CAPITOLO 1

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Ti odio, ti amo
odio il fatto che ti voglio
la vuoi, hai bisogno di lei
e io non sarò mai lei

Tutta sola, guardo te che la guardi
come se fosse l'unica ragazza che tu abbia mai visto
com'è che non ti accorgi mai
che mi stai uccidendo lentamente

-I hate you I love you.

AMBER'S POV.

Sto barcollando e non riesco a capire se la causa è l'incapacità del mio corpo di sorreggermi, con tutti questi pensieri che mi atterrano, o l'alcol che ho tracannato.

Allora se è vero che ho bevuto così tanto perché non riesco a togliermi la sua faccia e il suo sorriso dalla mia mente?

Da sola in questo venerdì notte. Non dovrei manco essere in giro a quest'ora, spero che i miei genitori non se ne accorgano. Appoggio meglio il cappotto sulle mie spalle, immaginando che siano le sue braccia calde ad abbracciarmi per riscaldare il mio cuore di ghiaccio. Peccato che adesso quelle braccia che mi hanno stretta per ben tre mesi, non contando i tempi in cui eravamo semplici amici, ritorneranno sicuramente alla legittima proprietaria. Inizio a pensare che forse era meglio se rimanevamo semplici amici. Non sto dicendo che me ne sto pentendo, perché fino ad una settimana fa pensavo di conoscere a pennello i suoi sentimenti e di fidarmi ad occhi chiusi. Raul è ancora il Raul di sempre, la solita persona fantastica con cui parlo e mi confido ogni santo giorno. Forse sono io che sto cambiando, queste continue paranoie mi allontanano da tutti. I paranoici come me attribuiscono un'importanza enorme ai particolari più insignificanti del comportamento altrui, quelli che generalmente sfuggono alle persone normali.

Ho paura di rimanere ferita dall'ultimo giorno in cui l'ho visto. Abbiamo fatto l'amore in modo passionale, ma se quello fosse solo un modo per dirmi addio? Chi mi assicura che non ci ripenserà sopra e ritornerà lentamente da lei?

Alexa.

Anche il suo nome è migliore del mio. Sono tanto stupida a mettermi a suo confronto perché non ci sono termini di paragone.

Lei talentuosa e sicura di sé, io che inciampo in ogni ostacolo ed ho problemi di inferiorità. Non passa un solo giorno in cui io non mi ponga domande su me stessa, sulla mia immagine e sul mio carattere. Raul è sempre riuscito a farmi sentire bellissima eppure è già da una settimana in cui ho dubbi su tutto e tutti, e non mi capacito di come io possa stare al suo fianco. Forse dopotutto è vero che non lo merito.

Lei socievole e spavalda, io timida, timorosa di ogni persona, con la paura crescente di essere delusa e usata. Non so più di chi fidarmi ormai.

Lei pronta alla vita di spettacolo, cantando sui grandi palchi, io ascoltando la mia musica attraverso gli auricolari. Alexa sfoggia un sorriso radioso alle persone sotto di lei pronte a sentire la sua voce melodiosa. Io che a stento mostro il volto, coperta dal grosso cappuccio della felpa. Cammino solo di sera, quando la luce non c'è più, nascondendomi nelle strade più deserte per evitare di incontrare qualcuno con lo sguardo; vergognandomi perennemente del mio corpo, è per questo che non lascio quasi mai nulla scoperto.

Lei in una famiglia agiata che le vogliono bene e le offrono ogni mattina la colazione con succo e pancakes; io a tavola con i miei genitori che litigano sempre, e cerco di ignorare completamente la presenza di mio padre per sentirmi meno vulnerabile.

Lei con i capelli biondi setosi, così lucenti come se fossero baciati dalla luce del sole, io scura cambiando di tanto in tanto il mio stile perché ancora devo capire cosa mi fa stare meglio con me stessa. Lei con le sue forme voluttuose, i seni morbidi, i fianchi tondi che rendono la sua figura armoniosa e prosperosa. Io troppo magra, da ogni tratto spigoloso, le ossa sporgenti e le gambe magre.

Insomma, lei: la perfezione; io: uno scherzo della natura.

Questo mio ultimo pensiero mi fa rabbrividire e al tempo stesso perdere l'equilibrio. Le mie gambe si incrociano, facendomi scontrare il ginocchio contro il suolo ruvido, che mi procura una bella ferita. Con le lacrime che mi sgorgano ancora più insistentemente di prima decido di rincasare per medicarmi. Ho il fiatone ma cerco di fare meno rumore possibile per non far scoprire a nessuno della mia fuga notturna. Proprio per questo chiudo lentamente il portoncino dietro di me, non sentendo alcun rumore, lascio andare un leggero sospiro di sollievo. Dopodiché mi tolgo le scarpe sporche dato la caduta, per fare meno rumore e mi dirigo direttamente in bagno. Quello che faccio è istintivo: nel buio più totale apro il getto d'acqua della vasca e lascio che schizzi tutta dentro per riempirla quasi fino all'orlo. E' caldissima perché già si sta formando la condensa che aleggia nella stanza. Inizio a spogliarmi, faccio scivolare la felpa sopra la mia testa e tolgo l'elastico che raccoglieva i miei capelli lunghi.

Con estrema precisione mi sbottono il reggiseno e le mie dita casualmente entrano in contatto con la mia colonna vertebrale, ben in evidenza. Mi tremano le mani quando riesco a guardami allo specchio, un attimo prima che il vetro si appanni. Capelli arruffati, occhi gonfi e rossi, guance rigate da lacrime nere e clavicole sporgenti: non ho per nulla un bell'aspetto. Mi libero anche degli indumenti inferiori stando ben attenta a non concentrarmi molto sulle mie gambe. Quando entro finalmente nella vasca, non mi preoccupo dell'acqua bollente, perché un bel bagno profumato è tutto quello di cui ho bisogno. Una stanza oscura illuminata solo da delle candele e la schiuma che mi avvolge con quel suo buon profumo sono gli elementi che ripristinano la mia calma. E' un po' come lo yoga per me, ma senza posizioni strane, respirazioni noiose ed insegnanti in leggings super attillati.

Dovrebbe star passando la sbronza comunque, perché la testa inizia a dare meno fastidio ed ad essere meno affollata da pensieri insulsi.

Appoggio la testa al bordo della vasca e l'acqua mi arriva fino ai seni permettendo di bagnare anche le punte dei miei capelli viola. Chiudo gli occhi e penso. Forse non sono una buona fidanzata, non sono una con cui è facile intraprendere una relazione. Forse ho esagerato in alcune occasioni, ho fatto tutte quelle cose che a pensarci reputerei fuori di testa. Ho chiuso porte sbattendole ad un'affermazione che non mi piaceva. Gridavo quando mi dicevano di non essere infantile, ho lanciato parole pesanti come macigni. Ho detto cose dolcissime di notte, solo di notte. Ho detto cose terribili di giorno, per essere quella di sempre. Ho gridato ''Basta, non ne posso più'' però ero sempre lì, senza muovermi d'un passo. Ho abbracciato chi mi ha detto ''Non ti voglio più'' e solo chi l'ha fatto sa quanta forza e amore richieda un gesto del genere. No, non sono forse quella che un uomo vorrebbe al suo fianco. Io non rincorro nessuno, è vero, però so restare. Certo che gli farò del male, certo che me ne farà, certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell'esistenza. Farsi primavera significa accettare il rischio dell'inverno. Farsi presenza significa accettare il rischio dell'assenza.

Penso che forse, dopotutto, mi sono solo sbagliata e ho frainteso totalmente. Forse non è vero che Raul ritornerà dalla sua ex lasciandomi da sola in balia delle mie emozioni, forse ciò che ha affermato il nostro terzo mesiversario per rassicurarmi è vero. Forse dovrei avere più fiducia in lui e smettere di saltare a facili conclusioni. Forse ho sbagliato a chiedergli una settimana di tempo per rinchiudermi in me stessa a riflettere, senza risentirlo. Forse domani dovrei ricontattarlo per chiedere di vederci e cercare quella scintilla nei suoi occhi che mi assicuri che erano solo le mie paranoie a parlare.

Le preoccupazioni, i dubbi, le paranoie, sono tutti enti che alterano la realtà. Spingono la nostra razionalità altrove, in un mondo dove non esiste. Ed è lì che si apre un varco che ti risucchia. Ti ritrovi in una situazione parallela alla tua, dove le cose accadono diversamente perché è tutto nato dalle nostre paure più profonde, le quali si cibano della nostra immaginazione per dare vita a dei mostri, che a loro volta si cibano della nostra sanità mentale.

Ma tutti i filmini mentali che continuo a farmi non sono avverabili, giusto? E tutto quello di cui ho paura non è reale, vero?

Nonostante questo però non riesco a liberarmi dal pensiero ossessivo, in fondo al mio cervello, che lui ami ancora Alexa e non sia disposto ad ammetterlo. Per questo che il nodo alla gola e allo stomaco non mi abbandonano, finché non scivolo nella vasca, con l'acqua che mi arriva fin sopra la testa, addormentandomi.

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