Quel Coinquilino

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La parola migliore per descrivere il nuovo coinquilino era: determinato. Non c' era niente che non era capace di fare e quando si metteva in testa una cosa, la faceva. Per esempio quando trovò un reggiseno sul letto di Thomas e gli dissi di non preoccuparsi e di buttarlo, ma lui lo lavó comunque ( cosa che fu inutile visto che cinque minuti dopo che si era asciugato scesi e lo scaricai nel bidone della spazzatura ) . Questo era  molto buono, nonostante non ci avessi mai parlato realmente dopo la nostra presentazione fatta in un momento un po’ delicato. Mi chiedevo se andasse a scuola o se ci volesse andare.
Non glielo avevo mai chiesto. Il modo in cui si era intrufolato in casa così frettolosamente con il mio “ si “ costretto mi teneva a distanza da lui.
Si comportava bene con noi, non aveva mai dato problemi. Ogni giorno lo vedevo spazzare via polvere e buttare carte sparse per casa. Era strana vedere un ragazzo fare queste cose, specialmente della sua età.
<< Attento con quelle. >> lo avvertii facendolo allontanare dalle foto di famiglia, che stava spolverando in modo insistente.
<< Scusa. >> ammise continuando a spolverare stavolta la mensola. Io mi sedetti al tavolo e presi il mio zaino, così cominciai a studiare. E no, non stava piovendo fuori.
Dovevo migliorare la mia media e anche fare una bella figura davanti a Ryan.
<< Rivoluzione Francese? >> chiese all' improvviso Liam.
<< Scusami? >> da quando mi rivolgeva la parola che non fosse “ dove lo metto questo? “ o “ lo devo buttare quest' altro? “ per non parlare delle sue continue scuse per ciò che in realtà era una semplice sciocchezza.
<< È quello che stai studiando, giusto? >>
<< Sì. Non che mi piaccia, la trovo una noia mortale. >> ed era vero. In verità trovavo una noia mortale un po’ tutte le materie, ma erano dettagli.
<< Se vuoi posso aiutarti a studiare… >> si propose avvicinandosi.
<< No, lascia stare. Mi hanno già affidato un peso morto che mi aiuti, e non ne voglio altri. >> ma quanto cazzo ero freddo? Dovevo smetterla, lo sapevo. Ma non mi riusciva proprio essere gentile e fine.
<< Ah ok. Scusa. >> se dice un'altra volta scusa lo ammazzo, giuro.
<< Tu non vai a scuola? >> mi azzardai a chiedere. Era la nostra prima conversazione, dovevo conoscerlo meglio.
<< Sì. Cioè, in realtà no. Studio a casa con i miei libri. Ci andavo un anno fa, ma poi ci siamo trasferiti e per mancanza di soldi mia madre non ha più potuto mandarmi. >> spiegò. Avere la volontà di studiare a casa, nonostante non fosse obbligato dai professori, era davvero notevole.
<< Credo sia meglio studiare a casa che stare in mezzo a un branco di scimmie stupide. >> dissi. Lui mi guardò e per un attimo sul suo volto si dipinse una punta di tristezza, come se volesse qualcosa ma non poteva averla.
<< Vuoi andare a scuola? >> gli chiesi allora, ma lui non mi rispose, così continuai a studiare.
Non ci capii un bel niente della lezione, nonostante mi sforzassi. E detestavo l' idea di chiedere aiuto a Ryan un'altra volta o richiamare Liam per aiutarmi. Dovevo farcela da solo.
Passarono cinque minuti. Poi dieci. Poi venti. Poi trenta. Fino a quando, dopo un ora, chiusi tutti i libri e mi misi a guardare l’ ultima stagione di Glee.
Ma all' improvviso, quando Kurt e Blaine stavano per baciarsi, sentii qualcuno parlare. Ironia della sorte, capii che quel qualcuno non stava parlando, ma cantando. Mi immaginai subito Rachel Berry in camera mia che si metteva in mostra con “ Don't Rain on my Parade”, ma poi scacciai quei pensieri quando vidi Liam ballare a ritmo di Smooth Criminal. Il vecchio Micheal mancava anche a lui allora.
Vederlo sculettare e muoversi a caso con le cuffie nelle orecchie mentre spazzava il pavimento mi fece cadere in una fragorosa risata, che lui non sentì.
Incredibile come quel ragazzo fosse irritante e allo stesso tempo buffo.
Il suo fisico perfetto si muoveva a ritmo, anche se con movimenti sconosciuti.  Per un attimo mi immaginai a ballare insieme a lui o a stargli vicino. Era così bello.
Ma cosa mi veniva in mente? Io avevo una cotta per Ryan!
Quando Liam si voltò e si accorse che lo stavo fissando, divenne rosso come un peperone.
<< Scusami. >> ok, ora lo uccido.
<< Smettila di scusarti. Sei ripetitivo e noioso. >>
<< Scus… ehm… da quanto tempo stavi guardando? >> chiese allora. Oh, da più tempo di quanto immagini.
<< Non molto. È stato abbastanza strano. >> ma quale strano? Era divertentissimo. Mi sembrava di dover morire di risate.
<< Lo so. Sono la brutta copia di Micheal Jackson. >> io direi peggio, ma non è importante. Per come ballava, avevo intuito che fosse un semplice svago, non una professione in cui doveva migliorare. Se a lui piaceva, piaceva e basta.
<< Decisamente si. >> dissi, poi non mi trattenni più e scoppiai a ridere, accompagnato da Liam.
Era da tanto che non ridevo così, specialmente con qualcuno.
Ci guardammo. C' era qualcosa di intenso nei nostri sguardi. Un qualcosa che non avevo mai provato, neanche con Ryan.
Mi domandai se fosse gay. Probabilmente no. Quando sentiva Thomas parlare di ragazze, lo ascoltava e anche a lungo, cosa che solo un etero riuscirebbe a fare.
<< Vi ricordo che la camera da letto è da quella parte. >> esclamò mio fratello facendo il suo ingresso in casa. Lo guardai male, mentre Liam fece una piccola risatina.
<< Alla fine hai conquistato la ragazza del negozio di materassi? >> gli chiese. Thomas annuì.
<< Anche due. Non immaginate come abbiamo… >> cominciò a dire.
<< Ok io vado! >> gridai e scappai subito prima che Thomas mi facesse vomitare.
Uscii fuori di casa. Pioveva a dirotto.
Ma mi piaceva la pioggia. Feci una passeggiata con il mio ombrello rosa abbastanza imbarazzante, poi ritornai a casa. Fermo, sulla porta, alzai lo sguardo in alto e da una delle finestre si intravedeva Liam chino sul suo letto che era immerso di libri di scuola. Stava studiando. Sorrisi, poi entrai in casa. Quel ragazzo era terribilmente determinato.

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