chapter 20

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Sono finalmente tornata dal camp di badminton.
Ho ricevuto molte richieste che mi dicevano di caricare al più presto questo capitolo, quindi ne caricherò un altro perchè ve lo meritate. 
Com'è andato il concerto a Milano? Sta sera i ragazzi sono a Torino, già mi mancano!

La piccola campana appesa alla porta suonò quando Harry e Bella attraversarono l’entrata, Harry era stato così preso dagli eventi delle mattinata che aveva dimenticato che Bella non aveva mangiato. Così, essendo il prepotente, uomo dispotico che era, aveva insistito per fermarsi in un bar in città per prenderle qualcosa, anche se stavano andando al barbecue.

Solitamente, Bella avrebbe combattuto contro Harry, dicendogli che non c’era bisogno di fermarsi, che non aveva fame, che stava bene. Ma prima di farlo, vide lo sguardo che avevano assunto i suoi occhi; uno sguardo di rabbia, dolore e risentimento mescolati insieme in quei piccoli pozzi verdi. Era combattuto con se stesso. Aveva dimenticato di far mangiare Bella, anche se lei era perfettamente capace di farlo da sola. A volte dimenticava di quanto Harry in realtà si prendeva cura di lei, come se fosse una bambina. E gli sarebbe stata per sempre grata per questo.

Così invece di opporsi, lasciò un bacio casto sulle sue labbra rose e si appoggiò allo schienale godendosi la lieve musica che fluiva dalle casse della macchina.

Dopo nemmeno trenta secondi che era entrato nel bar, un acuto suono che poteva spaccare un bicchiere distrusse la calma e la tranquilla atmosfera dentro l’edificio. Senza nemmeno voltarsi, Bella sapeva già chi era.

“Harry!”

Dana spintonò attraverso la folla di persona che aspettavano le loro ordinazioni, assicurandosi di spingere ancora di più il seno in fuori adesso che Harry era lì. Sorprendentemente le sue brutte copie non la seguirono attraverso la calca e rimasero ai loro posti, osservando la scena che avevano davanti.

Dana non perso tempo stringendo Harry in una abbraccio stritola ossa, o per usare una parola migliore soffoca tette, quasi abbattendo Bella nel farlo mentre la mano di Harry afferrò la saldamente la sua.

“Harry!” Urlò di nuovo Dana, “E‘ passato così tanto! Cosa hai fatto?”

“Sono passati tre giorni dall‘inizio delle vacanze, Dana,” rispose inespressivo.

Dana rispose con una finta, acuta risata e poggiò la mano sul petto di Harry, come se stesse cercando di mantenersi in equilibrio. La stretta di Harry si serrò ancora di più in quella di Bella.

“No, stupido. Volevo dire da quanto…lo sai…” Si interruppe sul finale, facendo scivolare le dita lungo il suo torace.

Bella non ce la faceva più. La sua solita razionalità fu sostituita dalla gelosia e dal dolore. Per quanto volesse dare la colpa a Dana, non poteva fare a meno di incolpare anche Harry. Non aveva fatto nulla per fermare le sue azioni, nemmeno il minimo movimento.

Tutto quello che voleva fare era allontanarsi da quella scena che le si stava svolgendo davanti. Ma, quando provò a liberasi dalla presa e andare via, Harry la tirò di nuovo al suo fianco. Bloccandola e costringendola a vedere Dana posare le sue mani su tutto il suo uomo. E lui non fece nulla per impedirlo.

Bella non aveva mai compreso la gelosia. Non ne aveva mai avuto il concetto. Ma adesso, era tutto quello che invadeva la sua mente.

I suoi occhi attraversarono il bar in cerca di qualcosa, qualunque cosa che potesse distrarla da quello che stava accadendo. I suoi occhi si fermarono su un’altra ragazza che sembrava delle stessa età di Bella che stava osservando la sua situazione da lontano. Rivolse a Bella uno sguardo comprensivo prima di tornare a rivolgersi al laptop sul tavolo.

Fu allora che Bella realizzò che c’erano molto altri occhi che vagavano su di lei. Erano tutti intenti a guardare quello che stava accadendo come se fosse una scena di un film. Una sorta di intrattenimento.

Bella non sarebbe potuta essere più in imbarazzo.

Prendendo Harry alla sprovvista, Bella strattonò via la mano con violenza, e camminò verso l’uscita del bar, sentendo lo sguardo di Dana bruciarle sulla schiena.

Qualche istante dopo, sentì il suono di un campanello e il suo nome che veniva chiamato.

“Bella!”

Il polso di Bella fu stretto nella presa di Harry, e fu girata quasi con violenza, quasi dolorosamente.

“Cosa diavolo era quello?!”

Bella sentì come se lui non meritasse una spiegazione. Quanto ignorante e inconsapevole poteva essere?

“Dannazione, Isabella, parlami!”

Ancora una volta, silenzio.

“Cazzo!”

Il pugno di Harry si scontrò con il palo del telefono ghiacciato alla sua destra. Per quanto sembrasse ferito, per quanto sangue fuoriuscisse dalla sua mano, lui non si mosse.

Se Bella avesse appena incontrato Harry, sarebbe andata nel panico. Si sarebbe precipitata per chiedere aiuto per fermare il sangue che scorreva dalla sua mano, prendendogli dell’acqua, o prendendosi cura di lui. Invece, sospirò esasperata, aggiungendo un altro accaduto alla sua lista mentale di tutte le volte che la rabbia di Harry aveva preso il sopravvento su di lui.

Bella si tolse il cappello e si diresse verso Harry. Prendendo la sua mano ferita, poggiò il soffice cappello sulle sue nocche insanguinate sperando di fermare l’emorragia. Lei continuò a fissare il cappello mentre sentiva lo sguardo di Harry su di lei. Quando non ce la fece più, alzò lo sguardo incontrando i suoi profondi occhi verdi.

“Ci sto davvero provando, Bella,” sussurrò Harry, “ci sto provando veramente.”

Bella davvero non voleva lasciar correre questo episodio. Voleva gridargli contro, forse dargli qualche pugno sul petto. Mai qualcuno nella sua vita l’aveva resa così arrabbiata e irritata. Gli voleva dire quanto fosse idiota, quanto non sopportava i suoi sbalzi d’umore, quanto odiasse che lui sapesse così tanto della sua vita, mentre lei non sapeva quasi nulla della sua.

Ma anche prima di guardare il suo volto sofferente, sapeva che lo avrebbe perdonato.

“Lo so,” disse, mettendosi sulle punte per baciargli le tempie, “Andiamo, prendiamo qualcosa per pulirti.”

Si diressero nel piccolo market vicino al bar, ignari del fatto che Dana li aveva osservati attraverso la finestra per tutto il tempo.

Love Save the EmptyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora