Smiledog

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La pioggia tamburella incessante sul vetro del finestrino. Un ritmo inquietante, ma armonioso, ciclico. Quasi ipnotico. E pensare che fino a poco fa, era una così soleggiata giornata estiva.

Suppongo che quest'improvviso temporale abbia rovinato le gite al mare di molte famiglie, ma non è un mio problema, sono anni che non vado in vacanza. Il vagone non è dei più puliti: I sedili sono appiccicosi, un numero indefinibile di briciole sciama anche nei luoghi più impensabili del mezzo e un sottile ma insistente puzzo di sudore sembra permearlo tutto. Sono abbastanza sicuro che buona parte di esso sia colpa mia. Forse è per questo che nessun passeggero ha deciso di sedersi accanto a me.

Meglio così, ho bisogno del silenzio più assoluto per concentrarmi e riflettere sul da farsi, mentre attendo che il treno parta riconducendomi a casa. La scatola è tanto piccola quanto anonima: la stoffa blu si è consumata e ingiallita, e una piccola chiazza di sporco incrosta la parte superiore. Passo nervosamente il piccolo oggetto da una mano all'altra, mentre rifletto sugli avvenimenti che mi hanno portato ad ottenerlo:

Smile.JPG. Un nome, una leggenda. La foto di uno strano e inquietante Husky siberiano che siede in una stanza completamente buia, sorridendo malevolo con denti disgustosi, più simili a quelli di un uomo che a quelli di un cane. La storia di quest'immagine e la foto stessa passarono sotto i riflettori quando un misterioso liceale, nel 2007, decise di postare il tutto su un noto sito di racconti horror, e da allora è diventata una delle leggende metropolitane più gettonate del web, da inesauribile fonte di ispirazione per centinaia di altre storie simili a una vera e propria catena virale sulla scia di Sant'Antonio.

Io venni a conoscenza di Smile.JPG solo un anno dopo che aveva sfondato su Internet. All'epoca ero un adolescente poco incline alla socializzazione, avevo pochi amici e un rapporto complicato con i miei genitori. Ciò mi portava spesso a rinchiudermi in camera mia e a leggere tutte le varie storie orrorifiche che giravano per la rete, e quando sentii parlare per la prima volta dell'immagine maledetta pensai a qualcosa sulla falsariga di siti shock come hello.jpg. Decisi comunque di informarmi meglio, e non fu difficile trovare la storia completa.

Rimasi così affascinato da quel racconto, così preso da quelle parole raccapriccianti, che terminai la lettura in un batter d'occhio, trattenendo il fiato fin quasi a svenire. Fu una vera delusione quando vidi l'immagine: quell'husky non aveva assolutamente nulla di spaventoso, né mi apparve in sogno o causò problemi alla mia salute. Molte delle storie che avevo letto precedentemente erano accompagnate da immagini ben più spaventose di quella, benché la parte puramente scritta rimanesse imbattuta su tutti i punti di vista, e in virtù di questo, decisi di fare qualche altra ricerca sul cane infernale.

Rimasi sorpreso quando, al digitare su google immagini "Smile.JPG", apparve quella che in seguito scoprii essere la seconda versione più famosa. Era ciò che mi aspettavo di vedere al termine della lettura: una creatura indescrivibile, a metà strada tra il demone, il cane e l'uomo, che fissava lo spettatore con maligni occhi giallastri e un sorriso sanguinolento con denti simili a quelli di uno squalo umanoide. La foto mi scioccò a tal punto che immediatamente chiusi il motore di ricerca e spensi il computer. Quella prima notte fu piena di riflessioni e paura, ma quando arrivò il momento di alzarsi per andare a scuola, decisi e giurai che avrei scoperto tutta la verità su Smile.JPG.

Divenne la mia ossessione. Passavo ogni singolo momento del mio tempo libero alla ricerca di qualsiasi informazione riguardasse quel demone che tanto mi aveva scosso. Così tante domande eccitanti che aspettavano una risposta! Chi o cos'era quell'essere? Cosa voleva? Chi l'aveva raffigurato? Perché tormentava in sogno le persone? Per quale motivo voleva "diffondere il verbo"? E cos'era esattamente questo "verbo"?

Ma soprattutto, chi fu a postare per la primissima volta l'immagine sul web, considerando le testimonianze più o meno attendibili che la vedevano datata ai primissimi anni di Internet? Troppi interrogativi e troppo poco tempo per cercare una risposta ad ognuno di essi. Sentivo come se davanti a me ci fosse questo colossale, macabro puzzle, che non richiedeva soltanto di essere composto ma anche di trovare tutti i pezzi necessari al suo completamento, e la voglia di scoprire cosa avrebbe rivelato alla fine mi divorava dentro. La notte mi maledivo quando ero costretto ad andare a dormire.

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