Fired

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Alexandra

Tornare a Toronto fu estenuante. Il check-in durò quasi quanto il volo, anch'esso pessimo. Vi erano continue turbolenze e quasi mi sentii male. Inoltre, nonostante l'assenza di jet leg, a un giorno dall'arrivo mi sentivo ancora frastornata.

Ero pronta per andare al lavoro, erano appena le 9 e per fortuna non ero in ritardo. Riempii un bicchiere di caffè e poi uscii dall'appartamento. Scesi le scale e quando arrivai all'esterno, l'aria fresca mi colpì in pieno volto sorprendendomi. Diamine, era appena settembre e sembrava già inverno.

Bevvi tutto il caffè durante il tragitto da casa a lavoro, pensando quante cose dovevo recuperare. Per una settimana avrei ricevuto pazienti a tutte le ore del giorno, però non mi dispiaceva. Sapevo sarei tornata a casa stanchissima ma i miei pazienti erano per lo più ragazzi e dopo aver instaurato un rapporto, parlare con loro era diventato più facile e mi piaceva avere una conversazione con loro, dei loro problemi o di tutto ciò di cui volevano parlare. Io ero lì per loro.

Quando arrivai in clinica, buttai il bicchiere di caffè all'interno del cestino vicino la scrivania di Miley, la receptionist.

«ciao, Miley» la salutai sorridendole.

Lei alzò lo sguardo dai fogli che stava attentamente leggendo e mi guardò sorpresa. «ciao, Alexandra, come mai qui?» chiese incuriosita.

Mi guardai attorno non capendo. Era la clinica dove lavorai per due anni, no?

«uhm, sono tornata dalle ferie e devo riprendere a lavorare» dissi ovvia.

Lei si mise in posizione eretta sulla sedia girevole su cui era seduta e strofinò le sue mani una contro l'altra.

«non hai ricevuto l'email? Te l'ho mandata io stessa due giorni fa da parte di Miller» chiese, adesso più che curiosa era imbarazzata.

Io le sorrisi e scossi la testa. «quale email?»

«oh, ecco.. Beh, Miller ti ha licenziata» disse titubante.

Strabuzzai gli occhi. «cosa?» quasi urlai incredula. Come poteva avermi licenziata così su due piedi?

Lei deglutì rumorosamente e poi annuì. «ha detto che non ti spettavano quei tre giorni in più di ferie, perciò ha deciso di licenziarti» spiegò.

Io mi pizzicai il naso e quasi ridacchiai. «è nel suo ufficio?» chiesi portando le mani sui fianchi.

Lei annuì ma si alzò in piedi prima che io potessi correre nel suo studio. «è in riunione!» urlò.

Alzai un sopracciglio. «ti ha detto di dirlo a tutti nel caso l'avessero cercato. Lavoro qui da due anni, ho imparato a conoscerlo e non sono stupida. Lui non è in riunione, è solo stupido!» ribattei arrabbiata prima di prendere l'ascensore e salire al terzo piano.

Come aveva potuto licenziami? E poi era stato proprio lui a concedermi quei tre giorni in più di ferie.
Quando arrivai davanti al suo ufficio, bussai due volte e poi entrai.

Sbattei la porta dietro di me, Miller alzò lo sguardo verso di me e alzò un sopracciglio.

«White, che sorpresa» disse prima di alzarsi. «come posso aiutarla?» chiese sarcastico.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 𝟮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora