happy surprise.

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capitolo tredici.

Che cosa ci fa qui Harry? Lui non dovrebbe stare a casa sua? 

Ora non è tempo per le domande, voglio uscire da questa stupida casa.

Appena Noah lascia la presa, cadendo a terra poiché Harry l'ha spinto e ha perso l'equilibrio, scivolo con la schiena lungo la parete fino a sedermi per terra. Ho la vista offuscata, l'occhio sta iniziando a gonfiarsi e non riesco a stare in piedi per via della botta alla schiena. Harry mi vede in queste condizioni e diventa rabbioso, infatti ho paura che quasi uccida Noah.

-Sei stato tu a ridurla così?- domanda urlando a Noah mentre è ancora a terra e lo guarda, ancora non troppo spaventato, con un filo di divertimento negli occhi. Non posso credere che in queste condizioni riesca ancora ad essere divertito dalla situazione.

-Rispondimi|- urla più forte.

-Uno schiaffo non ha mai ucciso nessuno.- risponde Noah ridendo, rialzandosi lentamente.

-Allora suppongo nemmeno un pugno.- dice Harry guardandosi la mano destra.

-Cosa intendi?- domanda Noah, non arrivando ancora a quello che intendeva Harry, finchè non ricade di nuovo per terra per via di un gancio destro di Harry. Non ho mai visto Harry fare a botte e non credevo nemmeno ne fosse capace, ma sono quasi sicura che mi sbagliavo. Noah è per terra e si guarda le dita sporche di sangue che gli sta uscendo dal naso. Ancora sorride.

-Allora sei tu.- inizia Noah alzando lo sguardo dalle sue dita, agli occhi di Harry. Harry non sa cosa intende ma io si. Noah ha capito che mi ama e che io amo lui. Non vorrei che fosse capace a capirlo ma purtroppo mi conosce molto meglio di quanto io vorrei.

-Noah sta zitto!- dico con un filo di voce, quella poca che riesco a cacciare, dati i dolori alla schiena che si ripercuotono anche al petto.

-Oh si che sei tu, ora ne sono certo. Guarda gli occhi di Jen, si capisce perfettamente.- continua ancora sorridendo, mentre rimane seduto per terra.

-Noah tu non sai un bel niente nè di me, nè dei miei occhi.- dico cercando di alzarmi, per poi ricadere col sedere sul pavimento freddo, poiché non ho abbastanza forza. So che quello che ho detto non è affatto vero ma Harry non deve sapere che lo amo. Credo che non abbia capito di cosa stiamo parlando io e Noah o almeno, lo spero. 

Appena Harry vede che non riesco a reggermi in piedi mi si avvicina, si abbassa su di me e dice -Aggrappati.- è la prima cosa che mi dice da quando parlammo quella lontana sera di un mese fa. Non rispondo ma obbedisco aggrappandomi con entrambe le braccia al suo collo, sapendo cosa ha in mente. Voglio uscire di qui. DEVO uscire di qui. Mi prende delicatamente in braccio, io appoggio la mia testa al suo petto grata del suo gesto e, prima che uscissimo rivolge un ultima occhiata a Noah che è ancora per terra, inerme.

-Toccala di nuovo, e ti uccido.- ha una voce diversa dal solito. Dura, cattiva, mi fa paura, davvero. Noah non risponde e vedo una leggera paura nei suoi occhi, finalmente.

-Grazie.- gli sussurro appena varcata la porta di casa. Lui sorride alla mia affermazione. È bello vederlo sorridere. È bello lui.

-Mi sei mancata.- dice per poi sorridere ancora mentre continua a guardare dinnanzi a lui. Queste tre parole sono le prima che mi rivolge dopo quella sera di un mese fa.

Arriviamo fuori la macchina e lui decide di non posarmi per terra. Io sono rannicchiata vicino al suo petto, quasi come un gatto che sta "a ciambella". Sento il suo sguardo addosso, mi sta guardando con un'aria di tenerezza ma anche di colpa. Si sente in colpa per non avermi salvata forse. Per non essere arrivato prima ed evitare che ricevessi quello schiaffo. O forse la penso io così mentre in realtà lui non prova un bel niente se non compassione per una povera cretina che ha cercato di fare la dura mentre poi si è fatta picchiare dallo stesso ragazzo che l'aveva già picchiata in precedenza. Che stupida ragazza.

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