarda notte.
Quando aprii, la porta, la mia povera testa stava per ospitare un altro bernoccolo, perché davanti a me era comparsa la “ fantastica” figura di Ryan.
Ma cosa cazzo…
<< Ryan? >> la mia voce sembrava quella di un trans, ma lui non sembrava molto sorpreso, non disse una parola ed entrò in casa mia come se non fosse nulla. Mi aspettavo almeno che dicesse una frase tipo “ Devi prestarmi la macchina. Devo fare nove cose stasera “ al posto di dire “ Buonasera”, mi sarei comunque accontentato.
<< Che diavolo ci fai qui? >> ok, era una domanda stupida, visto che lo sapevo che sarebbe venuto, ma Dio mio… era mezzanotte!
<< Non hai letto il bigliettino che ti ho lasciato? >> mi chiese sedendosi comodamente sul mio divano.
Sembrava agitato e aveva gli occhi stanchi.
<< Sì, l' ho letto… ma è mezzanotte… >>
Mi stupii del nostro parlare come se non fosse successo niente, come se la litigata non fosse mai esistita.
<< Non potevo venire prima… >>
<< Certo come no… >> sussurrai tra me e me.
<< Devo parlarti. >>
Ma dai. Era venuto solo per intrufolarsi in casa mia e approfittare del mio divano.
<< Questo l' avevo capito. >> dissi.
<< Adam, ti chiedo scusa per quello che è successo… >>
In quel momento volevo solo andare in chiesa. Sì, avevo voglia di inchinarmi davanti a quella maledetta croce e ringraziare il Signore-Dio-Padre-Cristo-O-Quello-Che-È per quel miracolo.
Ryan Collins, il ragazzo indubbiamente più popolare, stronzo ed etero convinto, mi stava chiedendo scusa.
<< Cosa? >> ok, avevo sentito benissimo, però mi sembrava così impossibile, che il mio istinto voleva averne una conferma.
<< Mi dispiace. Non avrei dovuto annullare le ripetizioni per quello stupido motivo… >> sospirò.
<< E soprattutto non avrei mai dovuto chiamarti in quel modo. >> aggiunse alzandosi dal divano e avvicinandosi a me.
Zio, mi raccomando, le distanze.
Oh ma sta zitto.
I ricordi riaffioravano nella mia mente. Finocchio. Era così che mi aveva chiamato. Ricordo ancora come lo disse, con un tono di disprezzo incontrollabile che mi fece quasi rabbrividire.
Rimasi senza parole per cinque minuti.
Ryan continuava a fissarmi in modo insistente.
<< Adam, perdonami. >>
Quello che stava accadendo in quel momento, le sue scuse, il modo in cui mi fissava, erano tutti motivi per lasciarmi andare e perdonarlo. Ma non ce la facevo.
Non riuscivo più a vedere in lui il ragazzo di una volta.
Continua a stare zitto, mentre una lacrima righó il mio viso, seguita da tante altre.
<< Ricordi quella volta a casa di Anastasia? Quando ci baciammo? >> mi chiese.
<< Sì. >> sussurrai tra i singhiozzi.
<< Non era solo un obbligo per me… quell' episodio è stato… >>
<< Una scoperta. >> dicemmo in coro.
Non potevo crederci. Era sempre stato etero fino al midollo… come era possibile?
Ricordo perfettamente tutte le ragazze che si era fatto, il modo in cui le guardava, il modo in cui rompeva con loro facendole soffrire…
<< Tu non puoi essere… >> non riuscii a terminare la frase che lui mi bloccò.
<< Sì. Sono come te. Ho cercato di nasconderlo, ho perfino fatto la parte del pervertito senza cuore… ma adesso non ce la faccio più. >> disse, sembrava avesse il cuore in gola.
<< Ryan… io… >> balbettai. Non sapevo cosa dire. E non avrei detto niente per ancora cinque minuti, se non fosse per Ryan, che confessò dicendo:
<< Ci sei sempre stato tu. Nella mia vita. Nel mio cuore. Ho ignorato tutti i ragazzi del mondo, tranne te. Ho cercato di respingerti proprio per questo. Mi vergognavo. >>
In quell' istante, il mio pensiero fisso era rivolto a lui. Lui, i suoi occhi, il suo corpo e il modo in cui mi guardava.
<< Tu mi emozioni, Adam. >>
<< Questa l' hai presa da Glee… >> risi. Lui sorrise.
<< Ho imparato molto, devo ammettere. >> disse.
<< In tutto questo tempo ti osservavo sempre dietro a un tavolo a mensa. >> sospirai. << Tu eri lì, a divertirti con i tuoi amici esageratamente muscolosi e vicino a una ragazza diversa. >>
<< Ho sempre pensato di non avere una possibilità con te. Ma ho continuato a… a… >> i singhiozzi aumentavano.
<< A sperare. >>
Perché stavo dicendo tutto quello? Non lo sapevo. Era come se le parole uscissero da sole dalla mia bocca. Ora mi aspettavo che un Astolfo selvatico spuntasse dal divano e andasse a riprendere la mia ragione sulla Luna, o magari a Beacon Hills.
<< Sapevo che eri stronzo e senza cuore ma…. Dio Ryan, io ti amavo. >> dissi alla fine. Non so perché usai il passato, però lui me lo fece notare e si avvicinò a me lentamente.
<< Mi dispiace. >> sospirò sulla mia faccia. Eravamo troppo vicini.
Avevo detto le distanze…
Ora ti ammazzo.
<< Cosa fai? >> chiesi ancora con le lacrime agli occhi.
<< Tutto quello che non ho potuto fare in questi anni. >> rispose, poi appoggiò le sue labbra sulle mie.
Erano rimaste sempre le stesse. Morbide e decisamente confortanti. Avvolse il mio viso con la sua mano, che era fredda come il ghiaccio, come sempre. Sussultai a quel contatto, ma non mi tirai indietro.
Quando vide che gli misi una mano sul bacino, approfondì il bacio, facendo toccare le nostre lingue. Io, imbranato come al solito, non riuscivo a respirare dopo dieci secondi. Ryan, però, non mi faceva scappare. Continuava ad avvolgermi con il suo braccio e a scompigliarmi i capelli ( che erano già malridotti ).
<< Ryan… >> dissi sulle sue labbra.
Lui mi baciò ancora, e mi sbatté al muro. Cosa che mi fece male e che reputai un azione piuttosto violenta per quello che stavamo facendo e…
Dio, chiudi quella bocca.
<< Adam… voglio averti… >> disse dopo aver esplorato il mio collo con una fila di baci uno dietro l'altro.
La mia testa non stava capendo più un cazzo. Sembravo un drogato in quel momento, era successo tutto così in fretta. Ryan che confessava di essere gay, poi mi diceva che c' ero sempre stato io per lui e dopo mi baciava.
Cosa diavolo stava succedendo?
Quando Ryan disse quella frase, io stavo quasi per svenire ( per la milionesima volta ) e non perché avevo un sonno che potevo crollare da un momento all' altro, ma perché voleva farlo veramente.
All' improvviso mi ritrovai con il pantalone sbottonato. No. Non volevo. Non mi sentivo pronto.
<< No. Fermo. Ti prego. >> dissi io allontanandomi.
<< Cosa? >>
<< Ryan, no. Non sono pronto. Insomma… vieni qui, a notte fonda, senza che ti invitassi, mi confessi di essere gay, che mi ami e cominci a dire che vuoi farlo? >>
<< Cosa stai dicendo? >>
<< Sto dicendo che sta succedendo tutto troppo velocemen… >>
Ma non mi fece finire la frase che ci ritrovammo avvinghiati completamente sul divano. Ora ero davvero stordito. Non riuscivo a controllarmi. Lui mi assaliva e io non potevo fare altro che stare al gioco.
Ryan Collins mi stava baciando. E non per uno stupido gioco come “ Obbligo o Verità” ma perché lo voleva. Voleva avermi.
<< Oddio scusate! >> esclamò improvvisamente una voce.
Ryan si alzò dal divano abbandonandomi tutto stropicciato e confuso. La mia mente era così frastornata che non riusciva neanche a emettere una parola davanti a Liam, sulla soglia della porta.
Tralasciando il fatto che era tornato a un’ ora esageratamente tarda, ora aveva una faccia imbarazzata ma era soprattutto sconvolto.
<< Non sapevo… io… >> non riusciva a pronunciare una parola senza balbettare.
<< Scusate. >> disse alla fine prima di rintanarsi in camera sua.
Perfetto.
Avevo combinato un enorme cazzata.
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||Il Club LGBT||#Wattys2018
RandomAdam Williams è un ragazzo gay che da sempre ha una cotta per Ryan, il ragazzo che gli ha fatto scoprire la sua omosessualità e in passato suo migliore amico. Alle superiori Ryan si presenta come uno stronzo e Adam viene costretto ad essere solo, i...