-Dodicesimo-

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Mangiavo con la testa bassa e la mente altrove.
Pensavo a Mitchelle.

Non avevo mai pensato a lui prima di allora, il che lo rendeva un po' strano.

Non avevo mai pensato a Mitchelle come a parte integrante della mia vita, eppure lo era, non potevo negarlo.

Era mio...amigo?
Non ne ero completamente sicura, ma pensavo di sì.
Per me era importate, in fondo.

Per la prima volta da mesi e mesi pensai a me insieme ad un ragazzo.
Non doveva essere per forza Mitchelle, ma lui fu uno dei primi che mi venne in mente.

Non che avessi tutti questi amici, alla fine lui e Will erano gli unici con cui, teoricamente, avrei potuto stare.
Anche se non mi sarei mai messa con loro. Credo.

E poi, una storia tra un membro della progenie di Efesto e uno di quella di Afrodite aveva sinistramente impressi sopra due nomi: Silena e Beckendorf.

Una grande storia d'amore, certo, ma non ci tenevo a fare quella fine.
E poi ero una persona scostante, nessun ragazzo avrebbe potuto volermi.

"Non siamo bravi con le forme di vita organiche"

Non so esattamente dove avessi sentito quella frase, ma ero abbastanza sicura che centrasse mio padre. Magari era stato un sogno.

Ad uno dei tavoli intorno a me sedeva il famoso ragazzo senza una scarpa, ma a me non poteva importare di meno.

O almeno fin quando non sentii i battiti sul tavolo.

Uno dei miei fratelli stava battendo le dita sul tavolo, facendolo leggermente tremare e producendo un rumore sordo di cui nessuno si stava preoccupando.

Ma io lo feci.
E per poco non svenni.

La forchetta mi cadde nel piatto provocando un rumore assordante e fastidioso e molti si girarono verso di me.

Nyssa, di fronte a me, si alzò pronta a prendere provvedimenti.
Erano anni che non stavo male all'improvviso, ma tutti si ricordavano com'ero all'inizio.

Vidi Will alzarsi e spostarsi dal tavolo di Apollo, pronto a scattare in caso necessario.
Ero così sconvolta che non riuscii nemmeno a pensare che in fondo era dolce che lui mi tenesse d'occhio.

Erano anni che non sentivo un rumore del genere. Quei battiti avevano un senso, non erano suoni messi a caso uno dopo l'altro.

Formavano una frase.
Era alfabeto morse.

Ti voglio bene.

Alzai la testa mentre la vista mi si appannava.
«Chi è stato?»

Alcuni ragazzi ci stavano guardando da altri tavoli, ma tutti con scarso interesse.
Gli incidenti al tavolo della Casa Nove erano ormai una cosa comune.

I miei fratelli si guardarono confusi.
Nyssa sembrava preoccupata.

«Chi ha...chi ha battuto le dita sul tavolo?» la mia voce tremava e sembrava quasi minacciosa, come se stessi chiedendo chi avesse appena ucciso mio fratello.

||La Figlia Del Fuoco|| Completa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora