Capitolo 10

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Le sue labbra erano state così morbide, così dolci. Un frutto proibito che sapeva inconsciamente di aver desiderato a lungo, ma che aveva a suo tempo definito proibito per una ragione precisa.
Si rigirò nel letto e bestemmiò sottovoce quando avverti una fitta dolorosa pulsare fino al cervello.
Selene gli aveva curato la maggior parte delle ferite, ma qualcuna di livello troppo avanzato per le sue capacità era rimasta, anche se notevolmente migliorata.
Il dente rotto era ora integro, ma leggermente anestetizzato perché la gengiva attorno si era gonfiata per l'urto.
I lividi sulle costole erano spariti, anche se facendo qualche movimento riuscivano comunque a produrre qualche gemito strozzato in lui; mentre la ferita alla testa ora era solo un quasi invisibile bernoccolo, che doleva solo se toccato.
In sostanza Ethan si era ripreso, ma sapeva che quello che era successo sarebbe stato molto più difficile da risolvere.
Amava Selene? Non lo sapeva, non riusciva a capirlo.
Da quando era morta sua madre aveva come vissuto in una bolla, che lo proteggeva da delusioni e dolori, e in cui solamente rare volte erano riusciti ad intrufolarsi i sue due migliori amici, ma sempre per un tempo limitato.
Avevano compreso le sue difficoltà, e anche senza dirlo lo avevano sorretto moralmente negli ultimi anni.
Ethan aveva rivelato un lato estroverso fino all'arroganza, e l'aveva furbescamente utilizzato come scudo per proteggere la parte più profonda e vulnerabile di sé.
E così nel corso del tempo molte donne erano riuscite a vederlo nudo, nessuna a denudare il suo cuore.
La bolla però ora era stava violentemente infranta da quel bacio così meraviglioso, così giusto in quel momento, e così dannatamente rassicurante, per quegli attimi infiniti.
Ethan aveva mandato via Selene, dicendole che doveva riposare, ed era stato attento ad essere il più sereno e tranquillo possibile fino a quando lei fosse stata nei paraggi.
Non sapeva nemmeno come fosse riuscito ad astenersi dall'urlare quando lei gli aveva sorriso dolcemente, congedandosi con un "Ci vediamo dopo Eth".
Ripensò per un momento alle vicende appena trascorse, e la rabbia si impadronì di lui nell'immaginare cosa sarebbe potuto accadere se non fosse intervenuto.
E' vero, voleva difendere Selene, ma cosa distingue l'istinto di protezione di un amico da quello di un innamorato?
Aveva provato qualcosa nel baciarla, sicuramente, eppure non riusciva ancora a distinguere cosa.
Si alzò bruscamente, sentendo le orecchie fischiare per lo sforzo, ed in un impeto di frustrazione cominciò a lanciare sui muri ogni cosa che gli capitava a tiro, violentemente.
Voleva distruggere, voleva essere cattivo...voleva provare qualcosa che avesse un nome.
Quando la rabbia lo abbandonò, si ritrovò solo, a terra, circondato da frammenti di quaderni, libri e oggetti vari.
E solo allora si lasciò andare completamente: le lacrime di irritazione sgorgarono in pochi secondi, ed Ethan riusciva a pensare solo ad una cosa.
Come possono le lacrime essere un segno d'amore?


***

Scorpius ripensò a come quella grottesca situazione si fosse creata, mentre fissava inorridito lo sguardo furente di Albus Potter e sentiva le spalle di Lily tremare, sotto le sue mani.

