I Cinque Scalini Della Morte

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Mi rannicchiai sulla sedia in attesa dell’arrivo della psicologa. Intorno a me, sulle pareti, c’erano vari quadri impressionisti densi di colori sgargianti, ma anche disegni di bambini fatti con matite e pastelli, attaccati alla parete con i chiodini.

Cercavo di riflettere su quanto mi era appena successo… Com’è che non mi ricordavo mai l’inizio della storia?

“Buongiorno,” disse una voce alle mie spalle. Era la psicologa, appena entrata dalla porta.

“Buongiorno,” risposi io.

“Questo è il nostro primo incontro, vero?”

“Sì.”

“Bene,” fece lei, e si sedette al tavolo, davanti a me. “Come mai hai chiesto di vedermi?”

“In questi ultimi tempi ho avuto una psicosi, in seguito alla quale ho cominciato a prendere degli psicofarmaci consigliatimi dal mio psichiatra. Sono qui per fare una terapia.”

"Ah, capisco,” disse lei, con fare interessato. “Quand’è successo?”

“Tre mesi fa… Mi ricordo cos’ho visto, ma mai l’inizio.”

“E questo per te è un problema?” mi chiese.

“Beh… diciamo che preferirei ricordarmi tutto.”

“Molto bene.”

La seduta andò avanti per tre quarti d’ora, in seguito ai quali avevo ammesso che non riuscivo più a divertirmi perché il medicinale – che purtroppo non potevo sospendere – mi buttava giù. Avevamo passato almeno mezz’ora a cercare dei possibili passatempi che mi rallegrassero, ma per qualche motivo c’era sempre qualcosa che non andava in ciascuno di quelli che trovavamo insieme. Alla fine, la psicologa mi guardò in modo strano, quasi enigmatico, ed esclamò: “Forse ho la soluzione. Aspettami qui un attimo”. Uscì dalla stanza, e tornò subito dopo con un CD. “Questo è un gioco per tenere allenata la mente… Contiene dei puzzle, degli esercizi di calcolo, di memoria, e tanto altro… Ne ho tantissimi, per questo se vuoi te lo regalo.”

“Grazie,” risposi, e presi in mano il CD. La confezione era bianca, senza alcuna scritta. La aprii, e dentro vi era un normalissimo disco, senza istruzioni.

“Purtroppo il tempo della seduta è terminato,” disse la psicologa.

Arrivato a casa, trovandomi ripiombato nell’usuale noia, decisi di provare il gioco. Accesi il computer, infilai il disco al suo posto e aspettai. Dopo pochi secondi, la schermata si oscurò momentaneamente. Rimasi in attesa, ma i minuti si susseguivano senza che accadesse niente. Quando finalmente, imprecando, stavo per prelevare il CD che ormai credevo infetto da qualche virus, una musichetta banale cominciò a suonare dalle casse, e apparve la schermata di gioco.

Si trattava di un muro bianco con sopra scritto “I Cinque Scalini Della Mente” in nero, e solo due tasti sotto: “Gioca” e “Lingue”. Cliccai sul primo, e lo schermo tornò nero per un po’. Dopodiché, all’improvviso, comparve una lunga scritta, con sotto il tasto “Continua”. Recitava: “Grazie a questo gioco la tua mente potrà acquisire facoltà uniche. Per ogni livello, se vincerai ti verrà regalata una delle seguenti caratteristiche: velocità, buon umore, sicurezza, senso dell’orientamento e buona memoria. Se però perderai, acquisirai degli status negativi che potrai rimuovere solo riprovando a vincere. Buona fortuna!”. Che cosa avevo appena letto?! Nonostante il mio stupore, decisi di continuare: finalmente i miei sensi erano vivi e la noia sembrava scomparsa.

Il primo livello era “Cancellazione”: dovevo rimuovere con il mouse il più velocemente possibile tutte le figure di animali che comparivano sullo schermo. Dopo tre minuti avevo finito, ma comparve un’altra scritta: “Hai impiegato troppo tempo nella Cancellazione. Ricevi la seguente punizione: ansia”. E, appena ebbi letto l’ultima parola, un’ansia dapprima debole, poi via via più forte si impossessò del mio corpo. Com’era possibile? Premetti terrorizzato il tasto “Indietro” e ripetei il gioco tantissime volte, fino a vincerlo. L’ansia era scomparsa. Il gioco mi diceva che vincendo avevo acquisito velocità, ma non mi sembrava affatto così. Il secondo livello era “Colori”. Vari oggetti di color rosso, giallo e blu comparivano sullo schermo, e io dovevo raggrupparli in tre cesti. Avevo due minuti di tempo. Alla fine, dopo aver vinto, mi sentivo euforico: il premio era infatti “Buon umore”. Macinai il terzo e il quarto livello senza difficoltà, acquisendo “Sicurezza” e “Senso dell’orientamento”. Prima del quinto livello, apparve una schermata con tutti i premi e le punizioni possibili per i livelli che avevo affrontato. La punizione per il secondo livello era “Disturbo bipolare”, quella per il terzo “Fobia sociale”. Ma quella che mi colpì più di tutte era la punizione del quarto: “Psicosi”. Mancava il quinto livello. Quale sarebbe stata la punizione se avessi perso? Volevo fermarmi, ma qualcosa mi teneva incollato alla sedia. Notai che in un qualche modo i premi erano collegati con le punizioni: l’ansia ti fa andare veloce, un umore troppo elevato fa parte di una fase del disturbo bipolare, la fobia sociale ti fa sentire insicuro e timido, la psicosi ti fa come minimo perdere il senso dell’orientamento. Pensai alla punizione che avrei avuto se avessi perso il livello connesso alla memoria… Quale poteva essere? Ero sempre più certo di non voler continuare. D’un tratto, vidi le lancette dell’orologio muoversi al rallentatore. Avevo acquisito “Velocità”, dunque il mondo si muoveva più piano per me… Era possibile? Lo sgomento era tale che pensai di tornare al primo livello e beccarmi addosso tutta l’ansia del mondo piuttosto che essere così veloce. Ma il quinto livello era partito da solo: che fare? Se non avessi giocato forse avrei perso la memoria. Provai a memorizzare tutti i numeri, come mi chiedeva il gioco. Avevo tre possibilità e tutto il tempo del mondo.

Dopo aver fallito due volte, decisi di segnarmi i numeri su un foglio per non sbagliare. Per sbaglio stracciai il foglio… del resto, ero diventato superveloce. Ne presi un altro, e scrissi il più lentamente possibile “293754861”. Poi digitai i numeri con i tasti del computer. Avevo vinto! Stavo per scoppiare di felicità, quanto comparve la scritta “Hai barato. Ricevi la seguente punizione: Amnesia”. Oh, no! Come aveva fatto il gioco a capire… Cominciavo a non ricordarmi più niente, finché…

Mi rannicchiai sulla sedia in attesa dell’arrivo della psicologa. Intorno a me, sulle pareti, c’erano vari quadri impressionisti densi di colori sgargianti, ma anche disegni di bambini fatti con matite e pastelli, attacchi alla parete con i chiodini.

Cercavo di riflettere su quanto mi era appena successo… Com’è che non mi ricordavo mai l’inizio della storia?

“Buongiorno,” disse la psicologa entrando.

“Buongiorno.”

“Chi le ha consigliato di venire qui?”

“Il mio psichiatra. Tre mesi fa ho avuto un episodio di amnesia molto forte, in seguito alla quale…”

“Mi hanno già detto tutto, non sprechi parole. Prenda questo disco e torni a casa, dia retta a me. E non bari, questa volta”.

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