let's work.

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Capitolo sei.

-Te lo scordi. Tu non vai da nessuna parte senza il permesso dei tuoi genitori.- accenna zio Jake con aria innervosita. Stamattina di certo non mi sono svegliata dell'umore giusto per discutere quindi, meglio per lui che si convinca presto altrimenti credo che perderò molto facilmente la pazienza.

-Jake sono maggiorenne e faccio quello che voglio, non ho bisogno del permesso di nessuno.- continuo io decisa. Non me ne sono andata di casa per continuare a dipendere da loro.

-Non mi interessa, tu non te ne vai. Non puoi lasciarmi tutta l'estate con un bar e solo due commessi.- decide di puntarla sul lavoro. Ha ragione ma sinceramente, se la sono cavata per una vita senza che arrivassi io, perché ora non dovrebbero farcela?

-Zio Jake, sappiamo entrambi che sotto questo aspetto non hai bisogno di aiuto. Non mi dire che non puoi fare a meno di una commessa sbadata e ritardataria e di una che sta a chiederti in continuazione un giorno libero.- dico io guardandolo alzando le sopracciglia.

-Non se ne parla.- dice lui incrociando le braccia e facendo sputare quell'odioso broncio tra la barba, sulle sue labbra.

-Ci rivediamo tra qualche mese, capo. Mi mancherai.- dico per poi avvicinarmi velocemente al suo viso e dargli un piccolo bacetto sul guancia. Sento leggermente pizzicare la barba sotto le labbra. Corro all'uscita e sento il fastidioso suono delle campanelle poste sopra la porta, che fanno rumore ogni qualvolta la porta viene aperta o chiusa.

-Sta attenta!- urla zio Jake da dentro il bar, lo sento a malapena dato che sono quasi arrivata alla macchina dove mi stanno aspettando tutti all'interno, compresa Ingrid. Harry è fuori, appoggiato con la schiena alle portiere della parte posteriore della macchina a braccia incrociate. 

Prima che lo raggiungessi ricevo una forte spallata da qualcuno, per poco non perdo l'equilibrio e cado all'indietro ma Brian è subito pronto ad afferrarmi per i fianchi ed io, involontariamente, mi aggrappo con entrambe le mani alla sua nuca. Tolgo immediatamente le mani dalla presa una volta ristabilito l'equilibrio ma lui continua a mantenermi i fianchi.

-Puoi lasciarmi ora, sai?- dico sforzando un sorriso. Lascia la presa e si gira per un momento cercando di capire dove sia diretta così frettolosamente. Guardo anche io in direzione della macchina e vedo Harry abbastanza imbronciato che appena mi vede spostare lo sguardo verso di lui, lo abbassa immediatamente.

-E chi è quel fusto lì?- domanda Brian con la sua solita aria da indisponente.

-Harry Styles.- rispondo sorridente.

-Chi? Uno di quella band di frocetti?- continua lui, facendomi innervosire.

-Si.. ehm, scusami Brian ma ora devo andare. Ci si sente.- dico poco prima di voltare le spalle e avviarmi verso la macchina.

-Dove vai?- urla Brian mentre sono di spalle. Non lo rispondo, meglio che non sappia certi particolari.

-E chi era quello?- domanda Harry divertito mentre mi guarda salire in macchina.

-Stai zitto.- dico innervosita una volta entrata. Mi siedo accanto al finestrino, nonché vicino ad Ingrid. Lei, per la sua felicità, è vicino a Liam. Niall è difronte a me e non posso fare a meno di sentirmi in imbarazzo per il modo in cui continua a guardarmi, nonostante sappia che io me ne sia accorta. Harry non mi degna di uno sguardo per tutto il viaggio, forse si è rassegnato dato che stesso lui mi ha proposto di mettermi con Niall e, facendomi la corte, si contraddirebbe da solo.

Arriviamo in circa mezz'ora all' aeroporto. Dobbiamo passare per una strada secondaria per evitare tutti i fan che si sono ammassati davanti all'aeroporto e, con loro, è del tutto impossibile riuscire ad entrare.

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