Smiledog 2

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...Allora parlava e parlava senza stare zitto un attimo, parlava di demoni e mostri ancestrali e che aveva finalmente trovato Dio. Io ero spaventato, molto spaventato. Provai a parlarne con papà, ma la risposta era sempre la stessa: "E' una fase, David, soltanto una fase, prima o poi gli passerà." E infine tornava in quel silenzio che tanto bruciava e faceva male. Daimian nel frattempo peggiorava di giorno in giorno. Parlava da solo, vaneggiava, ogni tanto usciva e non si degnava nemmeno di dire dove stesse andando e cosa stesse facendo. Dannazione, una volta lo seguii e vidi che stava colpendo a morte una lucertola con una pietra.

Si girò e mi guardò con quella scintilla spaventosa negli occhi, qualcosa che non potrò mai dimenticare finché il mio maledetto cervello avrà la capacità di ricordare qualsiasi cosa. Una sera, mi disse che stava progettando qualcosa di grosso, che aveva finalmente conosciuto Dio, senza sapere che colui con cui pianificava era peggio del demonio stesso. Secondo la sua mente malata, il Creatore gli aveva affidato un compito di estrema importanza: caricare una foto su Internet e lasciare che si diffondesse, in modo da poter spargere il Suo verbo a chiunque ne venisse a contatto.

Aveva preparato tutto Lui, Daimian doveva solo schiacciare un pulsante. Io fui la prima vittima. Gli chiesi di vedere quest'immagine, e lui acconsentì tutto contento.

Fu l'inizio dell'incubo.

Amico, è un'esperienza che non si dimentica. Quella roba è il Terrore condensato in una forma fisica, un qualcosa di così abominevole che la mia mente non ne fu devastata solo per miracolo, o forse, per la mano di qualcuno che aveva deciso che il mio ruolo sulla sua infernale scacchiera non era ancora finito. Fui immediatamente colto da un grave attacco epilettico e persi ingenti quantità di sangue da ogni orifizio prima che mio padre entrasse in camera e mi portasse al pronto soccorso locale.

Tornato a casa pregai, scongiurai Daimian di cancellare quell'abominio e distruggerne ogni traccia, il computer stesso se si fosse rivelato necessario, ma lui rifiutò ostinatamente. Povero fratellino mio, era davvero convinto di star partecipando a qualche missione sacra. Quella sera stessa, mi disse, i preparativi sarebbero stati ultimati e Dio gli avrebbe dato il segnale. A mezzanotte, la foto era sul web. Lo so, avrei dovuto fermarlo, prenderlo a schiaffi, distruggere io stesso il computer. Ma non potevo, gli volevo troppo bene, e questo costò la vita a tantissime persone, compreso lui.

Perché quella sera, "Dio" si mostrò.

Eravamo in camera nostra, Daimian sembrava come posseduto: ballava, cantava, esultava, si complimentava con sé stesso per il lavoro svolto. Finché le luci non si spensero, e tutti gli oggetti elettronici in casa cominciarono a non funzionare più. E Lui apparve. Era uno spettacolo immondo, una creatura dall'orrore infinito, una sorta di uomo-cane demoniaco che abbaia e latrava e fendeva l'aria con la sua bocca bavosa piena di orridi denti aguzzi. Daimian cominciò a urlare e ad artigliarsi il volto e si cavò gli occhi da solo.

Io mi gettai sul letto e mi accucciai tremante con il cuscino atto a coprirmi la faccia per non dover assistere a quella scena terrificante.

L'ultima cosa che vidi fu Smiledog staccare la testa di Daimian con un morso e ingoiarla in un solo colpo, e quegli occhietti gialli e maligni che mi fissavano.

Non smise di sorridere nemmeno quando scagliò contro la finestra quello che restava di mio fratello, che si schiantò sull'asfalto con un tonfo secco. Poi, com'era venuto, semplicemente sparì, e in quel momento mio padre entrò in camera chiedendo perché diamine Daimian stesse urlando in quel modo a notte fonda e quando si ritrovò davanti quello spettacolo corse a raggiungere la strada per tentare di salvare suo figlio.

Io mi alzai e vomitai sul pavimento roba che non sapevo nemmeno di aver mangiato, tentando di seguire mio padre, ma ogni passo era una pugnalata al cuore. Ero in stato di shock, non sapevo di star piangendo come una fontana e non so come riuscii a non cadere dalle scale e spaccarmi il cranio, anche se col senno di poi sarebbe stato meglio così.

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