Capitolo 7

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Finisco di armeggiare con i miei capelli e la spazzola, creando una delle migliori trecce fatte in vita mia. Dopo aver fatto una doccia e essermi preparata, io e Tobias abbiamo deciso di andare un po' in giro. Solo che, dato che mi dovevo asciugare i capelli, il ragazzo è andato in giro per l'hotel. Mi guardo allo specchio.
Mentre ieri i miei occhi erano spenti, tristi, ora sono vivi, carichi di adrenalina. Forse per essere felice, anche solo per qualche giorno, avevo sul serio bisogno di un cambiamento. E questo è il migliore che potevo fare.
«Sil.» in stanza entra finalmente Tobias. «Sei pronta?» «Sí.» gli rispondo sorridendo. Prendo un piccolo zainetto, uno di quelli neri in pelle, e ci metto dentro i fazzoletti, il telefono, le chiavi della macchina, i documenti ed il portafogli. Prendo anche una giacca, sempre di pelle nera, nel caso si alzi un po' di vento serale. Ne dubito, ma come si dice "prevenire è meglio che curare". Afferro prontamente la mano di Tobias, che intanto mi stava porgendo, mentre sul mio viso spunta uno stupido sorriso. Sorride anche lui, facendomi vedere i suoi denti bianchi e perfettamente dritti.
Camminiamo tutto il tempo mano nella mano, finché Tobias non lascia la mia per mettere il braccio intorno le mie spalle e avvicinandomi di più a lui. Dei brividi partono dal braccio fino ad arrivare alla schiena, e sono sicura che centrino con il ragazzo al mio fianco. Metto istintivamente il mio braccio intorno la sua vita, in modo da stare ancora più vicino di prima. Camminiamo verso il centro, e non ci mettiamo tanto, dato che l'albergo è in una buona posizione. Essendo pomeriggio, però, c'è molta gente che cammina, e quando Tobias mi chiede qualcosa non riesco neanche a sentirlo.
Si avvicina di più al mio orecchio, sussurrando.
«Cosa vuoi fare?»
Sinceramente non lo so, non sono mai venuta qui e non mi sono mai informata bene.
«Non lo so, cosa potremmo vedere?» chiedo, avvicinandomi io questa volta. Grosso errore, dato che ora ci troviamo a meno di cinque centimetri di distanza. Sento il suo respiro mescolarsi al mio, il mio cuore accelerare e i miei occhi scavare nei suoi. Ci fermiamo un attimo, in mezzo alla strada, come dei deficienti. Quella bolla magica viene rotta proprio da Tobias, che alza una spalla affermando che devo decidere io dato che non ci sono mai stata.
«Potremmo andare a mangiare, dato che sono le sei e mezza e non mangiamo da ieri sera. Poi, più tardi potremmo fare un giro qui intorno.» affermo, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Annuisce mentre mi stringe a sé e continua a camminare. Non so esattamente dove stiamo andando, ma semplicemente mi fido. Poi, quando inizio a vedere una grande insegna con su scritto Hard Rock Cafè capisco. L'Hard Rock è una catena famosa in tutto il mondo, conosciuta per i suoi deliziosi panini mentre ascolti musica rock. Tra l'altro, ogni pub è diverso dagli altri, dato che hanno decorazioni uniche tra di loro come strumenti musicali autentici delle band più famose, per cui non ci possono essere doppioni. «Ti piace l'Hard Rock?» domando sorpresa e contenta di aver trovato qualcuno con i miei stessi gusti, o per lo meno, simili.
«La vera domanda è: a chi non piace?» mi risponde facendomi ridacchiare.
Spingo leggermente la porta d'entrata, appena arrivata lí. Il pomello della porta è a forma di chitarra, come d'altronde in tutti i pub di questa catena. Appena si entra alla sinistra c'é il negozio, dove si possono comprare magliette, portachiavi o anche spille; di fronte c'è il bancone, di un colore rossastro, mentre i tavoli in legno sono sparsi per l'enorme stanza di colore bianco. Le decorazioni sui muri sono dappertutto, e qua e là si possono notare i televisori dove trasmettono i video ufficiali delle canzoni.
Un cameriere che avrà più o meno trent'anni ci accoglie, dandoci però la brutta notizia che bisogna aspettare circa dieci minuti prima di avere un tavolo libero. Tobias prenota, dando il mio nome come riconoscimento.
Solo che, il cameriere scrive il mio nome in modo sbagliato, scrive Sylvia invece di Silvia.
«Scusi,» richiamo la sua attenzione. «Silvia é con la i, non la y.»
«Oh, mi scusi signorina.» «Si figuri.» affermo prendendo il dispositivo che ci avviserà quando il tavolo sarà pronto. Mentre usciamo fuori, Tobias mi fissa. «Non sapevo avessi un nome straniero.» afferma una volta seduti su un muretto. Continuo a guardarmi intorno, «È italiano, i miei bis-nonni provenivano dall'Italia, quindi mia madre ci teneva a chiamarmi con un nome di quella nazionalità.» gli spiego. Ho sempre odiato il mio nome, perché tutti sbagliano a scriverlo, mettendo la y al posto della i. Non che sia un'errore cosí madornale, ma dà comunque un po' di fastidio.
Il ragazzo al mio fianco annuisce.
«Mi hanno chiamato, comunque.» affermo dopo qualche minuto. Non so perché gliel'ho detto, forse ho solo bisogno di qualcuno con cui parlare.
«La tua famiglia?»
«Sí, e anche Christina. Non so se la conosci, è la ragazza di Will. A te i tuoi non ti hanno chiamato?»
Scuote la testa. «No, io e la mia famiglia non stiamo in buoni rapporti, credo che stiano facendo i salti di gioia, ora.»
Faccio un sorriso finto, «Un po' come me e Matt?»
Annuisce prima di appoggiare la testa sulla mia spalla. «È che è così tanto complicata questa vita. Che abbiamo fatto di male, Sil?»
«Non ne ho idea. Ma almeno, ora ci possiamo aiutare a vicenda, no?»
«Sí.» sussurra alzando la testa. Le nostre facce sono vicine, e credo che ci stiamo per baciare. O almeno, finché il dispositivo non inizia a suonare e vibrare, ricordandoci che il tavolo è finalmente pronto. Mi allontano di scatto, all'inizio mi guarda confuso, ma quando gli indico l'oggetto annuisce e si avvia all'interno.
Appena entrata le luci soffuse mi fanno venire immediatamente sonno, per cui sbadiglio.
Il cameriere di prima, che scopriamo si chiama Axel, ci conduce ad un tavolo vicino il bancone ed un televisore.
«Cosa ordini?» chiedo a Tobias mentre ci sediamo e prendiamo in mano i menù plastificati. Alza una spalla mentre mi sorride.
«Non lo so, dividiamo i nachos?» Annuisco pensando a quanti ne siano. Praticamente mettono due chili di nachos con sopra le salse più improbabili e buone, rendendoli croccanti e saporiti. In genere, ne avanzano sempre un po', e per capirci, li dividiamo in cinque. Credo che, a questo punto, non ordineremo il panino.
«Io però voglio il Double Brownie.» specifico puntandogli il dito contro. Tobias annuisce mentre ride. Il Double Brownie è un dolce, con appunto il brownie ed il gelato. Anche quello da dividere, ovviamente.

* * * *

«Sei serio?» chiedo prendendo un cucchiaio dal dolce. Tobias mi sta raccontando come ha incontrato Zeke. Praticamente, l'ha quasi investito con una bici.
«Sí. Io stavo camminando, quando Zeke mi ha preso in pieno con la bici. Avevamo undici, o addirittura dieci, anni. Poi abbiamo scoperto di andare alla stessa scuola e dopo che l'ho minacciato di denunciarlo -e ovviamente scherzavo, più o meno- siamo scoppiati a ridere. Poi non ci siamo più separati.» afferma mentre ride, ricordando le scene, probabilmente. «Tu come hai incontrato Christina e Will?»
«Oh, bé Will ed io siamo amici dall'asilo. Era amico anche di Matthew, anche se non sa proprio tutta la storia. Chris invece in un modo un po' strano.»
«Più strano del mio con Zeke?» afferma Tobias inarcando un sopracciglio e spalancando leggermente le braccia.
«No okay, non mi ha mandato in ospedale con la bicicletta. Mi ha salvato dallo shopping di mia sorella. Io stavo lí, tutta imbronciata dopo l'ennesimo negozio mentre per mia sorella sembrava il primo, e Chris é venuta fingendosi una mia amica e mi ha portato via da lì. Poi siamo andate ad un bar a bere qualcosa insieme e siamo diventate amiche sul serio.» affermo ricordando lo shopping di Maya. Rabbrividisco solo al pensiero. È capace di stare in un negozio solo per ore, e non se ne rende neanche conto.
Tobias annuisce mentre nella sala si iniziano a sentire le prime note di Demons, degli Imagine Dragons. Inizio a muovere la testa a ritmo, conoscendola a memoria dato che è la mia canzone preferita. Vedo Tobias alzarsi e porgermi la mano. La afferro corrugando la fronte. Mi alza con lui mentre mette le mani sulla mia vita.
«Tobias, ma che cavolo stai facendo?»
«Shhhh, balliamo.» afferma portando le mie mani dietro il suo collo. Io inizio a ridere, appoggiando la fronte sulla sua spalla. Non voglio guardare, perché o mi perderei in un paio di occhi blu, o vedrei la gente fissarci. E una delle cose che più odio è essere al centro dell'attenzione. Balliamo per tutta la durata della canzone abbracciati, anche se è abbastanza movimentata, ed ogni tanto Tobias canta alcune strofe vicino al mio orecchio, dato che quasi sussurra.
E lí, in quell'esatto momento mi sento fottuta. Perché mi rendo conto, che ho passato così tanto tempo con lui e ci ho parlato così tanto, che me ne sto innamorando.

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