Semplicità

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Il mattino seguente Mira si svegliò presto come ogni giorno e fece per alzarsi, quando percepì Leif stringerlo nel sonno. Rimase immobile, mentre un sorriso enorme gli si dipingeva sulle labbra nel ricordare la sera passata.

Leif gli aveva regalato un primo bacio da sogno, poi avevano continuato a baciarsi a lungo. Gli aveva chiesto di essere il suo ragazzo, per quanto la risposta fosse scontata.

Gli accarezzò i capelli, prima di passare un dito sulle sue tempie, sugli zigomi, sulle labbra.

- Mira... - mormorò il Domadraghi, abbozzando un sorriso sghembo. Gli prese la mano e se la poggiò sul collo, dopodiché lo afferrò per i fianchi, lo premette contro di sé e lo baciò, ancora ad occhi chiusi.

Mira rispose al bacio, domandandosi se Leif fosse completamente sveglio o no. Il ragazzo aprì i meravigliosi occhi verdi, si sistemò sopra di lui, appoggiandosi ai gomiti, e riprese a baciarlo con passione.

Era incredibile. Avevano trascorso così tanto tempo a desiderarsi l'un l'altro, ed ora stavano divorandosi le labbra sul letto del Domadraghi di fuoco.

Mira arrossì al pensiero, ma tornò in fretta a concentrarsi sulla bocca del proprio ragazzo.

- Dobbiamo alzarci - mormorò Leif, facendogli una carezza.

Si alzarono, cercandosi con lo sguardo in continuazione e tenendosi per mano sotto il tavolo, mentre facevano colazione. I genitori del biondo non s'accorsero di nulla e, se lo fecero, non ebbero niente da dire al riguardo.

Leif accompagnò Mira al negozio di piante come ogni giorno, con l'unica differenza che, non appena uscirono di casa, intrecciò le dita le sue. Novità che fece sorridere entrambi.

- Non ci posso credere! Congratulazioni! - esclamò Rorik, vedendoli arrivare. E rise di gioia. I suoi amici arrossirono lievemente, ma continuarono a tenersi per mano.

- Grazie - farfugliò timidamente Mira.

- Vi auguro tutta la felicità del mondo - disse il Domadraghi delle piante, sorridendo. Era la persona più genuina che Mira avesse mai conosciuto ed era impossibile non volergli bene.

- Grazie - borbottò Leif, prima di rivolgersi al proprio ragazzo e congiungere dolcemente le labbra alle sue. - Ci vediamo stasera, Mira.

E se ne andò. Mira lo guardò andar via con sguardo sognante.

- I tuoi occhi brillano così tanto, - asserì Rorik, una volta entrati in negozio - che pare che qualcuno abbia rubato le stelle e le abbia messe tutte nei tuoi occhi.

Il suo assistente avvampò e si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.

- Rettifico, che Leif le abbia messe nei tuoi occhi - infierì bonariamente Rorik, poggiandogli una mano sulla spalla e dandogli una stretta affettuosa. - Mira, vedervi insieme mi rende così felice! Leif è come un drago di fuoco, non teme niente e a volte è un po' scostante, ma è fedele e protettivo ed ha bisogno di qualcuno come te che alimenti il suo fuoco, non che lo spenga...

Come Elin, pensarono entrambi, pur tacendo.

Si misero al lavoro. Mira aveva la testa altrove e fece cadere un paio di vasi. Rorik non ebbe cuore di rimproverarlo.

- Quando io e Lynae ci siamo messi insieme... - raccontò, mentre aiutava il proprio assistente a pulire il disastro che aveva combinato. - Non sono nemmeno andato al lavoro. I miei nonni gestivano ancora il negozio, io davo loro una mano. Siamo montati su Bosko, perché Illiya era ancora molto diffidente e imprevedibile, e siamo scappati su un'altra isola, così, per un giorno.

Mira sorrise.

