thinking of you

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Scorpius lasciò la porta della sua camerata aperta lasciando entrare l'amico il quale si distese sul suo letto. Era stanco, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente: l'ultima partita di Quidditch dell'anno, che significava anche la fine della loro vita spensierata ad Hogwarts. Certo, mancavano gli esami finali, ma tutto era ormai finito. In pochi giorni avrebbero lasciato quella stanza, quei letti, quei banchi e quel castello.

Pochi giorni prima, proprio perché tutto stava per finire, Scorpius aveva deciso di dire ai suoi migliori amici la verità: l'unico figlio maschio della famiglia Malfoy era gay.  La notizia non aveva portato nessun cambiamento, tranne che con Albus. Per quanto quest'ultimo avesse giurato di saperlo già da prima, qualcosa nel suo sguardo, nelle sue gesta era diverso.

"Di cosa mi volevi parlare?" Chiese il giovane Malfoy girando il viso verso il corpo di Albus. La loro vicinanza, anche fisica, non era mai stata un problema per i due: ovviamente, Scorpius non aveva mai pensato che tra loro ci potesse essere qualcosa anche se con gli anni aveva compreso di avere una cotta per il suo migliore amico.

Albus sembrava nervoso, ma sempre di una bellezza strabiliante, chiuse gli occhi per qualche secondo e poi si passò una mano sul viso e sui capelli: solo allora guardò Scorpius, il quale aveva il volto preoccupato. I loro occhi si incontrarono e Malfoy non potè fare a meno di sorridere dolcemente all'amico: Albus, invece, rimase serio. Dovevano discutere di ciò che preoccupava Albus, non potevano far si che i segreti li mangiassero vivi o che, ancora peggio, deteriorassero la loro relazione.

"Cosa ti succede? Sei strano ultimamente." Commentò Scorpius, provando nuovamente a sorridere al suo migliore amico. Albus, però, aveva spostato lo sguardo verso il soffitto dove, ad inizio anno, avevano inciso i loro nomi. Era una tradizione che seguivano dal loro secondo anno ad Hogwarts e che nessuno aveva mai spifferato in giro: quelle quattro lettere erano un modo per lasciare il proprio segno ad Hogwarts.

"E' successo qualcosa con Rachel?" chiese ancora Scorpius cercando di continuare il discorso, provando a capire cosa succedesse nella mente di Albus, ma questo taceva.
Scorpius sbuffò e si alzò a sedere sul letto, seguito dal medesimo movimento di Albus. Quest'ultimo ancora fissava davanti a sé, cercando di non incrociare lo sguardo del migliore amico, ma Scorpius non voleva cedere. Il giovane Malfoy prende il viso del suo migliore amico tra le mani e cercò di girarlo verso il proprio.

Entrambi furono percorsi da una vibrazione che li percosse, qualcosa di nuovo e di mai sentito, ma che li fece stare bene. Albus finalmente lo guardò di nuovo, questa volta con occhi diversi. Qualcosa era cambiato solo con quel gesto? Gli occhi azzurri di Scorpius fissavano quelli smeraldo di Albus con un sorriso rassicurante, pregando che l'amico parlasse.

"Non ti preoccupare, puoi dirmi tutto e lo sai." Incalzò nuovamente Scorpius, facendo cadere le mani dal viso di Albus alle proprie gambe incrociate.

"Non posso, Scorp."

"Perché no?" Scorpius sentì il peso del silenzio che li circondava: i loro compagni di stanza erano ancora a festeggiare la vittoria di Serpeverde contro Corvonero e quindi anche della Coppa di Quidditch di quell'anno. Le loro voci, però, non arrivavano fino ai dormitori: che Albus avesse usato un Muffliato?

"Ti farebbe stare male." Commentò Albus, facendo cadere il suo sguardo verso le proprie mani. Le dita del giovane Potter stavano giocherellando con un filo della sua maglietta verde.

"Tu non mi faresti mai del male, Al." Scorpius sorride e abbracciò Albus dolcemente: il viso di Potter si appoggiò delicatamente alla spalla di Malfoy, il quale strinse lo strinse forte in un abbraccio sincero e pieno di sentimento. Entrambi si sentivano sicuri tra quelle braccia, Scorpius si sentiva felice quando era con Albus e viceversa.

Albus si staccò dall'abbraccio e fissò per un momento il viso di Scorpius: gli occhi azzurri che scintillavano, il respiro regolare e le labbra carnose ancora piegate all'insù. Come faceva a sorridere in quella situazione? Dentro di sé, Albus si sentiva morire: non sapeva più cosa provava e cosa farne a riguardo.

"Ho paura, Scorp, ma devo farlo o me ne pentirò per sempre." Fu tutto ciò che Albus riuscì a sussurrare prima di prendere il viso del ragazzo tra le mani e assaporare quelle labbra che tanto aveva sognato.

times of our lives | scorbus one-shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora