Capitolo 25

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In macchina c'è un silenzio tombale. Ias guida in silenzio ed io non mi sono neanche preoccupata di accendere la musica, troppo assorta nei miei pensieri.
Come reagiranno appena i nostri genitori ci vedranno? Cambieranno le cose, ora?
Sento già le lacrime agli occhi per la sgridata che avrò dai miei genitori, e probabilmente Matthew non perderà tempo ad insultarmi e picchiarmi.
Sento la mano di Tobias prendere la mia ed intrecciare le nostre dita. Un pesante sospiro esce in contemporanea dalle nostre labbra e sorrido quando me ne accorgo. Siamo preoccupati tutti e due, ma ci stiamo dando la poca forza l'un l'altra. Adoro questo fatto di noi. Ci completiamo, ci capiamo. Non abbiamo bisogno di nessun altro se non dell'altro.
«Ias.» sussurro.
«Si?»
Porto la sua mano vicino il mio viso e appoggio la fronte sul suo palmo. «Ti amo.»
Ho la necessità di dirglielo, perché ora come non mai non sappiamo come reagiranno i nostri genitori.
«Aspetta.» mi sussurra. Non capisco cosa dovrei aspettare, per cui aggrotto la fronte.
Un suo "ti amo anche io"? Ma che ci vuole a dirlo, se vuole dire questo?
Dopo un paio di minuti ci fermiamo a causa del traffico. Ias si slaccia velocemente la cintura e si gira verso di me.
«Ma cosa -» vengo interrotta dalle sue labbra sulle mie. Mi accarezza i capelli e mi sposta i ciuffi dietro le orecchie mentre le nostre labbra si muovono in sincronia.
«Andrà tutto bene.» biascica. «Smettila di preoccuparti.»
Annuisco e Ias è costretto a rimettersi la cintura e guidare dato che, le macchine più avanti a noi, si sono iniziate a muovere.
«Va bene.» sussurro riprendendogli la mano. «Ci provo.»
«Brava la mia piccola.» dice, ed il mio cuore sussulta. Quel mia e quel piccola dette nella stessa frase sono un qualcosa di illegale. Detto poi da un ragazzo così bello... mi chiedo ancora perché abbia scelto me.
Mi giro leggermente a guardarlo, poggiando la nuca sul finestrino e le gambe incrociate sul sedile. Sono leggermente storta con il busto, ma solo perché ho la cintura di sicurezza allacciata.
Riporto lo sguardo sul mio ragazzo.
È seduto con la schiena dritta e le mani ben disposte sul volante, la T-shirt che indossa lascia leggermente vedere la clavicola.
Gli occhi zigzagano sulla strada mentre dalle labbra socchiuse escono dei silenziosi sospiri. Il pomo di Adamo si abbassa e si alza ogni volta che deglutisce.
Prendo il telefono, pronta per fare una cosa che mi ha fatto lui quando eravamo "amici". Perché io, infondo, non l'ho mai visto come un amico.
Forse lui pensava le mie stesse cose, o forse si è accorto dopo di quello che provava per me.
Fatto sta, accendo il telefono e clicco sulla fotocamera. Il "click" di dopo ci annuncia che il video è appena partito.
«Ma che stai facendo?» mi chiede, aggrottando le sopracciglia e girandosi per un secondo verso di me.
Ridacchio. «Non ti ricorda niente? "Sei carino, Tobias".»
Questa volta è lui a ridere. «Certo che me lo ricordo. Pensavo che quella volta avevi anche capito di piacermi.»
Non posso credere che si ricordi di quella giornata. Sono passati quasi tre mesi, due e ventitré giorni per la precisione.
«Non l'ho capito,» ribatto «finché non me lo hai detto.»
«Ma ci speravi.» dice sorridendo.
Io, intanto, sto continuando a registrarlo.
«Ma ci speravo.» ribadisco.
Ci sono degli attimi di silenzio, prima che il mio ragazzo li rompa.
«Ho una domanda.»
«Dimmi.» sussurro.
«Quando hai capito di avere interessi per me? Intendo, non come amico.»
Ho capito cosa intendesse ancora prima che specificasse. Mi imbarazzo un po' ad ammettere che mi é iniziato a piacere già dalla terza sera da quando ci conosciamo. Magari lui se ne è accorto il giorno prima di metterci insieme, o magari lo stesso giorno.
«Uhm... ti ricordi ad Atlanta, quando abbiamo cenato all'Hard Rock?»
Tobias annuisce. «E chi se lo scorda.»
«Lí. Tu quando l'hai capito?»
Ias si gira verso di me qualche secondo in più rispetto a prima. Il sorriso che fa va da un orecchio all'altro, facendo aumentare di tanto i battiti del mio cuore.
«Secondo te perché sono venuto fin qui con te?» domanda.
«Perché-» mi blocco appena realizzo.
A lui già piacevo. A lui piacevo da molto prima.
«Ma non ha senso.» ragiono a voce alta. «A stento mi conoscevi.»
«Lo so ma...» Ias si schiarisce la gola. «Mi attraevi. Mi attrai ancora, e dubito che smetterei di farlo.»
Gli sorrido davvero davvero tanto, fino a mostrare i denti. «Non voglio smettere.»
Tobias mi fa l'occhiolino. «Non farlo, allora.»
Mette la freccia per andare sulla corsia di destra. «Ci fermiamo per una piccola pausa all'autogrill?»
Gli annuisco in risposta.
«Tu vai a prenderti qualcosa da mangiare e sgranchirti le gambe, io faccio benzina.» gli dico appena accosta di fianco alla pompa.
Ha guidato tutta la mattina, io più o meno non ho fatto niente.
«Ci vediamo tra due minuti.» mi risponde scendendo ed andando dentro la struttura.
Scendo a mia volta dalla macchina, aprendo lo sportellino per la benzina e facendo il pieno.
Mi inizio a guardare in torno, giusto per perdere un po' di tempo.
Ci sono altre cinque pompe di benzina di fianco alla nostra, ma solo due sono occupate. L'autogrill invece è ad un piano, ma dall'esterno sembra abbastanza grande.
Sull'autostrada c'è un po' di traffico, ma considerando che è sabato e che è mattina c'è ne è davvero poco.
Quando vedo uscire Tobias dalla porta dell'edificio ha con se una busta e una bottiglia di Coca-Cola in mano. Si porta un attimo una mano sui capelli, per levare il suo ciuffo castano che gli stava per andare davanti gli occhi.
Appena è vicino a me mi sorride e mi porge la busta. «Cos'è?» chiedo presa dalla curiosità.
«Aprila e vedrai.»
«Dovresti smetterla di farmi così tanti regali, sai? Mi stai viziando.» ci scherzo su, ma sono seria. Non voglio spenda così tanto per me, mi basta lui.
Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Mi fa piacere, sul serio.»
Annuisco ed apro la busta.
Dentro c'è un piccolo pupazzo di Groot, dei guardiani della galassia. Sa quanto amo quel film, e mi ha appena preso il pupazzo.
«Ias,» sussurro. «Grazie, è bellissimo.»
Lo abbraccio, tenendo Groot da un lato ed il pacchetto dall'altro.
Quando ci stacchiamo mi da un veloce bacio a stampo, poi, lentamente, mi leva dalle mani la busta.
«Io vado a buttare questo, tu inizia a salire in auto.» mi dice prima di avviarsi vicino la pattumiera.
Guardo il pupazzo, poi Ias.
È sul serio il ragazzo più dolce al mondo.

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