- Non è esattamente una fuga romantica come la vostra, però... Leif mi porterà alla competizione del cambio di stagione - disse, passandosi nuovamente la mano tra i capelli.

- Spero ti divertirai! - Rorik accarezzò Alberello che gli si era arrampicato addosso. - Quand'ero piccolo il nonno mi portava sempre ad assistere alle competizioni. Le isole si trasformano: ci sono festoni ovunque e gli abitanti indossano vestiti speciali, coloratissimi, per l'occasione. I Domadraghi si vestono con le tenute che si son fatti preparare apposta e i loro draghi hanno attrezzature apposite. Le tenute di Leif sono sempre super pratiche ma bellissime.

Gli fece l'occhiolino, e Mira arrossì.

- Assistere alle competizioni è uno spettacolo, ma nulla batte l'emozione della prima competizione. Presto anche tu farai parte della squadra.

Il Domadraghi dagli occhi blu strascicò i piedi.

- Non so. Non credo di esserne all'altezza, e il mio drago non ha nulla di speciale: non sa far sbocciare i fiori dal nulla, non può radere al suolo una foresta con un soffio infuocato, non è capace di trasformare qualunque cosa in una statua di ghiaccio, non sa spazzare via le nubi col proprio respiro né paralizzare qualunque cosa si muova con un fulmine... è solo un drago piumato con un Domadraghi mediocre che, prima di naufragare qui, manco sapeva che esistessero, i draghi.

Ecco, l'aveva detto. Aveva appena confessato a Rorik la propria preoccupazione più grande: quella di non essere speciale come tutti si aspettavano. Si aspettavano che Nuvola si rivelasse il drago più forte del mondo, e che il suo Domadraghi sapesse domare qualunque drago con un solo sguardo.

Il Domadraghi delle piante sospirò.

- Mira, tu e Nuvola siete speciali. Pensi che si diventi Domadraghi da un giorno all'altro? Tu hai fatto l'incredibile: sei arrivato e in un battito di ciglia hai trovato il tuo drago e hai imparato tutto l'essenziale per essere un Domadraghi, quasi fossi solamente nato sull'isola sbagliata e avessi avuto bisogno di ritrovare le tue radici. Hai una piuma che nessuno ha, e hai un drago che non è mai stato visto prima! Che importa se non siete tradizionalmente speciali? Siete speciali a modo vostro! - fece una pausa, Rorik, per riprendere fiato. - Mira, non sono Leif, ma te lo dirò lo stesso. Vuoi dei motivi per sentirti speciale? Sei speciale perché sei tu! Perché Alberello, Fiore e Foglia ti adorano più di quanto adorino me o Lynae, perché sei la semplicità fatta persona, perché hai gli occhi blu come il mare e un sorriso luminoso quanto il sole. Magari non diventerai il Domadraghi più potente del mondo e probabilmente morirai di vecchiaia, nel sonno. Che male c'è? Non c'è bisogno di essere eccezionali per essere speciali. Essere una persona semplice non esclude l'essere speciale.

- Rorik, come fai ad essere così saggio?

- Sono solo vecchio - rispose lui. I loro occhi s'incontrarono e i due scoppiarono a ridere.

Ripresero a lavorare. Ora Mira era più concentrato; le parole di Rorik gli rimbombavano nella mente: non c'è bisogno di essere eccezionali per essere speciali. Essere una persona semplice non esclude l'essere speciale.

Giunse la sera. Leif lo attendeva fuori come sempre e, quando i suoi meravigliosi occhi verdi si posarono su di lui, sorrise.

- Ciao, Mira - lo salutò, abbracciandolo e baciandogli i capelli. Il ragazzo portò le braccia dietro la sua schiena e gli poggiò la testa sul petto.

- Ciao, Leif - replicò, sentendosi felice e in pace.

Il suo posto era lì, tra le sue braccia. Ed era lì, in quel villaggio, in quell'isola, e non aveva alcun motivo di sentirsi inadeguato.

Piume di dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora