Capitolo 13

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Quando mi sveglio, istintivamente sul mio volto nasce un sorriso ricordando la sera scorsa. Dopo esserci baciati per circa un'ora, mi ha spiegato meglio la sua situazione famigliare, e dire che è complicata non rende un'idea. Dopo, siamo tornati in questo Resort, mano nella mano. Inutile dire che appena sono entrata in camera ho urlato di gioia come una pazza, e credo che di pazzia ce ne ho ancora molta. Insomma, mi ha baciata! Mi alzo di scatto, chiudendo meglio le tende, per assicurarmi che nessuno mi veda. Poi salgo sul letto e inizio a saltarci sopra. Lo so, sembro una bambina di due anni, ma non so come altro scaricare l'adrenalina. «Gli piaccio!» inizio ad urlare, mentre inizio a saltare e girare contemporaneamente su me stessa.
Infondo, c'è un po' di disagio in tutti noi, perché non dimostrarlo ora? Non potrei mai con Tobias, penserebbe che sono troppo strana e non voglio che scappi il giorno dopo che ci siamo messi insieme. Perché stiamo insieme, giusto? Non lo so, spero di sí. Continuo a saltare e ridere, dopo aver preso un cuscino e averlo stritolato al petto.
«Sil, non hai chiuso la porta a chiave. Come st-» mi blocco appena sento la sua voce, anche se sono ancora di spalle. «Cosa stavi facendo?» domanda senza neanche finire la prima frase, mentre chiude la porta.
«Uhm... stavo... mi stavo alzando.» balbetto, girandomi solo dopo aver trovato questa scusa. Ride, ride di gusto mentre mi scruta da testa a piedi. Non posso fare a meno di arrossire. Un po' per il ricordo nitido di ieri sera, un po' per come mi ha trovato ora, ed un po' perché indosso il pigiama.
«Lo vedo che sei alzata.» scherza, mentre viene più vicino a me. «Sul serio, che stavi facendo?»
«Te l'ho detto, mi stavo alzando. Ho deciso che alzarsi così è molto meglio.» mento mordendomi il labbro.
«Quindi, il fatto che stavi urlando a squarciagola che ti ho baciato è perché ti stavi alzando?» aggiunge mettendosi di fronte a me. Sono leggermente più alta, ora, ma solo perché sono ancora sopra il letto. Non posso credere che mi abbia sentito. Che cogliona che sono.
Credo che, in questo momento, la mia faccia sia bordeaux. «Mi stavi spiando.» sussurro leggermente a disagio. Scherzo quando dico 'leggermente', perché in realtà sono completamente a disagio.
Alza una spalla, come se nulla fosse. «Mi mancavi, e poi la porta era praticamente aperta. Preferivi che fossi un'assassino?» domanda, ma io sono ferma alla prima frase.
"Mi mancavi." Dopo questa, se dovessi morire morirei felice. Continuerei a fare il ballo della gioia, come poco prima, ma Ias è ancora davanti a me e non mi sembra più il caso. L'ho già shockato più di quanto non volessi.
«Uhm.» è l'unica cosa che mi esce dalle labbra, le stesse che Tobias ha sfiorato con le sue.
«Mi sento basso, puoi scendere da lassù mia dama?» scherza mentre mi porge la mano, che afferro prontamente per aiutarmi a scendere.
«Se è per dire che fa strano trovarmi alta perché sono bassa, preparati a morire.» ringhio appena i miei piedi toccano terra.
«Non potresti mai, ti mancherei troppo.» mi schernisce ad un palmo dal mio viso.
Mi mordo il labbro, indecisa se dire quello che penso o meno, anche se probabilmente risulterei smielata. Tobias segue il movimento del mio labbro, e leggo una strana scintilla nei suoi occhi.
«Forse è vero.» ammetto, non scherzando più. Per tutte le cose carine e dolci che mi ha detto fin ora, immagino toccasse a me dire qualcosa per farlo sorridere. Ed è proprio quello che fa, prima di far scontrare le nostre labbra morbide. Le mie mani ritornano tra i suoi capelli, tirandoli leggermente e facendogli scappare dei mugoli d'assenso. Le sue dita affusolate accarezzano il mio volto, facendomi riempire la schiena di brividi piacevolmente freddi. Le nostre lingue danzano una coreografia tutta loro, in un universo dove ci siamo solo lui ed io.
Eppure, dentro di me scatta il pannello d'allarme. Quello che mi ricorda che disastro sono, e che siamo in una camera da letto. Da soli.
Non voglio correre troppo, e voglio che lo sappia. Ma sono combattuta, perché non voglio neanche staccarmi da lui ora, adesso che ho scoperto il detto "stare in paradiso".
«Ias.» biascico ancora vicino alle sue labbra. «Non voglio andare troppo veloce.»
Sorride mentre mi da un bacio sul naso. «Lo so.» sussurra. «Non faremo niente che non vuoi.»
Annuisco, prima di ripremere le mie labbra con le sue. Sa di menta e cioccolato. Il bacio é dolce, lento, anche se ne avevamo voglia entrambi. Quando i nostri respiri si fanno affannosi, e quasi moriamo soffocati, ci stacchiamo, ma Tobias poggia la fronte sulla mia, in modo che i respiri si mescolino tra loro. Lo guardo, e ancora mi stupisco di quanto sia bello.
«Ti sei dimenticato di farti la barba.» sussurro divertita, mentre gli sfioro il mento.
«Avevo cose più belle da fare.» ribatte mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Tipo?»
«Tipo venire qui.» dice in un modo talmente dolce da farmi sciogliere. Un sorriso si forma sulle labbra di entrambi, e, se solo il mio respiro si fosse regolarizzato, lo bacerei di nuovo.
«Dai, vatti a preparare così usciamo un po'. Io vado nella mia stanza.» afferma prima di staccarsi la me. Un piccolo sbuffo esce dalle mie labbra, non voglio che se ne vada. Comunque, la parte ancora razionale di me -che Tobias ancora non ha fatto andare in fumo- sa che ha ragione. Mi devo preparare e poi potremmo uscire. Lo posso baciare anche dopo. Sempre se state insieme. Mi ricorda il mio subconscio, facendomi salire un magone alla gola. Annuisco, mentre mi da un veloce bacio sulla guancia e poi esce.
Mi avvio verso la valigia, ancora indecisa su cosa mettere. Opto per dei pantaloncini corti di jeans blu scuro ed una maglietta nera a maniche corte. Poi vado in bagno.
Una volta spogliata entro in doccia, e apro l'acqua. Circa i primi trenta secondi il getto è freddo, facendomi rabbrividire, ma dopo diventa tiepido provocando calore. Il bagno si riempie velocemente di condensa, annebbiando lo specchio e aumentando la temperatura della stanza. L'acqua bollente quasi mi scotta, ma da un lato è rassicurante. Non so esattamente perché, ma so che é così.
Inizio a canticchiare la prima melodia che mi viene in testa, mentre mi massaggio la nuca oramai piena di schiuma dovuta allo shampoo. Faccio questo procedimento per tre volte, prima di decidermi ad uscire dalla doccia. Apro di scatto le ante, ed il freddo invade il mio corpo. A passo svelto prendo l'accappatoio e lo indosso. Una volta asciugata e vestita, lascio i capelli bagnati. Mi limito ad asciugarli con un'asciugamano ed a pettinarli. In fondo siamo ancora in piena estate, si muore di caldo, perciò posso permettermi di lasciare i capelli umidi. Appena pronta, mi metto le mie amate converse bianche -che ora sono più grigie che altro- . Mi scompiglio un po' i capelli, dato che dopo averli pettinati sono rimasti tutti attaccati alla nuca, a causa dell'acqua che li ricopre. Mi schiarisco la voce, prima di aprire la porta ed andare di fronte a quella di Tobias, affianco alla mia. Appena busso sulla soglia appare quest'ultimo, sorridendo e facendomi spazio. La sua stanza, è identica alla mia, solo forse più ordinata. Strano, per un ragazzo; ma d'altronde è strano che una ragazza sia disordinata. Eccoci, le due eccezioni che mandano a quel paese questa teoria.
«Pronto?» gli domando, quando noto che sta prendendo il portafogli ed il cellulare.
«La vera domanda è: sei pronta per surfare di nuovo?» ribatte ridacchiando leggermente.
In questa settimana ho provato a stare in piedi sopra la tavola, ma ancora non ci sono riuscita. Ma d'altronde, se non mi esercito non ci riuscirò mai.
«Sí. Anche se, sei sicuro che uno squalo non mi prenda per una foca e mi mangi?»
«Mangia prima me, che sono già nell'acqua.» mi rassicura, per modo di dire. Mi aspettavo che dicesse "non ci sono squali" o roba del genere, non che muore prima lui.
«Molto rassicurante, sul serio.» affermo mentre sbuffo.
Fa un passo verso di me. «Ma come, non lo sai che il mio secondo nome é rassicurazione?» mi schernisce mentre un sorriso divertito si fa spazio tra le sue labbra. Scuoto la testa, mentre le nostre facce sono a meno di cinque centimetri di distanza. «Nessuno tocca la mia ragazza.» sussurra questa volta serio.
Ed eccola, la conferma che stiamo insieme. Il mio cuore -che già stava battendo veloce- accelera ancora di più. «Quindi Ulisse può?» lo prendo in giro con un sorriso divertito sulle labbra. «Ti sei svegliata spiritosa, oltre che piena di energia.» ribatte mentre riprendo ad arrossire. «Scusa, se ho gioito alla notizia che il ragazzo che mi piace ricambia.» sussurro.
«E chi sarebbe questo ragazzo?» mi chiede mentre metto le braccia intorno al suo collo, giocando con le ciocche dei suoi capelli dietro la nuca.
«Non so se lo conosci...» rispondo. «ha gli occhi verdi, i capelli biondi, alto e palestrato.»
«Ah sí?» reagisce. «Io ieri sono uscito con una bellissima bruna.»
Scoppio a ridere. «Non credo proprio.»
«Vuoi vedere?» insiste, mentre continua ad avvicinarsi a me.
«Nah, tanto lo so che le more non sono il tuo tipo.» sussurro.
«E quale sarebbe il mio tipo?» chiede. Ora, quando parliamo le nostre labbra si sfiorano.
Alzo una spalla. «Dimmelo tu.»
«È bionda,» inizia. «Ha gli occhi tra il castano ed il verde, ha le labbra morbide, degli zigomi perfetti... è bassina...» L'ultima caratteristica, lo dice a posta per farmi arrabbiare.
«Non sono bassa! È colpa tua che sembri un gigante!» lo stoppo, allontanandomi di un paio di centimetri.
«Che c'entro io?» ribatte completamente divertito.
«Allora é colpa dei tuoi.» borbotto mentre Tobias non ce la fa più, e scoppia in una fragorosa risata. Dopo qualche secondo mi unisco anche io, appoggiando la testa sulla sua spalla. «Ti adoro.» sussurro contro il suo petto, non sentendomi ancora pronta di dire quell'altra parola. Lo sento sorridere e ne approfitto per dargli un bacio sul collo, proprio sotto la mascella. «Anche io.» sospira mentre gli do tanti piccoli baci sul viso. Ogni volta che i nostri corpi si toccano -o anche sfiorano- dei piacevoli brividi percorrono la schiena. E per la prima volta, non mi importa se se ne accorge, perché lui, prova esattamente le stesse cose.

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