Chapter 2

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Il mio attico non poteva essere più disordinato, quel maledetto gatto del vicino era ancora entrato a casa mia e aveva piaciato sulla credenza. Ma porco...

Lanciai la borsa sul divano e presi una manciata di tovaglioli pulendo la merda gialla di quella merda di gatto che puzzava di cane bagnato e topo morto.

Presi poi dalla borsa il raccoglitore e lo portai nella mia stanza, finendo il lavoro che avevo lasciato incompleto.

Un'ora dopo ero letteralmente stravolta e non potei fare a meno di pensare a come stesse andando l'appuntamento di Stant. Avevo una cotta segreta per lui dai tempi del liceo, ma non mi sono mai fatta avanti. La posta in gioco era troppo alta, se perdevo lui, non avevo più nessuno.

É sempre stato il mio unico amico, tranne Miley, una dolce ragazza dai capelli rosso fuoco e gli occhi marroni che avevo conosciuto al primo anno delle medie. Poi ci siamo perse di vista e non ci siamo mai più sentite.

Non ero decisamente una sfigata, avevo anche una bella lista di ragazzi interessati a me, ma sono sempre stata una ragazza studiosa e con la testa sulle spalle, al contrario di mia sorella Ilary, una piccola festaiola che odiava studiare o qualsiasi altra cosa che comprendesse un libro o una matita. Ero il gioielino di famiglia e a me andava bene così, non avevo bisogno di ragazzi o impegni a breve termine.

Il cellulare non smetteva di squillare e io non riuscivo a dormire, cosa che stavo provando a fare da mezz'ora.

Allungai la mano verso il comodino con ancora la faccia spiaccicata sul cuscino.

" Agente Gatzy..oh uhm cioè, pronto..?"

Dovevo davvero cominciare a non vivere per il lavoro e divertirmi di più.

"Avril tesoro, sono la mamma. Come va piccolina mia?"

Oh, la mamma. É sempre stata come una seconda sorella, facevamo tutto insieme, era la mia migliore amica e io l'amavo. Era una donna dolcissima, senza rancore, riservatezze, schietta ma allo stesso tempo delicata e timida. Era un angelo.

" Oh mamma, come stai? Papà é tornato dal viaggio di lavoro?"

Mio padre era un uomo più riservato e tradizionale, ma mi voleva un gran bene, come io a lui d'altronde. Era davvero giovane per il suo ruolo di padre e questo non aveva mai portato buoni risultati nel suo lavoro. Mi hanno avuto quando erano ancora dei teenager e dovevano occuparsi di me, alternarsi gli orari di scuola a quelli di lavoro e passavo la maggior parte del tempo con i miei nonni materni. Li avevo persi quando avevo appena cinque anni e di loro ricordo solo il nome. 

" Oh si, propro ieri, il suo lavoro va a gonfie vele ed é davvero interessato a quello che fa. Tu invece piccola mia, come stai? Hai trovato qualcuno nella tua vita?"

La sua voce era così dolce e melodiosa, che mi confondeva le idee. So per certo che si riferiva ad un ragazzo, sono stata con esattamente due ragazzi in tutta la mia vita, uno al liceo, e un altro all'università. Mia mamma si preoccupava spesso dicendo di non lasciarmi trasportare troppo dal lavoro e divertirmi di più, godermi l'età come loro non hanno potuto fare.

"No mamma, ne abbiamo già parlato, non voglio relazioni, svolgo un lavoro serio e un ragazzo sarebbe solo una distrazione"

La mia voce suonava decisa proprio come volevo, ma con tutta quella pressione cominciavo a chiedermi se magari davvero avessi bisogno di una figura maschile nella mia vita. Come scusa avevo il fatto che tutti i ragazzi che incontravo erano brutti, a parte Stant, il quale è ormai dall'altra sponda.

" Voglio solo il tuo bene Av, e se è questo quello che vuoi, non avere una famiglia e stare solo dietro il lavoro, allora va bene. Come sta il dolce Stant?"

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