私に触れます.
touch me.
•L'afefobia o aptofobia (dal greco ἄπτω "toccare" e φόβος "paura") è una fobia che comporta grande disagio, se non repulsione, nei confronti del contatto fisico (sia dato sia ricevuto).•
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Mirrors start to whisper Shadows start to see My skin's smothering me Help me find a way to breathe
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Ho iniziato ad aprire nervosamente tutti i cassetti della mia cucina, -o almeno chiamiamola così quella piccola, spoglia e grigia topaia munita di qualche fornello- spero di trovarci qualche risparmio, ma non sono molto stupito: ci ho trovato solo 37728₩*, pochi soldi che ho messo nella tasca dei pantaloni neri; qualche posata e qualche tovagliolo impolverato. Non c'è nient'altro.
Sono le 10 di sera e il sole è tramontato, portandosi via con sé la luce. In questo momento il buio sta circondando ad una ad una tutte le persone, nessuna stella brilla in cielo: ad illuminare le strade solo degli squallidi lampioni dalle luci bianche e tristi.
È notte ed ho lo stomaco vuoto e un'astinenza da anti-depressivi: insomma ho bisogno di soldi per andare avanti.
Devo uscire di casa in cerca di aiuto, di salvezza, ho intenzione di chiedere al bar in cui lavoravo pochi mesi fa, se possono riassumermi.
È un postaccio, situato in uno dei vicoli più bui e isolati di Seoul, la gente che frequenta il locale fa schifo, eppure, la paga mi aiuterebbe a pagarmi da vivere. Inoltre, nella situazione in cui mi trovo mi accontenterei di tutto.
Non che mi faccia piacere parlare della mia situazione economica con quella faccia di cazzo del proprietario, ma devo per forza chiedere, o meglio supplicarlo, di avere di nuovo un posto in quel bar se voglio andare avanti.
"Scusa ma non accettiamo stupidi ragazzini problematici." queste sono le parole uscite dalla sua bocca, o meglio dire, dalla sua "fogna".
L'ho sempre detto che è un coglione, ma mai avevo pensato fino a questo punto.
Se avessi avuto il coraggio, se non avessi questa fottuta fobia, probabilmente lo starei prendendo a pugni. E invece non riesco, perché probabilmente sono ancora più coglione di lui.
-"Senti stronzo senza cuore, se non vuoi che dica a tutti che qui c'è un traffico illegale di stupefacenti, riassumimi."- avevo una gelida tempesta di neve negli occhi e i denti stretti: sembro forte, ma non lo sono davvero.
Forse sarebbe stato meglio se non avessi aperto bocca. Ho rischiato troppo e adesso dovrò subire le conseguenze.
Sarebbe stato meglio se avessi accettato la cruda realtà e non avessi giocato con il fuoco.
Ma purtroppo sono solo uno stupido ragazzino problematico.
Cercavo di combattere con le parole, quando solo un tocco mi avrebbe steso.
Un pugno diritto in faccia, i brividi.
Scaraventato nella serranda di un negozio chiuso di fronte, sento la paura, il dolore dei calci alle gambe, nello stomaco, persino sul viso, ovunque.
