Singularity

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"A sound of something breakingI awake from sleepA sound full of unfamiliarityTry to cover my ears but cant go to sleep

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"A sound of something breaking
I awake from sleep
A sound full of unfamiliarity
Try to cover my ears but cant go to sleep.

The pain in my throat gets worse
Try to cover it
I dont have a voice
Today I hear that sound again.

Its ringing again, that sound
       A crack again on this frozen lake."

-

"Io sono Taehyung, ma tu mi chiamerai daddy." disse l'alto ragazzo con tono persuasivo e con stampato in volto un sorriso accattivante, un sorriso divertito: ma per cosa poi?

-"Se lo faccio mi darai dei soldi?"- dissi tutto d'un fiato. Ai suoi occhi forse sarò sembrato un disperato, o forse, lo ero davvero, ma i soldi erano davvero tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento.

Rise.

Improvvisamente rise, e tutto si fermò.
Sarà stato per la sue labbra, per i suoi piccoli incisivi imprecisi, per la forma del suo sorriso: tutto di lui aveva un ché di armonioso e di magico.

O forse, sarà stato che nella sua risata, c'era tutt'altro che gioia o divertimento.

In ogni caso, mi maledissi interiormente, -e se non avessi già avuto l'aspetto di un pazzo depresso schizofrenico- mi sarei probabilmente schiaffeggiato per essere rimasto estasiato e incantato dalla figura di quel ragazzo, come se quando lo guardavo tutta la folla del centro di Seoul sembrava in un attimo sparire.

A breve sarebbe stato il mio datore di lavoro, non potevo di certo guardarlo in quel modo: dovevo avere il sangue freddo e cercare assolutamente di non essere licenziato per l'ennesima volta.

"Se farai il bravo, ti darò tutto ciò che vuoi. Vuoi della cioccolata, piccolo?" disse mantenendo quel risolino quasi fastidioso sul volto.

-"Odio la cioccolata."- il suo sapore, nella mia bocca, sembrava aver perso dolcezza da ormai troppi anni. -"I soldi mi vanno più che bene."- ero freddo e immobile, non sapevo come comportarmi o relazionarmi. Mi sentivo ghiacciato come uno stalattite.

"Va bene, piccolo." diventò tutt'un tratto serio e notai i suoi occhi voler scrutare qualcosa in me, qualcosa in me che nemmeno io conoscevo.

Abbassai di colpo lo sguardo. Non volevo assolutamente incrociare i suoi occhi: dovevo evitare di cadere nel tranello di quelle piccole e taglienti gemme che sembravano riflettere tutte le luci della città di Seoul.

-"Devi per forza chiamarmi piccolo?"- domandai improvvisamente, balbettando probabilmente, facendo crollare tutto il muro di ghiaccio che avevo creato per difendermi, apparendo così, ancora una volta, fragile e insicuro.

"Si, piccolo~ Qui a dettare le regole sono io, chiaro?" sul suo volto apparve un sorriso quasi inquietante.

Le sue parole mi avevano provocato un brivido lungo tutta la schiena: eppure perché il suo tono pareva così tranquillo e rassicurante?

ʜᴀᴘʜᴇᴘʜᴏʙɪᴀ || ᴊᴊᴋ ; ᴋᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora