Alexandra
Dopo la discussione nel parcheggio, io e Justin non parlammo più, e non solo di Monica.. Non parlammo proprio. Tra noi si avvertiva la tensione, nonostante cercassimo di nascondere tutto. Eravamo a casa di mio padre, aveva invitato tutti per un barbecue prima della mia partenza.
Hazel se ne stava sulle gambe di Justin, il quale giocava amabilmente con lei mentre la imboccava. Sapevo si fossero mancati tanto.
Mi alzai da tavola per dare una mano a pulire assieme a mia madre e a Kenny. Portai tutto in cucina, seguita dalla mia amica.
«credo che i tuoi abbiano intuito qualcosa, tu e Justin non fate altro che scambiarvi occhiatacce» sentenziò Kenny, facendomi capire che avrei dovuto smetterla.
«non abbiamo detto nulla, inoltre non è colpa mia se sono espressiva» risposi, buttando via i resti del cibo sui vari piatti.
«senti Lex, io sono dalla tua parte ma sai meglio di me che questa tensione non fa bene a nessuno, sopratutto ad Hazel. Contieni almeno le alzate di sopracciglio» disse per poi ridacchiare.
«sì, okay» sbuffai senza neanche davvero darle ascolto, annuivo come per accontentarla. Non facevo altro che pensare a Justin e Monica e a come tutto ciò che avevamo costruito insieme andò in fumo in un attimo.
«hey, tutto bene?» chiese mia madre facendo capolino in cucina, portando altri piatti.
«sì» risposi subito. Immaginai lo scambio di sguardi tra lei e Kenny mentre io ero girata di spalle, così mi voltai e qualche secondo dopo uscì di lì. Lo sguardo di Justin era puntato costantemente su di me, lo percepii nonostante non l'avessi guardato.
Uscii in giardino e mi sedetti sulla poltroncina in vimini, cercando di liberare un po' la mente e godermi il sole sulla pelle. Incredibile come in tutta l'estate non riuscii a passare un giorno al mare.
«hey»
Perché non era possibile stare sola per più di un minuto?
Voltai il capo e vidi mio padre porgermi una tazzina bianca, la presi subito nonostante non sapessi cosa ci fosse all'interno.
«caffè freddo, come piace a te» annunciò prima di sedersi accanto a me.
Io gli sorrisi ringraziandolo e ne bevvi un sorso.
«hai voglia di parlare? Ti va di dirmi cosa sta succedendo?» chiese guardando davanti a sé.
Alzai gli occhi al cielo. «niente, cosa dovrebbe succedere?» chiesi vaga.
Lui sospirò e alzò i piedi per poi appoggiarli sul tavolino davanti a noi.
«sono vecchio, non stupido» affermò facendomi ridacchiare.
«hai sessant'anni» precisai. Mio padre non era vecchio, aveva un po' di rughe però per me era sempre un ragazzino, anche per come si comportava. Scherzava sempre e il fatto che facesse parecchie gite con gli amici della comunità lo rendeva più attivo. Mi rese così fiera il suo cambiamento, era tutt'altra persona.
«dai, non cambiare discorso» sospirò. «che c'é, bimba?»
Io lo guardai e semplicemente scossi la testa. Non volevo dirgli niente di Justin e Monica, avrebbe solo portato ad altri problemi.
«sono solo un po' giù..» feci spallucce. «pensavo di passare diversamente questi giorni, domani andremo via di nuovo e una parte di me non vuole»
Quasi mi complimentai con me stessa ma alla fine non era una bugia, era solo una mezza verità. Pensavo davvero di passare questi giorni diversamente ma volevo andare a Toronto, non per stare lontano dalla mia famiglia ma per pensare un po'.
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𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 𝟮 ➳ 𝙟𝙗
Fiksi Penggemar"Sono tornata per stare con la mia famiglia, non per rivivere l'incubo di venti anni fa." [Sequel di CIA - Central Intelligence Agency] © Tutti i diritti riservati | avonskater, 2018. cover by @castellidicarte