Capitolo 8

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«Everybody says "say something"
Say something, say something
Then say something, say something, then say something» cantiamo a squarciagola io e Tobias. Il vento causato dai finestrini aperti scompiglia i miei capelli sciolti: sono sicura che a fine giornata avrò un nido in testa.
Sto guidando io oggi, dopo aver lottato perché il ragazzo al mio fianco voleva continuare a guidare, ma alla fine ho vinto io ed ora cantiamo canzoni a squarciagola per far passare il tempo.
Ieri, dopo aver finito di ballare all'Hard Rock siamo andati al negozio per prendere un souvenir. Io ho preso una maglietta, mentre Tobias una felpa. Poi abbiamo fatto un giro lì intorno, ammirando Atlanta di notte. Era bellissima con tutti i grattacieli accesi, e mi è dispiaciuto stamattina andarmene. Ma ci potremo tornare tra qualche mese, magari.
Per quanto riguarda la mia famiglia, non l'ho chiamata e non credo mi abbiano più cercato dopo il messaggio "rassicurante" che ho mandato. Comunque non lo so con precisione, dato che poi non ho più acceso il telefono.
«Sil.» la voce rassicurante di Tobias mi distrae dai miei pensieri.
«Che c'è?»
«C'è un parco giochi.... ci andiamo?»
Noto che il ragazzo dagli occhi blu ha ragione, e che effettivamente alla destra della strada c'è un parco giochi con tanto di montagne russe.
Ho sempre amato i parchi divertimenti, per cui non perdo tempo a mettere la freccia ed a dirigermi verso il parcheggio.

* * * *

Una volta presi i biglietti ci avviamo all'interno del così detto "Adventure Park" attrezzato di montagne russe, tronchi, scontri e case dell'orrore. Prendo una cartina, giusto per non perderci all'interno e noto che non è così tanto piccolo come pensavo all'inizio.
Tobias si mette dietro di me, per guardare la cartina, e sento il suo respiro caldo sulla mia nuca. Un brivido freddo attraversa la mia schiena, e spero con tutta me stessa che non se ne sia accorto. Se è così, non me lo fa notare. Anzi, mi propone di fare una foto. Prende il suo iPhone dalla tasca dei pantaloni, mentre seleziona la telecamera. Poi mi circonda la vita con le braccia, da dietro. Poggia la testa sulla mia spalla e ,da brava ragazza quale sono, mentre sta scattando le foto faccio la linguaccia, mentre il suo sorriso si trasforma in un divertente broncio. Tutto questo mentre il cellulare continua a scattare le immagini.
Appena finito le guardiamo, scoppiando a ridere subito dopo vedendo le nostre imbarazzanti facce.
«Siamo fotogenici.» affermo mentre mi asciugo le lacrime a causa delle risate.
«Sono pienamente d'accordo.»
Dopo la sua affermazione, prendo la sua mano e lo trascino fino alle montagne russe, la mia attrazione preferita fin da quando sono piccola.
«Dobbiamo fare per forza questa giostra?» afferma Tobias deglutendo rumorosamente e guardandomi in modo serio. Lo guardo confusa, non riuscendo a decifrare i suoi occhi. Poi, però, capisco.
«Hai paura della velocità?»
Il ragazzo dagli occhi blu scuote la testa, «Della velocità no, ma dell'altezza sí.»
«Allora non la facciamo.» dichiaro alzando una spalla e sorridendo. Mi inizio a dirigere verso le macchine a scontri, quando sento la mano di Tobias prendermi il braccio.
«Sai, forse la voglio fare. Non posso vivere sempre nella paura.»
«Deve essere un divertimento, non dovresti farle se non sei sicuro.»
«Sarà divertente. Non ci ho mai provato, quindi, perché no? E poi ci sei tu con me.»
«Non è che mi muori di infarto?»
Mi fa cenno di no con la testa, mentre sul suo volto si fa spazio un bellissimo sorriso.

* * * *

TOBIAS'S POV
Credo che la ragazza al mio fianco dovrebbe avere un premio per tutta la pazienza che avuto oggi con me. Stamattina, durante le montagne russe, credo di averle staccato la mano talmente gliela stringevo, e l'ho fatta diventare sorda per quanto urlavo di terrore. Non che lei non urlasse, Dio solo sa quanto urlava, ma di gioia. È un po' diverso. E poi le ho rotto le palle tutta la mattina per avere lo zucchero filato. Lei non lo voleva dividere, io invece non lo volevo intero, ed ho insistito così tanto che alla fine ha ceduto.
Poi abbiamo fatto tutte le attrazioni, ce ne mancava solo una, e la stiamo facendo in questo momento. È la postazione di sparo.
C'è uno scenario con dei cowboy e gli ambienti tipici di quell'epoca, danno un fucile - ovviamente finto- e bisogna sparare. Io l'ho già fatto, Sil lo sta facendo ora perché prima tutte le postazioni erano occupate.
Guardo la ragazza a fianco a me, guardo come chiude un occhio per prendere la mira. Guardo i suoi capelli legati in una coda oramai tutti spettinati, il sorriso che ha sulle labbra, le guance arrossate a causa dello sforzo, la spalla dove ha appoggiato il fucile per prendere bene la mira, gli occhi castani-verdi che brillano dalla felicità. Guardo com'è carina.
E sono così arrabbiato con la sua famiglia, per averla ridotta in questo modo. Sono così arrabbiato con Matthew Prior, che non se ne ha un'idea. L'ha presa in giro, picchiata, l'ha ignorata e ora le ha levato la fiducia della propria famiglia. Non so come si fa ad essere così cattivi.
Per quanto riguarda la mia situazione famigliare, non ne ho ancora parlato con lei. Non perché non voglio, ma perché è tutto complicato e dovrei dirglielo con calma. Probabilmente si chiede perché ho insistito per venire con lei, conoscendo quanto é curiosa, ma non ha mai fatto domande e di questo gliene sono infinitamente grato.
«Non ce la farai mai, nanetta.» affermo vedendo che non riesce a colpire un bersaglio. Tra l'altro, adoro quando si innervosisce e dirle che è bassa la fa imbestialire.
«Nanetta a chi?» ribatte appena ha finito il turno, mettendosi di fronte a me e sollevandosi sulle punte per sembrare più alta. Con scarsi risultati, dato che la sua fronte continua ad arrivarmi sotto il naso.
«A te.» affermo con tono divertito, osservando come assottiglia gli occhi e mi guarda male.
«Non sai che i più bassi sono i più intelligenti?» ribatte con tono altezzoso e toccandosi i capelli, recitando la parte della vanitosa. Perché lei non lo è per niente. Non ho mai conosciuto nessuno più insicuro di sé stesso.
«Mi stai dando dell'idiota?»
Sil annuisce mentre la guardo male io, ora.
«Preparati a correre.»
E prende quella affermazione alla lettera, dato che ride mentre inizia a correre via.
Facciamo zigzag tra le persone, le schiviamo e le urtiamo ma continuiamo a correre.
Ogni tanto la bionda di gira a guardarmi, per vedere se l'ho raggiunta o meno.
Purtroppo per lei fino a quest'anno ho praticato baseball, per cui la raggiungo dopo qualche minuto. Fa un urletto appena la prendo e le inizio a fare il solletico. Si inizia a dimenare tra le mie braccia e ridere, ma non mollo la presa.
«Ti prego basta!» afferma tra le risate ad un certo punto. Continuo, non volendo smettere.
Se la lascio lei non resterà tra le mie braccia e smetterà di ridere. E per me sarebbe come non essere felice.
«Buonasera a tutti. Vi ringraziamo per essere venuti al nostro parco giochi, oggi. Per chi volesse vedere i fuochi d'artificio si dirigesse verso l'entrata del parco. Grazie ancora, e speriamo che la giornata sia stata di vostro gradimento.» Smetto di farle il solletico solo per sentire l'annuncio proiettato dai megafoni posti sui lampioni. Oramai è sera inoltrata, sarà bello vedere i fuochi.
«Li vediamo?» mi chiede Sil sistemandosi la coda. Annuisco mentre sorrido e la fisso.
«Ho qualcosa in faccia?» mi chiede mentre lascia la coda per toccarsi le guance completamente rosse. Non saprei dire se per l'imbarazzo dato che la sto osservando o per le risate.
«No, non hai niente. È che...sei carina, Sil.» affermo mentre porto una mano tra i suoi capelli completamente pieni di nodi. All'esterno non te ne accorgi, ma con il tatto sí.
«Oh, bé grazie. Neanche tu sei male.»
Se prima avevo il dubbio ora ne ho la certezza. Le sue guance stanno andando a fuoco, mentre abbassa gli occhi per non guardare i miei e si gratta il braccio, imbarazzata.
Sorrido mentre le prendo la mano e ci avviamo verso l'entrata come suggerito dal signore degli audio parlanti.
Iniziamo ad andare a passo veloce, per prendere i posti migliori. Mi ricorda quando andavo a Disneyland con mia madre, da piccolo, e facevamo le corse per prendere i posti migliori per vedere lo spettacolo proiettato sul castello della bella addormentata.
Arriviamo giusto in tempo, perché appena ci sistemiamo tra il gruppo di persone che attendono lo spettacolo i primi fuochi d'artificio si lanciano nel cielo oramai scuro.
Guardo Sil, che sta guardando lo spettacolo estasiata. I suoi occhi splendono ancora di più, mentre un sorriso sincero si fa spazio sul suo volto. Istintivamente le do un bacio sulla fronte, tenendo di proposito le labbra premute sulla sua pelle più del dovuto. Appena separo le labbra dalla sua fronte la stringo a me, mentre lei mi abbraccia e poggia la testa sulla mia spalla. Ed in quel momento mi rendo conto che se la felicità avesse un nome, la mia si chiamerebbe Sil.

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