«Entra qui dentro e non fare rumore.»
Aveva spinto Antoine nella Guferia deserta, la bacchetta puntata contro il ragazzo che era ancora stretto nell'Incarceramus di Selene.
Nella mente di Scorpius la scena vissuta poco prima continuava a ripetersi con destabilizzante velocità, e la rabbia al pensiero di cos'avesse spinto Ethan ad aggredire Antoine gli aveva fatto battere il cuore all'impazzata.
«Liberami subito, altrimenti...» cominciò minacciosamente Antoine, prima che il biondo lo interrompesse con un ghigno feroce in volto.
«Altrimenti cosa? Userai la violenza su di me proprio come hai fatto sulla mia migliore amica? Fai pure, non vedo l'ora di assistere alla punizione che la tua Preside ti infliggerà, oltre all'umiliazione pubblica che ne seguirà. Se ti andasse bene, potresti addirittura venire eliminato dal Torneo!»
Antoine aveva aperto la bocca per ribattere, ma alla fine si era limitato solamente a ringhiare la sua frustrazione sottovoce.
«Finalmente hai capito. Io ti lascerò andare immediatamente, e ci dimenticheremo di ogni cosa. Certo, se ti avvicinerai di nuovo a noi, i pugni di Ethan saranno solo un dolce ricordo, idiota megalomane. Potrei essere tanto magnanimo da limitarmi a scrivere sulla tua fronte "SONO UN EMERITO PEZZO DI M"-»
«Scorpius? Antoine?»
La voce di Lily aveva fatto sobbalzare i due ragazzi, e il Serpeverde si era sbrigato ad annullare l'incantesimo che bloccava il francese, con un pigro gesto della bacchetta.
«Potter! Che...che sorpresa. Cosa ci fai qui?»
«Io volevo spedire una lettera a mio padre, ma il mio gufo è ancora da James e... Merlino! Cos'avete fatto al viso?!»
A Scorpius era bastata una veloce occhiata al volto tumefatto di Antoine e una fitta lancinante all'occhio per capire a che cosa si stesse riferendo.
«Vedi noi...non è nulla di grave, sul serio. Schermaglie da ragazzi, niente di cui dovresti preoccuparti.» si era difeso Scorpius, continuando ad arretrare ogni volta che Lily gli si era avvicinata, per vedere il suo occhio rosso sotto la luce.
«Schermaglie da ragazzi un corno! Voi vi siete azzuffati, guarda come sei preso! Morgana, quanto siete imbecilli. E quale ragione vi avrebbe spinto a picchiarvi così...Antoine è preso da schifo, perché non l'hai accompagnato in infermeria?» aveva domandato allibita Lily, dopo aver visto più da vicino le condizioni in cui versava il francese.
Prima ancora che Scorpius potesse risponderle, Antoine si era fatto avanti, un sorriso malizioso sul volto.
«Secondo te per quale motivo due Campioni Tremaghi dovrebbero accapigliarsi? Per una ragazza, ovvio. Ma tranquilla e grazie per l'interessamento, il mio viso tornerà bello come prima in men che non si dica, dolce...?» aveva concluso Antoine, avvicinandosi a Lily quel tanto che era bastato a farla indietreggiare offesa, e aver fatto chiudere la mano a pugno a Scorpius.
«Una ragazza eh? Non mi sorprende, anzi avrei dovuto prevederlo.»
Il modo in cui Lily aveva fulminato con lo sguardo Malfoy, o la luce triste negli occhi di lei, aveva spinto Scorpius a fermarla, appoggiandole le mani sulle spalle.
Ed era stato allora che la porta della Guferia si era aperta, rivelando Albus Potter intento a baciare appassionatamente Sophie.
E facendoli piombare nella confusione in cui si trovavano al momento.


«DIMMI SOLO UN MOTIVO PER CUI NON DOVREI CRUCIARTI ORA.» sibilò Albus al Serpeverde, alludendo al fatto che Scorpius teneva ancora saldamente per le spalle Lily.
Non perché se ne fosse dimenticato, ma perché sentiva che stava crollando pezzo dopo pezzo.
E Scorpius avrebbe voluto essere sempre lì per raccoglierla e rimetterla in sesto.
Ci fu un attimo di silenzio, prima che la risata di Lily invadesse lo spazio attorno a sé.
«Tu...tu stai sul serio minacciando Scorpius per...per questo? Allora devi davvero essere caduto da piccolo, magari svariate volte, o avere qualche neurone in meno come tutti sospettiamo da sempre-» cominciò ad esclamare la rossa, il viso dello stesso colore dei capelli e gli occhi lucidi.
«Lils, che diavolo stai dic-» cominciò offeso Albus, interrotto però dalla frase successiva della sorellina, ormai infuriata.
«TU STAVI BACIANDO LA MIA MIGLIORE AMICA! Anche se mi avessi trovata in biancheria intima intenta a fare uno spogliarello per Scorpius Malfoy o...o Antoine o chiunque altro, non avresti nulla da protestare. Voi mi avete mentito, credevo di potermi fidare di te Al, anche perché consideravo naturale che le tue odiose manie di gelosia implicassero fiducia nell'altro...interesse per la felicità dell'altro. E invece hai nascosto tutto a me. Evidentemente non sei il fratello che credevo e tu...» continuò Lily, guardando Sophie dritta negli occhi e fronteggiando il suo sguardo affranto e colmo di lacrime.
«Tu di certo non sei la migliore amica che voglio o che vorrò mai al mio fianco.»
Sophie sospirò prima di scoppiare a piangere, correndo via dall'espressione delusa di Lily.
Albus si mosse per inseguire la sua fidanzata, ma prima si voltò e scoccò uno sguardo duro come la pietra alla sorellina.
«Quando scendi dal piedistallo che ti sei costruita potresti perfino provare a perdonarci, o almeno a comprenderci. Forse se non te l'abbiamo mai detto è perché sapevamo che avresti reagito così: come la bambina viziata che sei.»
Dopo che Albus l'ebbe fulminata con lo sguardo un'ultima volta, il ragazzo corse via, rincorrendo la fidanzata.
Lily rimase lì, immobile come la pietra, fino a quando Scorpius le si avvicinò con l'intenzione di abbracciarla.
La rossa si ritrasse disgustata, e gli occhi velati di tristezza si riempirono di disprezzo.
«Invece di perdere tempo con me, perché non te ne vai a fare a cazzotti con qualcuno per una ragazza? Ormai è la tua specialità, no?»
E prima che il biondo potesse rispondere, Lily era già corsa via. Lontano dalle scuse e dalle spiegazioni che ormai sembravano finte perfino a lui.
Lontano dal suo cuore che batteva impazzito, conscio del fatto che forse era riuscito a bruciare ogni possibilità con lei.
E in fondo, forse sarebbe stato più semplice così.

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