Chapter 6

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La testa sparava peggio di un cannone, avevo passato tutta la notte a muovermi, senza prendere sonno, e sentivo il cervello bollente, pronto a scoppiare.

Era appena sorta l'alba, quando scesi in cucina per prendermi un'aspirina.

Presi un bicchiere da un cassetto alto, riempendolo di acqua, prima di mettere in bocca l'aspirina e mandarla giù con esso.

Quando guardai l'orologio appeso alla parete, erano appena le 6:30. Mancava un'ora prima che dovessi essere in ufficio.

Preparai del the caldo e due tost.

Poi, come un lampo, ricordai dell'ospite che avevo rachettato la sera precedente.

Aggiunsi dell'acqua nella teiera e preparai altri due tost, posando sul tavolo del burro, nutella e della marmellata. Quando i tost furono pronti, scaldai velocemente del bacon e delle uova, prima di salire nella mia stanza per vestirmi.

Indossai dei semplici jeans neri e una camicia bianca, con una giacchetta nera in pelle. Il nero e il bianco erano i miei colori preferiti, il bene e il male, il buio e la luce, l'angelo e il diavolo, il paradiso e l'inferno. Erano gli opposti, ma allo stesso tempo così simili...

Scesi le scale giusto in tempo per spegnere il fuoco e mettere due tost, due bacon e due uova per piatto accompagnate da due tazze di the.

Sciolsi la coda, rovinata nella notte, e passai una mano tra i capelli per sciogliere i nodi.

Nello stesso momento, entrò in cucina Harry, i capelli più arruffati del solito e gli occhi meno lucenti.

I miei occhi percorsero avidamente tutta la lunghezza del suo corpo palestrato.

Aveva dei pettorali scolpiti e una tartaruga appena accennata, ma presente. Le gambe slanciate, più alte delle mie e magre uguali.

Solo adesso notai diversi tatuaggi sparsi per il suo petto e nelle sue braccia. Aveva anche due piercing sul viso, uno sul labbro, e un'altro sul sopracciglio.

"Buongiorno"

La sua voce era ancora più roca e profonda del solito, e questo mosse qualcosa nel mio basso ventre.

Arrossii visibilmente quando mi resi conto che non indossava altro che dei semplici boxer neri che fasciavano perfettamente il suo bacino.

"Uh, ehm..buongiorno"

Sorrisi per non mostrare il mio disagio e presi velocemente posto sullo sgabello, iniziando a sorseggiare il mio the.

"Hai preparato la colazione?"

Chiese sedendosi difronte a me e addentando un bacon.

Alzai un sopracciglio nella sua direzione.

"Non é abbastanza evidente?"

Sorrise lasciando che le fossette scavassero nelle sue guance.

"Come hai dormito?"

Chiesi spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato.

"Uh, molto bene in realtá. Tu?"

Andammo avanti a parlare per altri dieci minuti, mentre mi spiegava che era normale avere questo mal di testa e che mi sarebbe passato presto.

Dopodiché si alzò per andarsi a preparare mentre io chiamavo mia madre.

"Mamma?"

Rispose al secondo squillo, come sempre.

"Avril. Scusa ma adesso non posso parlare, sei ancora a casa piccola?"

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