Con i piedi per terra
Continuo a lasciarli cadere quando so che fa male
Cercando di prendere fiato in un modo o nell'altro
Con i piedi per terra
E' come se fossi congelato, ma il mondo continua a girareE ora sono ad un passo dall'allontanarmi
Di due passi da te
Quando tutti ti voglionoQuante notti servono per contare le stelle?
E' il tempo che serve per guarire il mio cuoreTutto quello che volevo era la verità,
Quante notti hai sperato che qualcuno restasse?Gli occhi non possono brillare
A meno che non ci sia qualcosa che brucia forte dietro
Da quando te ne sei andato, non è rimasto più nulla in me-Infinity, One Direction.
AMBER'S POV.
''PORCA PUTTANA!'' urlo al mio rientro da casa, sbattendo con violenza il portoncino dietro le mie spalle. Senza preoccuparmi di chi sta udendo le mie imprecazioni, corro direttamente nella mia stanza, con la schiena ricurva e lo zaino su di essa. Mi butto svogliatamente sul mio lettino facendolo muovere sotto al mio peso. Qualcuno bussa alla porta della mia stanzetta facendomi saltare ancora di più i nervi.
''Todd, non rompere il cazzo, non è il momento!'' rispondo urlando sicura come la morte che sia il mio fratellino. Bussa di nuovo, stavolta con più insistenza, e proprio quando la porta si apre, non posso frenare il mio impulso. Scaravento con rabbia il mio zaino della scuola - particolarmente leggero dal momento che dentro non ci sono libri- contro il mio disturbatore. Solo quando le mie orecchie odono quella voce stridula, mi accorgo che non è la figura di mio fratello quella che si è appena materializzata davanti a miei occhi.
''Ma dico io, sei per caso impazzita?'' mia madre fa capolino nella mia camera, ed io mi porto le mani ai capelli, frustrata.
''Oh ci mancavi solo tu'' borbotto silenziosamente tra me e me, sebbene lo sguardo che mi lancia mi fa dedurre che è riuscita a sentirmi.
''Che vuoi?'' chiedo sgarbatamente subito dopo, alzando gli occhi al cielo, cosciente del fatto che lei odi questo mio gesto. Non mi faccio problemi poiché non è la prima volta che rispondo male ad un componente della mia famiglia. Purtroppo non ho mai avuto un buon rapporto con essa, e di solito devo sempre sottostare alle loro cazzo di regole, il rispondere male o assumere atteggiamenti di fastidio sono gli unici gesti di espressione che mi rimangono in questa casa. Mia madre sbuffa e cerca di placare il suo turbamento perché sa che urlandomi contro otterrà il contrario di ciò che vuole: un dialogo con sua figlia. Proprio per questo si accomoda vicino a me sul letto e cerca di prendermi la mano, contatto fisico che io schivo prontamente. Delusa, abbassa le sue mani sui suoi jeans.
''Che ti succede?'' domanda con voce carica di premura e preoccupazione. Mi stupisco nel non vedere alcuna forma di rimprovero nel suo sguardo.
''Deve succedermi per forza qualcosa? Non mi pare che sia la prima volta che sono nervosa, arrabbiata o triste'' non posso fare a meno di controbattere in modo acido. Mi dispiace riservare sempre tutto il mio nervosismo a questa poveretta, ma dovrebbe capirlo da sola quando ho voglia di parlare e quando no. Dopo che Raul ha ignorato la mia chiamata, non riesco nemmeno a pensare lucidamente, figuriamoci se riesco a sostenere un dialogo con lei.
''No...ma è la prima volta che salti scuola per ben cinque giorni di fila, mi ha chiamata il tuo dirigente scolastico. Ho tutto il diritto di sapere cosa ti frulla nella testa'' continua a non mostrare segni di rabbia, ma nonostante questo non riesco a controllare la mia vergogna. Abbasso il capo per non far notare il mio rossore sulle guance . Non mi viene nulla in mente che mi giustifichi. Tanto non capirebbe lo stesso. Come ho fatto a non pensare che avrebbero chiamato a casa? Stupida, stupida, stupida.
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2 modi 2 mondi.
ChickLitRaul e Amber si sono conosciuti grazie ad un'amica in comune in un periodo difficile per entrambi. Scoprendo quanti lati in comune hanno e come i loro caratteri coincidano alla perfezione diventano degli amici inseparabili. Lei, proveniente da una f...