Capitolo 4

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Le ore successive passano in fretta. Tobias mi ha aiutato prima di tutto a calmarmi, e dopo a provare a levare la vernice almeno sulla testa. É stato tutto il tempo a provare a farmi ridere, probabilmente perché notava i miei sorrisi finti, e l'ho apprezzato molto.
Mi ha anche accompagnato a casa e mi ha chiesto il numero di telefono, per risentirci. Non so come avrei fatto stasera senza di lui, e ringrazio per averlo incontrato.
Abbiamo riso un sacco, sopratutto quando si è sporcato di vernice per abbracciarmi, ma mi ha risposto che ne valeva la pena. Nessuno me l'aveva mai detto.
Ora sto entrando in casa, guardando l'auto bianca di Tobias allontanarsi sempre di più. Non so esattamente il modello o la marca, non me ne intendo di macchine, già è tanto che so che la mia è un Audi nera.
Sospiro pensando ad una scusa credibile da dare ai miei. Non voglio che si arrabbino con Matthew, anche se dovrebbero. Comunque, immagino che se dirò che un tizio che non conosco mi ha buttato della vernice addosso , non mi faranno tante domande. Forse, potrei raccontare la verità solo a Maya, magari anche solo per  sclerare su quanto fosse carino Tobias.
«Sono a casa!» urlo appena mi decido ad entrare. Appena entro trovo all'ingresso  mia madre a braccia incrociate con affianco Matt.
«Sono molto delusa dal tuo comportamento» sussurra mia madre scuotendo la testa. Guardo mio fratello, volendo improvvisamente strappargli dalla faccia quel sorrisetto soddisfatto.
«Cosa ho fatto?» chiedo, levandomi le scarpe. Non si è neanche accorta che sono piena di vernice.
«Prendere in giro tuo fratello davanti tutti i suoi amici! E non solo, rifiutarti di dire che sei sua sorella, ti rendi conto? E metterti in ridicolo con questa pittura per farmi credere che sia stato Matt.» mi accusa.
«Cosa?!» la voce mi esce strozzata. «Cosa?» ora mi esce quasi urlando. «Come puoi pensare che faccio tutto io? Non l'ho mai detto mamma ma non sono io quella che bullizza sua sorella! E la vernice non mi sono divertita a buttarmela addosso, ma è stato proprio Matthew. Ma tanto, qualunque cosa dirò tu crederai a lui, vero?» sbotto.
«Vai in camera tua, Silvia. Non ti azzardare ad uscire.»
Le lacrime scendono dal mio viso mentre corro in camera mia. Non posso crederci.
Dopo tutto quello che mi ha fatto, non si è fermato davanti ai nostri genitori.
È sempre stato il preferito. Matthew può fare quello, Matthew ha talento per quell'altro, Matthew sarò brillante da grande. E Silvia? Bé, lei è semplicemente un disastro.
Bussano alla porta, ma io non rispondo.
«Hey Chip.» Maya entra nella mia stanza.
Io sono seduta sul letto, mentre abbraccio un cuscino, immaginandomi al suo posto un paio di occhi blu scuro. «Hey» sussurro appena mi accorgo di non averla salutata. Si siede affianco a me, mentre mi bacia la fronte.
«Perché l'hai fatto?»
«Non mi credi neanche tu?»
«Silvia, io-» «Vattene! Vattene! Sei esattamente come Matthew e mamma.»
La spingo lontana da me, non tanto forte da farle male, ma abbastanza da allontanarla. Mi guarda, ferita, e se ne va. Non mi importa se l'ho ferita. Perché nessuno mi crede?
Dopo questa non credo che perdonerò Matthew molto facilmente quando rimetterà la testa a posto.
Può farmi male psicologicamente, fisicamente, può allontanarmi dagli amici, dai conoscenti ma non può mettermi contro la famiglia. E lo ha appena fatto.
Non voglio fargliela pagare; ma credo che non potrò mai più tornare a fidarmi, a fare delle cose con lui senza avere paura che menta e pieghi il coltello nella manica. Credo semplicemente che solo ora mi stia rendendo conto di come sia cambiato mio fratello, di che razza di persona è diventata e di come sta trasformando i miei genitori e mia sorella. E solo ora mi accorgo, che non posso passare un minuto di più in questa casa, in questa città, con queste persone.

* * * *

Aspetto che sia tardi per alzarmi dal letto. Ormai saranno le quattro del mattino, considerando che sono tornata dalla festa all'una e mezza e sono rimasta in camera tutto il tempo. Prendo un borsone ed una valigia, mettendoci dentro dei vestiti che andranno bene per i prossimi giorni. Prendo lo spazzolino, un paio di dentifrici, il portafogli e le chiavi della macchina poste vicino al telefono. Per qualche mese economicamente dovrei stare bene, grazie alle numerose paghette e ai lavori estivi come cameriera.
Non che economicamente stiamo messi male, per carità, ma voglio sentirmi indipendente almeno quando non devo concentrarmi sullo studio. Mi passo una mano tra i capelli, riflettendo se ho preso tutto.
Nonostante appena mia sorella se ne è andata abbia fatto la doccia, levando tutta la vernice dalla pelle e dai capelli, sento ancora l'odore. Ed ora è molto peggio, un mix di shampoo e vernice da muro.
Prendo anche il telefono ed il caricabatterie, mettendoli nella tasca posteriore dei jeans.
Afferro al volo il borsone e la valigia, sollevandoli per evitare di fare rumore. Non sono mai scappata, mai, ma ci ho pensato così tante volte che sembra quasi di aver raggiunto un obbiettivo. Appena entro nella macchina il familiare adore di limone mi accoglie. Ho messo uno di quei profumi per la macchina, uno di quelli simpatici che si appendono allo specchietto.
Guido per alcuni metri, rilassandomi immediatamente. Il guidare mi ha sempre rilassato, beandomi di una sensazione unica. Come se controllassi finalmente qualcosa.
Dopo poco, però, un'idea mi balena nella mente. Non so dove andrò, o per quanto resterò via per cui lo volevo almeno ringraziare per oggi. Tuttavia sono le quattro di notte, non so se sta dormendo, o se sta facendo altro. Decido quindi di mandargli un messaggio, se mi risponderà bene, altrimenti non importa.

Sil: Hey, sei sveglio?
Tobias: Hey, sí. Perché? :)
Sil: Ci possiamo vedere un attimo? È urgente...
Tobias: Dove vuoi vedermi?
Sil: Sei a casa, giusto? Sono in macchina, se mi dici dove abiti vengo da te
Tobias: Bellevue street numero 4
Sil: Sto arrivando :)

Almeno è sveglio, ed ha accettato di vedermi. Credo che sia l'unico conto in sospeso che ho qui. Quando arrivo a Bellevue Street inizio a guardare tutti i numeri civici, e la cosa risulta leggermente difficile a causa della scarsa luminosità. Mi accorgo di essere arrivata a casa di Tobias non dal numero civico, ma proprio a causa sua, dato che cammina avanti ed indietro davanti al giardinetto di casa. Parcheggio lí davanti e il ragazzo dagli occhi blu finalmente mi nota. Mentre scendo dalla macchina lui corre verso di me e appena siamo abbastanza vicini mi abbraccia.
«Ciao» sussurro appena si stacca leggermente.
«Cosa c'è di urgente? Mi hai fatto preoccupare.» sussurra con tono preoccupato. I suoi occhi sono leggermente spalancati e si morde il labbro, con fare nervoso.
«Me ne sto andando. Matthew ha detto che io tratto male lui ai miei, e a dire altre cose per apparire come la vittima. I miei genitori neanche mi hanno fatto spiegare niente, e non ce la faccio più Tobias.» sbotto mentre chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie. A causa di tutto questo casino, ora ho un mal di testa assurdo.
«E perché hai voluto vedere me?»
Alzo una spalla. «Volevo salutarti, e ringraziarti. Sei stato l'unico ad avermi capita e difesa. Volevo solo dirti grazie, perché non so quando tornerò o dove andrò per cui... sono venuta qui, ecco.»
«Hey, non c'è di che, Sil. Quando partiamo?» afferma facendo uno di quei suoi sorrisi mozzafiato. Ha sul serio detto che partiamo insieme, o sto immaginando tutto? Sono confusa, perché vorrebbe scappare con me?
«Non mi guardare in quel modo. Vado a prendere una valigia e mettermi delle scarpe, non credo mi faranno guidare con le pantofole, giusto?» dice facendomi ridacchiare. Annuisco mentre mi da un bacio sulla guancia e si avvia nella sua casa. All'esterno le pareti sono bianche, disegnate a stile dei mattoncini. È a più piani, due per la precisione, e su un terzo piano si trova la soffitta, si può notare dalla finestra ovale posta al centro del muro, mentre il resto delle finestre sono quadrate. Per quanto riguarda il giardino è ben curato, la staccionata bianca è ricoperta di edera mentre i cespugli fanno una seconda barriera naturale. Ai lati della porta principale ci sono due piante sempre verdi, mentre il giardino è coperto di piante e fiori. Non completamente, ma neanche in ordine, le piante sono situate un po' a cavolo, ma dona al giardino. Al lato sinistro c'è un piccolo gazebo bianco, e sotto esso si trova un tavolo in legno con sei sedie accostate mentre alla sinistra si trova il barbecue.
Dopo qualche minuto ad osservare in giro decido di riposarmi, appoggiandomi alla macchina e chiudendo gli occhi mentre aspetto un ragazzo appena conosciuto, con cui sto per scappare via dall'inferno.

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