22. IL DOLORE CHE PORTO DENTRO

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Alex's pov

"Capitano non accettiamo un no come risposta." Aiden mi sta letteralmente tartassando affinché venga alla festa di stasera per festeggiare la notte prima del campionato.
"Quanto insisterai prima che ti dica di si?"
"Parecchio, amico. Tu dimmi di si, tanto lo sai che non possiamo bere quindi ci divertiremo da sobri" fa su e giù con le sopracciglia cercando di persuadermi.
"E va bene" dico portando le mani in alto in segno di resa per poi scoppiare a ridere per la sua faccia ridicola.
"Avete sentito ragazzi?" urla nel bel mezzo del campus, rivolgendosi alla squadra.  "Il Capitano viene stasera. Grande Capitano, sei tutti noi." Porta le mani vicino alla bocca come per amplificare il suono della voce mentre tutti iniziano ad esultare continuando a ripetere "Capitano Allen sei tutti noi".
Adoro questi ragazzi, sono sempre pronti a supportarmi. Sono la mia famiglia.
"Ok, ok basta così ragazzi." dico trattenendo una risata.
"Capitano vedo che sei ritornato te stesso finalmente" esclama Loren, seguita dalle sue amiche.
"Sono sempre stato me stesso" dico facendole una smorfia.
"Quindi stasera io e te ci divertiamo un po'?" poggia le sue mani smaltate sulla mia felpa.
"Ehm...in realtà no" le rispondo passandomi la lingua tra le labbra.
"Non mi fare incazzare Allen" parla a denti stretti mostrandomi un sorriso falso.
"Sei così tanto disperata Loren?"
"Va a farti fottere" mi da una piccola spinta con la mano per poi darmi le spalle e fa la sua uscita di scena, sculettando.
"Quella è veramente pazza" dice, accanto a me, Luke.
"Lo so amico, e pensare che me la facevo" scoppio a ridere seguito dal mio migliore amico. 

Cinque minuti dopo facciamo il nostro ingresso in mensa, sedendoci al nostro solito tavolo. Luke arriva con due vassoi pieni di schifezze, tra cui patatine fritte, due panini con l'hamburger e diverse salse. Rubo una patatina dal piatto di Luke, che subito mi ammonisce.
"Amico hai le tue patatine, perché devi rubare le mie."
"Perché mi piace romperti" dico mostrandogli un sorriso a trentadue denti ricevendo come risposta, da parte sua, il dito medio.
Dopo poco cala il silenzio sul nostro tavolo mentre i miei amici si scambiano sguardi complici, comunicandosi qualcosa che evidentemente non può essere detto ad alta voce.
"Ragazzi non sono ancora arrivato a leggere la mente" esclamo
"Come?" chiede Aiden stupito.
"Che sta succedendo? Perché non parlate più?"
"Siamo impegnati a mangiare, non vedi?!" interviene Luke mentre sta masticando il suo panino.
"Siete diventati strani tutti d'un tratto"
"Stai diventando tutto scemo Allen" dice Aiden per poi spostare lo sguardo dietro di me.
Seguo lo sguardo del mio amico e capisco subito perché facevano quei strani giochi di sguardi. Amanda è seduta ad un tavolo insieme alle cheerleader e a Barry.  Lui le accarezza la guancia e lei sembra apprezzare parecchio quelle attenzioni.
La vista mi si annebbia per la rabbia, serro i pugni e contraggo la mascella cercando di mantenere un minimo di controllo per non sbattere tutto ciò che ho davanti per l'aria.
"Alex calmati" la voce di Luke mi riporta alla realtà.
"Sono calmissimo" schiocco le nocche e mi volto verso i miei amici, ignorando quella scena del tutto disgustosa.
La sento ridere fragorosamente ad una sua battuta così mi giro verso di loro, come se non potessi farne a meno. Lui fa scivolare la sua mano sulla sua gamba e lei arrossisce. Faccio schioccare il collo essendo arrivato al limite e mi alzo di scatto attirando l'attenzione del suo tavolo.
"Che cavolo vuoi fare?" mi prende per un polso Luke.
"Me ne vado, non posso più guardare i loro teatrini" lascio la mensa sbattendomi le porte alle spalle.
"Fanculo" impreco dando un calcio all'aria. Mi dirigo verso la palestra diventata ormai il mio rifugio in cui sbollire. Mi privo della maglietta e senza guanti inizio a sferzare una serie di pugni contro il sacco da boxe mentre rivivo le immagini di prima. Le nocche bruciano e iniziano a sanguinare a causa di tutti quei colpi, ma continuo senza sosta sfogando la rabbia che per tutti questi giorni mi sono tenuto dentro quando sorridevo e facevo finta che tutto andava bene. Non averla tra le mie braccia mi destabilizza, e saperla tra le braccia di un altro mi fa impazzire.
Le mani grondano di sangue sporcando il sacco da boxe, ma non fa male perché il dolore che ho dentro è più forte di qualsiasi ferita fisica. Fermo il sacco e ci appoggio la fronte contro, ritrovandomi ad urlare e imprecare, con la consapevolezza che tutto ciò non me la riporterà indietro.

"Alex vado a prendere Hannah, ci vediamo alla festa" esclama il mio migliore amico mentre esce dall'appartamento.
Sono rientrato da circa un'ora per aver giusto il tempo di sbollire. Mi getto sotto la doccia e l'acqua fredda scende con prepotenza sul mio corpo portandosi via tutti i pensieri che prima galleggiavano nella mia mente. Afferro un asciugamano e l'avvolgo attorno alla vita. Pesco il telefono dalla tasca dei jeans, che ho gettato a terra, e una risata amara sfugge dalle mie labbra quando leggo un messaggio di Amanda che evidentemente mi ha mandato dopo che sono fuggito dalla mensa.

Da Amanda
Stai bene?

Senza rispondere blocco il telefono e prendo un paio di jeans e una t-shirt nera dall'armadio e dopo essermi vestito prendo le chiavi dell'auto e mi avvio verso la mia Range Rover. 
Il viale della confraternita è gremito di macchine e gente che è appena arrivata. Parcheggio l'auto e mi dirigo verso l'ingresso della villa. Mi fermo a salutare degli amici mentre con lo sguardo cerco la mia squadra.
"Capitano" urla Aiden mentre mi da il cinque. "Tutto apposto?" chiede in tono serio e so che si riferisce a stamattina.
"Si, sto bene." mento ancora una volta.
Mi fa un cenno con la testa e poi sparisce tra la folla.
Prendo una birra dal bancone anche se so che non dovrei bere, ma dopo questa giornata di merda ho bisogno di distrarmi.
"Posala" esclama alle mie spalle una voce che saprei riconoscere fra mille.
Amanda è di fronte a me con le braccia strette al petto. I capelli sono raccolti in una treccia che le ricade su una spalla, mentre alcune ciocche mosse le ricadono davanti agli occhi, incorniciandole il viso.
"Nah" rispondo,portando la bottiglia alle labbra,come se non mi fregasse niente, come se la sua vicinanza non mi mandasse in tilt.
"Domani devi giocare la partita più importante della tua vita, non puoi fare cazzate stasera"
"E a te cosa importa di quello che faccio? La vita è mia e sono abbastanza adulto da gestirmela da solo" dico cercando di rimanere distaccato.
Alza un sopracciglio e mi punta un dito contro. "Va bene «signor sono abbastanza adulto» ma ricorda che metterai nei guai anche la carriera dei tuoi amici se combinerai casini per una birra di troppo. Loro al contrario tuo ci tengono alla squadra."
"Non permetterti di dire che io al football o alla squadra non ci tengo e soprattutto non venirmi a fare la predica perché sei l'ultima che mi può giudicare."
"Sto solo dicendo che potresti rovinarti" mi urla contro.
"Mi hai già rovinato tu" urlo sopra le sue parole,allargando le braccia, per poi posare la bottiglia su un tavolino e superarla senza degnarla di uno sguardo.

Until my last breath (The Heartbreakers series #2) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora