Capitolo 20

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Il rumore dell'insistente pioggia mi fa alzare gli occhi al cielo. Sarà almeno un'abbondante ora che siamo parcheggiati al lato della strada per la pioggia troppo forte. Qui a Miami, essendo una città tropicale, piove molto spesso ma sono rari i temporali come questo. La pioggia incessante ricopre tutto intorno a noi, e ad un certo punto neanche i tergicristalli riuscivano a levare tutta l'acqua che accumulava il vetro, così ci siamo fermati. Dopo varie imprecazioni da parte del mio ragazzo l'unico suono udibile è quello dell'acqua sull'asfalto. L'unico lato positivo della pioggia è l'odore che rilascia una volta finito il temporale.
Il pollice di Tobias fa movimenti circolari sul mio palmo, riempiendo la mia schiena di brividi. «Che cazzo.» continua a sbraitare Ias. «Proprio oggi doveva piovere?»
Dovevamo andare un po' in giro nei dintorni di Miami, e cercare qualche posto carino dove mangiare. Questa altrimenti sarebbe stata la quarta sera che avremmo passato a cenare in albergo. Di Miami non abbiamo visto molto, passiamo la maggior parte del tempo in spiaggia e ce ne siamo accorti solo oggi.
Oggi, che piove.
Da piccola odiavo la pioggia, trovandola triste e noiosa; mentre ora quando piove sono quasi contenta. Certo, levando situazioni come queste. Comunque, tornando al mio amore per la pioggia si è manifestato più o meno quando avevo quindici anni. Arrivi ad un certo punto dove ti accorgi che alcune cose che odiavi, sono le più rassicuranti e piacevoli. Da piccola non mi piaceva neanche il colore nero, mentre ora è il mio secondo preferito.
«Mi sono stupita che non ha piovuto per tre settimane, Ias, ringrazia il cielo.»
«Mi avevi promesso che mi portavi al negozio degli m&m's oggi!» mi ricorda facendo la voce da bambino. Ridacchio mentre gli accarezzo una guancia.
«Ci andiamo domani, okay? Te lo prometto.» rispondo per metà seria.
Gli m&m's sono delle caramelle al cioccolato, a detta mia una delle migliori. Dato che so dove si trova il negozio ufficiale a tre piani, e so che Tobias è un mangiatore di cioccolato provetto, gli avevo promesso che oggi lo avrei portato e che avremmo passato lì tutte le ore che voleva. Adesso spiegato credo sia più chiaro perché sta borbottando insulti alla natura da una mezz'ora buona. «Va bene.» si arrende prima di lasciarsi cadere a peso morto sul sedile. Guardo fuori al finestrino, osservando casa che fisso da tempo indeterminato. Saranno dieci minuti, o forse venti. Non lo so, e non credo possa cambiare qualcosa, quindi non mi interessa.
Le goccioline che scendono dal finestrino mi fanno ritornare bambina, a quando inventavo dei nomi per ogni goccia e facevo le gare. La prima che scendeva fin giù era la vincitrice. È stato uno shock crescere e scoprire che lo fanno tutti i bambini. Pensavo di essere speciale, almeno su quello. Ora non gli do tanta importanza,infondo è solo uno stupido gioco anti noia.
Se la pioggia continuerà  a scendere incessante come in questo momento credo che passeremo la notte in macchina. Il telefono a mala pena prende, e da temporale fino a domani mattina. Fantastico, direi.
In più la casa di fianco alla nostra macchina ha un non so che di tetro. Non so se per la pioggia, o per il colore scuro delle pareti. È una casa modesta ad un piano, con la soffitta al secondo. Ha giusto due finestre ai lati della porta in metallo con innumerevoli serrature in ferro. Il grande giardino che ricopre la proprietà è completamente trascurato, le sedie poste sopra al tavolo esterno sono arrugginite e rotte, le piante sono per lo più secche e morte. Se non fosse per la luce accesa al lato sinistro dell'abitazione direi che è abbandonata. Un fulmine illumina il cielo cosparso di nuvole grigie, esattamente dietro la casa.
«Ias.» sussurro quando la noia prende il sopravvento.
«Sí?»
Un sospiro mi esce dalle labbra. Odio queste situazioni dove non puoi fare niente e sei bloccato in macchina. Un tuono mette fine al silenzio che ho creato per cercare di formulare la domanda.
«Vuoi fare una pazzia?» domando, ma non so quanto possa avermi capito. Corruga la fronte, completamente confuso.
«Dipende.» risponde. «Se per pazzia intendi andare in quella casa da film dell'orrore io resto comodamente seduto qui.»
Mi mordo una pellicina dell'unghia ma senza trattenere un sorriso.
«Vuoi scendere ed andare sotto la pioggia con me?» domando ancora tutto d'un fiato.
Ho sempre sognato di fare almeno una di quelle cose da film romantico e smielato. E dato che amo Tobias, e che siamo bloccati sotto la pioggia, perché no?
La sua risata riecheggia in tutta la macchina. «Sei tutta matta, lo sai?» ammette togliendosi la cintura. Il mio sorriso si allarga ancora di più, per quanto possibile, quando capisco che stiamo per scendere dall'auto. «E se mi verrà la febbre sarà colpa tua.»
Annuisco aprendo lo sportello e buttandomi a capofitto nella pioggia. L'odore di erba bagnata mi giunge alle narici facendomi sentire bene. È uno dei migliori odori in assoluto. L'acqua mi arriva ovunque; bagnandomi i capelli, il viso, i vestiti, le scarpe. Una risata mi esce dalle labbra. Ogni santa volta che pioveva e stavo a casa, e provavo ad andare sotto la pioggia, solo per allargare le braccia e bearmi delle sensazioni, i miei genitori me lo impedivano.
È proprio quello che faccio. Allargo le braccia e giro un paio di volte su me stessa, alzando la testa. L'acqua continua a scendere copiosa dal cielo e facendo rumore. Un'allarme di una casa si sente in lontananza, ma cerco di ignorarlo.
Due braccia mi cingono la vita da dietro e Tobias mi bacia la nuca. «Bello, eh?» afferma con voce alta a causa del forte rumore della pioggia. Annuisco mentre mi giro verso di lui e rido. Rido, perché non mi sono mai sentita più libera di così. Forse potrà essere banale sentirsi in questo modo solo per stare sotto la pioggia di proposito, ma non per me. Non per una ragazza che ha passato tutta la sua vita sotto rigide regole da parte della famiglia. Ias mi prende il volto con le mani, prima di darmi un bacio a stampo. Sa di acqua misto al cioccolato.
«Vuoi ballare sotto la pioggia con me?» mi chiede porgendomi la sua mano. L'afferro prontamente, intrecciando le dita con le sue. Inizia a canticchiare una melodia che non conosco, mettendo una mano sulla mia vita e l'altra stretta ancora alla mia. Le mie dita vanno tra i suoi capelli, giocando con alcune sue ciocche. L'acqua continua a cadere incessante su di noi, bagnandoci tutti. Lascia la mia vita per farmi fare una giravolta e poi ristringermi a sé. «Ti amo.» sussurra vicino al mio orecchio. Mi bacia la tempia prima che io risponda.
«Ti amo anche io.» Stringo la sua mano più forte e mi avvicino ancora di più a lui. Appoggio la testa sul suo petto, per rilassarmi e sentire il suo cuore. Sta battendo veloce, quasi più del mio.
Brividi del tutto freddi attraversano la mia schiena quando alcune dita di Tobias accarezzano i miei fianchi da sotto la maglietta. Non mi da fastidio, anzi. È una sensazione piacevolmente bella. I brividi non sono a causa della pioggia, o del freddo, ma del ragazzo difronte a me. È normale sentirsi così bene con una persona anche se la si conosce da poco? È normale amarla così tanto? Come se non potessi fare a meno di lui, e lui di me. E anche se forse non succede a tutti, non m'importa. Basta che c'è lui ed io sto bene. Basta vedere il suo sorriso e sono felice anche io. Forse è questo il significato di amare una persona: mettere la sua felicità, prima della propria.

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