Epilogo

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Due anni dopo...

Avete mai pensato che siamo gli esseri più piccoli dell'universo? Ci sentiamo tanto grandi, patroni del mondo, quando alcune cose semplicemente non si possono comandare. Siamo le formiche dell'universo. Non ho mai creduto nel destino, in Dio o robe del genere, credo nel caso e nelle scelte ma alcune cose non si possono evitare. Ad esempio non ho saputo evitare di innamorarmi di Tobias. E lo sono ancora, anche se cerco di nasconderlo. Dopo che se ne è andato ho dipinto le pareti della mia camera di blu scuro, in alcune foto che ho appeso al muro ne ho alcune con lui -anche se sono abbastanza nascoste, per non farle vedere alla mia famiglia-.
Con Matthew va tutto bene, è diventato dolce e simpatico; anche se per un anno non gli ho rivolto la parola. Maya ha avuto un bambino, Dylan, insieme a Blake.
Stanno anche decidendo quando sposarsi, anche se personalmente penso che sia troppo presto, ma se loro vogliono così e sono felici meglio per tutti.
«Hey.» sussurra entrando Matthew con Dylan in braccio.
«Dylannnn.» urlo con voce dolce e stridula mentre vado verso mio nipote. Ha un'anno e tre mesi.
«Tia si.» mi chiama, mentre io lo prendo in braccio.
«Quando è venuta Maya?» chiedo a mio fratello mentre gioco e sorrido al piccolo.
«Dieci minuti fa, più o meno.»
Annuisco mentre guardo il bambino. È simile a Blake, ma ha alcuni tratti di mia sorella. Il perfetto incrocio, oserei dire.
La mia vita in due anni è cambiata, verso certi aspetti. Quando sono tornata non ho rivolto la parola a nessuno per mesi, rispondendo solo a monosillabi o a grugniti. Ero arrabbiata, ma poi ho capito che l'hanno fatto per me. Certo, hanno sbagliato, ma in quel momento avevo bisogno di loro almeno per colmare un quarto del dolore per Tobias. Ho ancora il bracciale, lo levo giusto per la doccia, ma gliel'ho promesso e non ho intenzione di levarlo. Lui probabilmente l'avrà fatto, ma non m'importa.
Matthew si è scusato davvero, e ora è sul serio il fratello che ho sempre voluto. Scherziamo sempre, ci confidiamo i segreti, diventiamo iperprotettivi verso l'un l'altra. Alcune volte gli racconto anche di lui e si scusa sempre per quello che ha fatto. Alla fine ha lasciato Molly, e si è innamorato di Lynn; stanno davvero bene insieme. Ho legato di più con tutti: Uriah, Zeke, Shauna, Marlene e Lynn; ho ripreso a parlare con Christina e Will ed ora siamo un fantastico gruppo, ovviamente ne fa parte anche Matt. Spesso i nostri amici stanno da noi e facciamo veri e propri pigiama party tutti insieme.
Non ho più avuto un ragazzo e sinceramente non lo voglio. Non finché continuo a sognare un paio di occhi blu; perché in quel caso sarebbe solo usare una persona. E non posso proprio.
«Come stai?» mi chiede Matt, appoggiandosi allo stipite della porta con la spalla. «Bene, sopratutto ora che è finito il college.»
Io e Matt siamo al primo anno, della University of Chicago. Alla fine ho deciso di seguire il mio desiderio, e ho studiato lettere. I miei non erano molto per la quale, ma poi hanno capito che la scelta è la mia. Hanno già sbagliato una volta, e lo sanno, stanno cercando di non farlo di nuovo.
Matt ride. «Sí, é stata tosta.»
Il biondo difronte a me invece ha scelto di fare matematica, realizzando il sogno di mia madre riguardo ad avere un figlio laureato in questa disciplina. Scherzi a parte, Matthew è bravissimo nelle materie scientifiche quindi non mi sono stupita della sua scelta.
Tobias non l'ho mai più visto, o sentito e la cosa fa male. Non so in che città si trovi, se è al college ed ha deciso di seguire legge come voleva due anni fa, se si è scordato di me. Non lo so, e spesso questi pensieri mi infestano la mente non liberandola più. Si dice che il tempo guarisce le ferite, ma non è così. Il tempo non le guarisce, le cicatrizza solo. Ma alcune volte le cicatrici si aprono e non si può più fare niente per richiuderle, se non aspettare ancora altro tempo.
«Andiamo a fare una passeggia con Dyl?» mi domanda. «La mamma mi ha anche detto che stanno per trasferirsi qui i nuovi vicini.»
Annuisco mentre metto Dylan sul letto e prendo le scarpe. Prendo le prime che mi capitano, cioè delle converse grigie scuro.
«Possiamo andare.» affermo una volta pronta, mentre mi aggiusto il ciuffo biondo sulla fronte. Ho tagliato i capelli; mi arrivano a malapena sotto il mento. Mi avvicino a mio nipote, mentre Matt fa una corsa per prenderlo. Lo stringe con fare protettivo e mi guarda male. «Dyl è mio.»
Una risata mi sfugge dalle labbra: «Dillo a Lynn e Maya.»
«Io ho paura di dirlo a Blake.» scuote la testa continuando a farmi ridere. Blake da quando ha avuto un bambino è paranoico, non fa neanche gattonare suo figlio sul pavimento senza la presenza di un tappeto, perché "può farsi male". Una volta Matthew ci stava giocando, lanciandolo di qualche centimetro in aria e Blake si è messo vicino in modo da prenderlo se Matt non faceva in tempo. Alcune volte Maya viene qui senza di lui, perché alla fine stressa anche lei. A parte questo, però, loro due stanno una favola.
Quando capisco che Matt non ha intenzione di lasciare Dylan mi avvio verso la porta.
«Ma come!» mi urla dietro. «Non aspetti i ragazzi di casa?»
«Io conosco solo Dylan come ragazzo di casa.» urlo di rimando.
Anche se è pomeriggio fa un caldo pazzesco per cui tutte le finestre sono aperte. Per questo sento le sirene del camion del trasloco in retromarcia e la voce di mia madre che saluta qualcuno. «Matt!» Urlo per la casa, in cerca di colui che ha in braccio mio nipote. Ora che mi ha fatto venire voglia di una passeggiata, ci mette trent'anni a venire. «Ti muovi?»
«Eccoci! Eccoci!» risponde mentre mette il bambino nell'apposito passeggino.
«Sono venuti i nuovi vicini.» lo avverto prendendolo per un braccio, prima che apra la porta. «Hai visto già chi sono?» mi chiede e quella domanda mi fa aggrottare la fronte.
«No.» rispondo; «dovrei preoccuparmi?»
Mi fa un sorriso prima di aprire la porta ed uscire. Lo seguo, scendendo le scale della porta principale e sbucando nel vialetto di casa, dove si trova il piccolo giardino. Lancio uno sguardo furtivo ai nuovi vicini, ma appena mi rendo conto di chi siano mi blocco sul posto. Il mio respiro si affanna e il mio cuore accelera come mai, le mani iniziano a sudare mentre li osservo. Gli adulti stanno salutando i miei genitori, mentre lui si guarda intorno; fino a bloccarsi su di me. Non è cambiato tanto, ed è rimasto esattamente come mi ricordavo. Non ho mai dimenticato niente di lui, neanche un piccolo particolare.
I capelli castani sono più corti del solito, per quanto sia possibile è ancora più alto e muscoloso, i suoi occhi blu sono rimasti li stessi così come il sorriso, e un leggero strato di barba ricopre il suo mento.
«Ias.»

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