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Un uomo vestito di nero camminava piano per la stazione di King's Cross: i suoi due figli erano entrambi partiti per Hogwarts oramai mezz'ora prima mentre la moglie non si era nemmeno fatto vedere.

Da tempo ormai, Rose Weasley non faceva più realmente parte della famiglia Malfoy: i due  figli della coppia, Pheoda e Nizar, avevano capito che i genitori non sarebbero rimasti a lungo insieme a causa dei continui litigi e discussioni. Scorpius Malfoy, d'altro canto, ci continuava a sperare, non tanto per sé stesso o per lei, ma per i suoi figli.

Durante gli anni a scuola, lui e Rose avevano passati bellissimi momenti insieme, non sempre soli, a volte con Albus alle calcagna. Anche il suo migliore amico sembrava essere sparito dal radar, ma non era quello che importava. I suoi figli erano partiti per il loro ultimo anno ad Hogwarts con la tristezza negli occhi.

L'uomo si sedette su una panchina all'interno della stazione, con il caffè caldo tra le mani, mentre guardava i treni babbani partire senza sapere dove andassero. Non si accorse nemmeno che aveva iniziato a piangere silenziosamente, come non si accorse che vicino a lui si era seduto un uomo, capelli neri e un sorriso amichevole.

"Come mai ancora qui, Scop?" Gli chiese Albus, il suo migliore amico, con lo stesso modo in cui si parlavano da ragazzini. Ad Hogwarts erano diventati amici all'istante e con gli anni, Scorpius aveva soppresso i suoi sentimenti per il giovane Potter. Soprattutto, gli aveva soppressi per il padre e per la sua famiglia, per far si che i Malfoy sopravvivessero dopo di lui: quello era il motivo per cui aveva sposato Rose.

Adorava certamente la donna, l'aveva amata per anni, ma i sentimenti di Scorpius erano sempre stati amicali. Lo sapeva nel momento in cui aveva detto 'lo voglio', ma sapeva anche di star facendo la cosa giusta quando il padre lo aveva abbracciato dicendogli, per la prima volta, di essere fiero di lui.

"Come mai ancora qui, Al?" Ribattè Scorpius con sagacia, mentre le lacrime ancora gli scendevano dal volto: non era la prima volta che piangeva di fronte all'amico, ma era la prima volta dopo tanti anni. La loro relazione era continuata negli anni, ovviamente, ma si erano visti sempre di meno per un motivo o per l'altro. Le feste di compleanno dei figli erano il momento migliore per parlare, ma poi finivano sempre per tornare ai ricordi di scuola e a farsi due risate, senza davvero parlare di quello che stava succedendo.

Albus si mise a guardare i treni insieme al suo amico. "Ti ricordi quando, al terzo anno, ci misero in punizione per aver fatto volare Rose fuori dalla vetrata della Sala Grande?"

Scorpius annuì, scoppiando in una piccola risata. Albus stava attivando il suo meccanismo di difesa: parlare del passato per ignorare il presente.

"Ti ricordi quando ho sposato Juliet?" Domandò nuovamente Albus, spostando lo sguardo su Scorpius. Come poteva dimenticarlo? Malfoy era stato il suo testimone di matrimonio e avevano festeggiato fino a tarda notte.

"Certo, perché?" Chiese Scorpius, non capendo la connessione tra le due domande.

"Avevi la stessa identica espressione che hai ora." Sentenziò Albus, mentre davanti a loro partiva rumorosamente un treno per Bristol.

Solo in quel momento Scorpius si girò ad osservare l'amico: le lacrime non avevano ancora smesso di scendere, silenziose ma copiose e Scorpius non provò nemmeno a cacciarle via dal suo viso. Scorpius si sorprese però di quanto bene lo conoscesse, forse più di quanto questi conoscesse Albus: avevano passato la maggior parte della vita insieme, come potevano non conoscersi?

Anche nel viso di Albus c'era qualcosa che non andava e Scorpius si sentì in colpa di non riuscire a capire cosa non andava nel suo amico. Albus era stato talmente bravo a leggere il suo sguardo e i suoi sentimenti ma lui non riusciva a fare lo stesso

"Non preoccuparti, non è niente." Commentò Scorpius alla fine, togliendo gli occhi da quelli del migliore amico.

"Non ti crederei neanche tra un milione di anni, Scorpius. Cosa è successo?"

Scorpius guardò un altro treno partire dal binario, pensando a tutte le cose che erano successe negli ultimi mesi: Rose gli aveva confessato di avere dei dubbi, di volergli parlare. Non facevano l'amore da quando i gemelli avevano festeggiato i loro quindici anni: due anni. Per Scorpius non era stato nulla, per Rose qualcosa era cambiato. Diceva di essersi resa conto di tutto, ma in realtà non aveva capito niente: lei era convinta che Scorpius non l'amasse più.

"Io e Rose non andiamo più bene, da un po' ormai. Non è nemmeno venuta a salutare i ragazzi e suppongo che tra noi non durerà ancora molto." Affermò infine, Scorpius. Non era neanche certo che l'avrebbe trovata a casa quella sera, non sapeva cosa fare, ma soprattutto non sapeva se dirle la verità.

Albus prese il viso di Scorpius e gli diede un casto bacio sulla fronte, con una manica, poi, gli asciugò le lacrime sul viso. Dopodiché, per concludere quei gesti di affetto, lo abbracciò forte. Scorpius non riuscì a trattenersi e iniziò a piangere più forte mentre i singhiozzi gli uscivano forti dalla bocca. Tutto il dolore che si era tenuto dentro stava piano piano emergendo e scoppiando: non gli importava se le persone si fermavano a guardarli, lui aveva bisogno di sfogarsi, di buttare fuori tutto.

"Pensavo che fossimo invincibili, lo sai?" Disse Albus staccandosi da quell'abbraccio e osservando i suoi luminosi occhi verdi.

"Ho lottato così tanto e adesso mi sembra quasi che sia stato tutto per niente." Scoppiò a dire Scorpius. "Ho sprecato la mia vita per essere normale, per rendere tutti felici."

"Di cosa stai parlando?" Domandò Albus, incredulo e sollevando la testa di Scorpius.

"Penso tu lo sappia, Al. Penso che lo sappia anche Rose, ma non vuole ammetterlo a sé stessa."

Albus non rispose e rimase a guardare per qualche secondo Scorpius, infine annuì.

"Da quando?" Domandò Scorpius cercando di calmare le lacrime.

"Non lo so, credo... di averlo solo capito." Albus si alzò dalla panchina e Scorpius fece lo stesso. "Credo che Rose non se ne renda conto invece. Io lo so perché ti capisco."

I due avevano iniziato a camminare verso l'uscita della stazione e verso la metropolitana. Vivevano dalle parti opposte di Londra, ma prendevano la stessa linea, solo in direzioni diverse. A sentire quelle parole, però, Scorpius si fermò.

"Mi capisci?"

"Ho tradito Juliet anni fa, poco prima che nascesse Minnie, con un uomo." Confessò Albus, scrollando le spalle mentre scendevano le scalinate. "E' andata avanti per tre anni."

Come poteva venire a sapere di questa storia solo ora? Scorpius rimase atterrito. Per qualche secondo, i due camminarono verso la metropolitana, fermandosi prima di entrare.

"Qualsiasi cosa deciderete di fare, io ci sarò, per entrambi." Disse Albus mettendogli un braccio attorno alle spalle. "Voglio bene ad entrambi, ma non posso decidere io per te."

"Lo so."

"Cosa vuoi fare, Scorp?" Chiese Albus, avvicinando il suo viso a quello del suo migliore amico. "Continuare a giocare con i suoi sentimenti?"

"Ovviamente no." Le guance di Scorpius si erano arrossate e la sua mente vagava: c'era un bagno lì vicino? Perché aveva l'imminente voglia di buttarcisi dentro insieme ad Albus?

Scorpius non ebbe neanche il tempo di pensare un minuto di più perché Albus aveva già deciso per lui: le loro bocche si erano incontrate e si stavano conoscendo. Malfoy poteva sentire l'erezione crescere sui suoi pantaloni, come non succedeva da anni, sbattersi contro quella del ragazzo.

I due si stavano baciando focosamente, ma non potevano rimanere lì. Scorpius smise di baciare Albus e lo guardò negli occhi.

"Continuiamo a casa?"

L'altro annuì e il resto è storia.

times of our lives | scorbus one-shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora