-Secondo-

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«Mamma, perché Leo non ha paura del fuoco come gli altri bambini? Perché Leo prende fuoco? È per via di papà?»

Mamma stava china sopra una macchina -quella di un vicino- cercando di capire dove fosse il guasto.

«Passami la chiave inglese. Sì mija, è per via di vostro padre»

Le passai l'attrezzo e annuii, confermando i miei presentimenti. Ero una bambina molto sveglia, una che capisce sempre troppe cose, finendo così spesso nei guai.

«E anche io posso farlo?» chiesi con aria innocente, come sentivo parlare le mie coetanee così sciocche e ingenue.

Mamma sorrise prendendo un cacciavite «No mija, quello di Leo è un dono molto raro e a volte pericoloso. Vostro padre l'ha donato a lui perché dovrà fare cose molto pericolose»

Io mantenni la mia aria innocente «E io non le farò le cose pericolose, mama chiesi facendole gli occhioni.

Lei rise «Oh no no, tu sei troppo tranquilla per fare cose pericolose»

Io annuii e guardai la piccola macchinina alla quale stavo lavorando. Volevo regalarla a Leo come premio per non aver preso fuoco per un mese intero.

Ormai controllava molto bene quel aspetto del suo dono, come lo chiamava mamma.

Feci qualche modifica e guardai il risultato.
«È molto bella bambina mia» disse mamma da sopra la mia spalla guardando il mio lavoro.

«A Leo piacerà?» chiesi mentre le allungavo una vite estremamente piccola. Lei annuì «A tuo fratello piace qualunque cosa, basta che l'abbia fatta tu»

Mi sorrise calorosamente e io ricambia «O tu» sottolineai facendola ridere.

Presi la macchinina e la nascosi dietro la schiena, correndo attraverso l'officina per andare da Leo.
Tía Callida lo stava curando, ma quando arrivai per poco non mi prese un colpo.

«Leo, no!» gridai e lasciai cadere il mio regalo, che al contatto con il pavimento si ruppe in tanti pezzettini, provocando un rumore che fece sobbalzare mio fratello.

Leo, sotto lo sguardo attento della donna, stava cercando di prendere qualcosa sul fondo di un caminetto acceso, ficcandoci dentro pure la testa.

Corsi verso di lui e lo presi in braccio, nonostante ormai iniziasse a pesare un po' troppo per me. In fin dei conti avevo solo due anni più di lui.

Guardai Tía Callida con profondo odio, quella donna non mi era mai piaciuta.
«Lasci stare mio fratello, o le brucerò quello stupido scialle!» detto questo raccolsi la macchinina con tutti i suoi pezzi e uscii di corsa con Leo in braccio.

Lo misi a sedere su un tavolo da lavoro e finii di aggiustare la macchina giocattolo mentre lui mi guardava curioso.

«È per me?» chiese con gli occhioni che guardavano le mie mani veloci.
«Sì pequeño, è un regalo»

Lui sembrò ancora più felice di quando lo spegnevo con l'estintore.
Appena finii il mio progetto gli porsi il risultato e lui lo guardò estasiato.

Poi mi saltò addosso in un abbraccio a koala «Sei la hermana migliore del mondo!» disse tutto gioioso.

Io risi rimettendolo a terra mentre lui faceva sfrecciare la macchinina sopra una pista immaginaria.
Io lo guardai con un sorriso quasi materno.

Era così piccolo, aveva solo cinque anni. Io ne avevo sei, ma a poco ne avrei fatti sette. Mi piaceva aiutare mamma in officina e mi piacevano anche i giochi che facevamo sempre noi tre, come quello di imparare il codice morse.

Era un gioco che mi piaceva e io e Leo spesso comunicavamo così con mamma o anche solo tra di noi.

Un giorno, da ragazzi, lo avremmo usato come modo per imbrogliare i nostri amici e fare piani alle loro spalle. Come progettare qualche scherzo senza sembrare sospetti.

Avrei tanto voluto che andasse così, avrei voluto crescere con Leo e giocare a tamburellarci messaggi in codice, anche solo delle battute.

Avrei voluto aiutare mamma in officina una volta grande e vedere Leo fare altrettanto. Chissà, magari noi piccoli Valdez avremmo preso il suo posto.

Ma tutto andò in pezzi.

Anzi, in fumo.

||La Figlia Del Fuoco|| Completa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora