Capitolo 21

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«Ias.» borbotto ancora accoccolata al suo petto. Sono passati tre giorni da quel temporale, ed ho avuto sul serio la febbre. Tobias no, e meno male, credo mi avrebbe ucciso altrimenti.
Comunque, ne è valsa la pena.
Ci dovremmo alzare, abbiamo dormito insieme perché non se la sentiva di lasciarmi sola con l'influenza. Io gli ho detto che non stavo mica morendo, ma lui non mi ha dato ascolto. È stato dolce, e ringrazio ogni giorno di più per averlo di fianco a me.
«Mhhh.» È la sua risposta. Prende il cuscino da sotto la sua testa e se lo mette in faccia. «Chi ha acceso la luce?» borbotta poi. Mi mordo forte il labbro per non ridere, anche se una risatina mi scappa comunque. «È il sole, in realtà.»
Quando si leva il cuscino dal viso uno sbuffo gli esce dalle labbra. «Voglio dormire.» continua a lamentarsi. Ridacchio ancora prima di dargli un bacio sulla guancia.
«Va bene. Io esco e cerco qualche ragazzo carino a cui chiedere un giro turistico per Miami, allora.» lo provoco. Ci vuole qualche secondo e sento le sue braccia circondarmi la vita è stringermi più a lui.
«Non ci provare.» biascica sul mio collo. «Sei ancora influenzata. E fidanzata, nel caso te lo fossi accidentalmente scordata.»
Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo. Sono due giorni che siamo chiusi in camera perché Tobias non vuole che peggiori il mio raffreddore. Per carità, mi piace questo tipo di attenzione da parte sua, e anche la sua compagnia, ma vorrei uscire un po'.
Quello del cercare un ragazzo carino era ovviamente una scusa, non lo farei mai. Era solo per farlo ingelosire e per farlo svegliare.
«D'accordo, ho capito. Che facciamo allora?» chiedo girandomi e guardandolo.
Bellissimo.
È la prima cosa che penso appena incrocio i suoi occhi. Tobias è sul serio bellissimo, è uno di quei ragazzi che andrebbero chiusi in casa a vita per essere troppo belli. Per sua fortuna però, non sono ancora così egoista e pazza da rinchiuderlo in casa per non farlo vedere ad altre ragazze.
«Film?» domanda baciandomi la punta del naso.
«Film.»

                                       * * * *

La risata di Ias riecheggia in tutta la stanza, sovrapposta a quella dei miei singhiozzi.
«Smettila di ridere!» gli urlo contro. «Groot è morto, capisci? Non puoi ridere ad una cosa del genere!»
Mi sto ovviamente riferendo al film Marvel "I guardiani della Galassia 1" dove nella parte finale Groot si sacrifica per salvare gli amici.
Inutile dire che sto piangendo da quando ha preso quella decisione, e Tobias ha iniziato a ridere sentendo i miei numerosi singhiozzi e le lacrime del coccodrillo solcarmi il viso.
«Scusa.» afferma con tono divertito, mordendosi il labbro per non ridere davanti a me. Se gli sguardi potessero uccidere, Ias sarebbe già morto e sepolto.
«Idiota.» borbotto mentre mi asciugo le restanti lacrime. Ma, hey, Groot è il mio personaggio Marvel preferito e non si tocca.
«Sul serio.» si schiarisce la voce. «Scusa, non volevo insultare un'albero fatto al computer.»
Dopo questo credo sul serio che non gli rivolgerò la parola per il resto della mia vita. Tobias continua a ridere per la sua battuta, provando a prendere la mia mano. Mano che sposto bruscamente, giusto per fargli capire quanto la Disney e la Marvel siano sacri, anche più di un ragazzo.
«Sil.» sussurra ormai calmo. Io continuo a guardare dritto davanti a me lo schermo del computer, dove appaiono i titoli di coda.
«Non hai più il diritto di chiamarmi così, dopo questo.» gli dico in tono freddo.
Reazione esagerata? Forse.
Sono sul serio arrabbiata? No. Insomma è Tobias, come si fa a tenergli il muso per più di cinque minuti?
Ma per quanto ho voglia di baciarlo deve capire che ho dei principi anche io. Strani, lo ammetto, ma li ho anche io.
«Piccola.» sussurra ancora mentre mi bacia, molto lentamente, il collo. «Perdonami.»
Sento i suoi baci umidi salire sempre più su fino alla mascella. Chiudo gli occhi e dalla mia bocca escono dei rumorosi sospiri. In quel momento mi pento di non aver acceso l'aria condizionata, perché mi sento completamente in fiamme. Tra l'altro, quel piccola pronunciato in quel modo non aiuta per niente, contribuisce solo a mandare più in tilt il mio cervello.
Mi giro verso di lui, dato che per vedere il film gli davo le spalle e la mia schiena era appoggiata al suo petto. E credo che vado sul serio in tilt quando vedo i suoi occhi. È incredibile come ogni volta mi tolgano il fiato, come se fosse la prima volta che li vedo. Lo guardo, senza dire niente e lui guarda me.
Mi scruta tutta, si sofferma sugli occhi, il naso, gli zigomi, le labbra.
Perché sono sua, come lui è mio. Perché non vorrei nessun altro al di fuori di lui. Perché cerco nella gente i suoi occhi. Perché il mio cuore accelera solo al sentire il suo nome. E lo amo, lo amo più di qualunque altra cosa al mondo.
«A che stai pensando?» interrompe dolcemente i miei pensieri, mentre la sua mano passa delicatamente vicino la mia guancia.
«Mi sto rendendo conto di una cosa.» sussurro.
«Cosa?»
«Sono nata per essere tua. Tua e di nessun altro.» ammetto mentre mi avvicino ancora di più al suo viso.
«Ti amo, Sil, da morire.» afferma mentre le nostre mani si incrociano e non si lasciano più. «Ti amo anche io, da impazzire.»
«Che per te è peggio di morire.» ragiona. Non rispondo, mi avvicino a lui, fino a far sfiorare le nostre labbra. I nostri petti sono uniti, le gambe incrociate, i cuori sincronizzati. Ogni mio battito è uno suo, ogni brivido che sento percorre anche la sua schiena. Perché siamo diversi, siamo distrutti, ma ci sappiamo amare nei migliore dei modi. Perché ci rendiamo più forti di quel che siamo, più coraggiosi di quel che pensiamo.

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