chapter 37

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Ciao bellezze! Saputa la notizia dei ragazzi? State partecipando ai vari giochi? 
Bhe' io si, incrocio le dita e spero che la fortuna per una volta tocchi anche me.
Comunque, ritornando a noi, eccovi un nuovo capitolo, leggetevelo tutto e rilassatevi da tutta l'ansia ahahahah.
Un bacione al prossimo capitolo.
P.s. i vostri commenti sono sempre dolcissimi, siete l'amore :)


Harry guardò Bella seduta alla toilette nella sua stanza, avvolta in un telo, con i capelli bagnati e annodati. Aveva contato sedici minuti passati con lei in quell’esatta posizione. Il vestito nero che le aveva comprato era appeso nell’armadio intatto, insieme alle scarpe abbinate.

Il cuore di Harry si strinse e il volto si trasformò in un espressione corrucciata. Dalla soglia della porta riusciva a vedere chiaramente che Bella non stava guardando se stessa- era come se stesse guardando dritto attraverso lo specchio, come se né lei né lo specchio fossero lì. La sua bella ragazza era immersa in così tanto dolore che non riusciva più ad emergere.

Harry si avvicinò esitante alla toilette dietro Bella, poggiando le mani calde sulle sue spalle nude. La sua pelle era pallida e fredda, e i suoi occhi verdi solitamente scintillanti erano spenti e senza vita. E anche quando Harry l’aveva stretta a se la notte, aveva a malapena chiuso occhio. Gli occhi di Bella erano lucidi, ma lui sapeva che non avrebbe pianto. Ogni volta che sembrava che stesse per esplodere, non lo faceva. Nemmeno una lacrima era caduta da quegli occhi vuoti. Era lei che gli dava la forza per non scoppiare in lacrime lui stesso.

Senza dire una parola, Harry prese la spazzola dal tavolo e iniziò a pettinarle delicatamente i capelli, cercando di districare tutti i nodi. Cercò di essere il più delicato possibile, vi fece scorrere le dita con dolcezza, cercando di confortarla in ogni modo possibile.

Quando finì, si mise in ginocchio così che il suo volto fosse accanto al suo. Prese tutti i capelli di Bella e li spostò di lato, la pelle dell’altra parte esposta alle sue labbra. Harry librò le labbra sulla sua spalla  per un momento prima si baciare delicatamente un punto, poi un altro, poi un altro ancora. Si fece strada fino al collo, poi fin su all’orecchio. 

“Sei così bella.” Sussurrò mentre avvolgeva il ciondolo di aeroplano intorno al suo collo e lo agganciava, lasciandolo ricadere al suo posto, l’aeroplano rimase tra l’incavo del suo seno.

Harry vide i suoi occhi mettere a fuoco nello specchio e scendere sulla collana attorno a lei. Attese che qualche sorta di emozione apparisse sul suo bellissimo volta; un piccolo sorriso, l’arricciarsi del naso, e anche solo un debole luccichio negli occhi, ma non successe nulla.

La sua fronte ricadde sul retro della sua spalla, occhi serrati, ricacciando indietro i singhiozzi che minacciavano di risalirgli dal profondo della gola. Passarono alcuni minuti uguali ai precedenti prima che Harry ritrovasse la sua compostezza e si alzasse.

“Vieni piccola.”

Condusse Bella all’armadio dove era appeso il vestito ed erano riposte le scarpe. Senza nemmeno batter ciglio, la vestì con tutti gli abiti appropriati per l’occasione e le rimise la fascia al braccio per sostenere la spalla. Il tempo passava, e arrivò il momento di andare.

“Vatti a lavare i denti. Ti aspetterò in salotto.” Mormorò Harry prima di baciarle la fronte e scendere raggiungendo il resto dei ragazzi.

“Come sta?” Chiese Louis, guardando Harry strofinarsi gli occhi stanchi.

Harry si accasciò sul divano e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, seppellendo il volto tra le mani. “Continua a non voler parlare.”

Da quando zia Kelly era morta, Bella non aveva ancora aperto bocca, lasciando dette poche parole. Nemmeno dopo le milioni e milioni di scuse che Harry le aveva fatto, gli innumerevoli mazzi di fiori e bigliettini e fruit roll up, ancora non voleva parlare con lui. Era stata colpita e sconfitta una volta di troppo. Dicevano tutti che sarebbe stata meglio, e che avrebbe accettato la morte di sua zia e che avrebbe parlato di nuovo. Ma Harry era tormentato dal pensiero che non avrebbe mai più udito di nuovo la sua voce.

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