you don't see me

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Scorpius osservò quel ragazzo, di cui ormai conosceva il viso a memoria, dall'entrata del castello di Hogwarts mentre lui, ignaro di tutto, parlava con qualche amico. 

Rideva. 

Rideva con lo stesso sorriso che dava a lei, quando erano insieme. C'era pura felicità nel suo viso e di questo lui era geloso. Avrebbe voluto essere lui quello che lo faceva sorridere. Invece era solo un volto semi sconosciuto nella sua memoria. Il ragazzo probabilmente neanche si ricordava quale fosse il nome del suo compagno di classe e di dormitorio. Era spesso indaffarato e preso da sé stesso, come poteva notare proprio lui? Quel ragazzo timido e riservato dai capelli biondi e il viso spigoloso?

Avevano, ovviamente, tutte le lezioni insieme e dormivano nello stesso dormitorio, ma Scorpius non aveva nemmeno il coraggio di avvicinarsi a lui, di parlargli. Gli sembrava una figura efimera, troppo lontana per essere presa, per essere toccata. Però lo osservava sempre, non in modo ossessivo.

Scorpius era innamorato di Albus Potter, ed era proprio questo il peggio di tutto.

Essere innamorati di Albus Potter significava essere per sempre in quello stato di innamoramento senza mai essere notati mentre lui notava ogni cosa di Albus, ogni suo movimento, ogni piccola risata; di come quando sorrideva gli spuntavano delle fossette sul viso o di come odiasse essere rimandato al padre. Sapeva cogliere anche i minimi particolari perché ormai era così abituato ad amare Albus Potter che ne conosceva ogni particolare.

Avrebbe voluto avvicinarsi, chiedergli come stava, essere parte della sua vita, ma c'era un piccolo particolare che lo fermava: l'insicurezza. Sapeva di essere solo un ragazzo della sua Casa e, decisamente, non il tipo di amico di cui lui si circondava. Sapeva anche che amarlo era senza senso: lui aveva una fidanzata, femmina, mentre lui era un maschio e si riconosceva come tale. Non era niente che Albus Potter voleva e non lo sarebbe mai stavo.

Il ragazzo abbassò lo sguardo per qualche secondo, fissandosi le scarpe, per non essere beccato ad osservare Albus Potter, di nuovo. Non lo faceva mai apposta, ma spesso si ritrovava incantato dalla sua bellezza e dal suo sorriso. Avrebbe voluto essere lì, vicino a lui, in quel momento. Essere rassicurato da lui che tutto sarebbe andato per il meglio, che la scuola non gli avrebbe troppo pesato sulle spalle, che la morte della madre non era colpa sua né di suo padre, che avrebbe trovato degli amici con cui confidarsi.

Invece lui era lì con i suoi amici, mentre quelli del timido ragazzo non esistevano. Esisteva solo il ricordo di una madre morta e una fantasia di un gruppo di amici, come quelli che aveva suo padre e cui ora parlava di rado. 

Scorpius alzò gli occhi e tornò a guardare Albus Potter e a pensare a tutto ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato; a ciò che aveva perso l'occasione di fare; a tutte le volte in cui si ha una scadenza, o si sa che tutto sta per finire, si fanno le cose che prima non si sarebbero mai fatte.

Se lui avesse saputo che il mondo stava per finire sarebbe corsa dal ragazzo e gli avrebbe detto tutto, dall'inizio alla fine: da come si era innamorata di lui quando lo aveva visto correre verso il treno il primo settembre di quattro anni fa; di come lo aveva visto crescere e come da sempre si era vergognato di rivolgergli la parola; di come avrebbe voluto più tempo per spiegargli tutto ciò che provava ma che con le parole non riusciva ad esprimere. Non aveva mai parlato di amore parlando di Albus Potter, o almeno non di quel tipo di amore, quello vero.

A distogliere i pensieri del ragazzo fu la gomitata di un ragazzo del primo anno, che subito si scusò, e subito dopo, il movimento di Albus Potter e dei suoi amici. Era ora di lezione e doveva sbrigarsi ad andarsene per non destare sospetti. Scendendo le scale verso l'aula di Pozioni, pensò di fermarsi, di dirgli tutti prima che qualcosa - qualsiasi cosa - potesse succedere. 

Il ragazzo, però, continuò a scendere le scale, come continuò a vedere Albus Potter per i successivi anni, anche se Albus non era mai stato capace di vedere lui.

times of our lives | scorbus one-shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora