Epilogue

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Fu indescrivibile la sensazione di sollievo che provai quando sentii Justin pronunciare quelle cinque parole. Sentii come se qualcosa di rotto dentro di me si stesse pian piano riparando. Parlai per qualche ora con lui al telefono, di tutto ciò che accadde nell'ultimo periodo e mi accorsi di quanto fu facile e di quanto fummo stupidi a non farlo prima. Gli parlai anche di Craig, era mio dovere dirglielo poiché fu un grave errore e avevo paura che l'avrebbe scoperto in un modo o nell'altro. Avevamo detto mai più bugie, mai più segreti che potevano rovinare il nostro rapporto ed io mantenni la promessa.

Decisi così in modo definitivo di riprendere in mano le redini della mia vita, mi stavo lasciando andare e non potevo più permettermelo. Avevo una famiglia di cui prendermi cura e un lavoro da continuare, non potevo più starmene con le mani in mano.

Mi alzai dal letto ancora assonnata e andai a farmi una doccia, mi sentivo terribilmente stanca. Mi spogliai dei vestiti che portavo dal giorno prima e mi infilai sotto il getto d'acqua fredda.

Sospirai di sollievo, sentivo che già le cose stavano riprendendo la giusta direzione.

Proprio quando finii di insaponare i miei lunghi capelli neri, sentii il campanello suonare due volte.

Accidenti, proprio adesso. Pensai.

Decisi di lasciar perdere, non potevo aprire nuda e mentre avrei cercato qualcosa da indossare, sarebbero già andati via. Ma colui che stava dietro la porta non smise di premere sul pulsante, il campanello continuò a suonare, molto più di due volte consecutive.

Sbuffai, capendo che forse era urgente. Uscii dalla doccia e afferrai l'accappatoio viola, l'avvolsi attorno al mio corpo e poi lo legai attorno ai fianchi in modo tale che non si aprisse. Uscii dal bagno e raggiunsi in punta di piedi la porta, cercando di non bagnare il pavimento, ma fu piuttosto difficile.

Il campanello continuò a suonare, irritandomi ancora di più.

«eccomi, eccomi» urlai scocciata.

Girai la chiave all'interno della serratura, poi aprì di poco la porta, vergognandomi del mio aspetto, ma non potetti fare a meno di spalancarla quando vidi chi si presentò davanti ai miei occhi.

«amore mio!» urlai, più felice che mai. Saltai tra le sue braccia, legando attorno al suo collo le mie.

Lui si limitò a sorridermi e a stringermi tra le sue braccia con tutta la forza possibile. Mi era mancato, nonostante tutto il casino successo, mi era mancato davvero tanto, troppo.

«credevo avessimo detto che sarei tornata io appena possibile» mormorai, prima di allontanarmi dalla sua presa.

Era bello come sempre, come il sole. Il suo sorriso era capace di illuminare la stanza, i suoi occhi luccicavano, forse per l'emozione.

«lo so, ma ci mancavi davvero tanto. Ho preso il primo volo che ho trovato su internet» disse, voltandosi.

Hazel stava dietro di lui, aveva un'aria stanca. Erano appena le otto, probabilmente fu costretta a svegliarsi presto.

«piccolina!» le sorrisi abbassandomi alla sua altezza.

Lei mi sorrise e mi abbracciò, quasi caddi all'indietro facendo ridere Justin.

«perchè non vai a dormire nella tua stanza? Nel frattempo, preparo il tuo piatto preferito per pranzo» le sorrisi accarezzandole i capelli.

Lei annuì velocemente, sembrava non vedere l'ora di andare a dormire. Corse via, scomparendo dietro la porta che divideva il salotto dalle altre stanze.

Justin aveva già portato dentro le due valigie, mi rialzai e lo raggiunsi. Stava guardando dentro al frigo ed io ridacchiai alla sua espressione rassegnata.

«si deve fare la spesa, lo so» sorrisi mordendomi il labbro inferiore.

«possibile tu ti sia nutrita solo di merendine e schifezze varie, in questi giorni?» domandò alzando un sopracciglio.

Gli sorrisi. «sai quanto è impegnativo trovare un altro lavoro?» scherzai. «e contavo di fare la spesa prima del vostro arrivo, fissato la prossima settimana»

Justin sorrise. «perciò la colpa è mia che ho voluto fare una sorpresa alla mia adorata mogliettina?» chiese avvicinandosi a me con un sorriso malizioso sul volto.

«sì, è proprio colpa tua» risposi portando le braccia al petto con aria di sfida.

Lui mi sorrise. «smettila di guardarmi in quel modo»

«quale modo?» chiesi corrucciando la fronte.

«quello sguardo di sfida, non mi fai paura» mormorò mordendosi il labbro inferiore. Ancor prima che io potessi ribattere, mi sentii sollevare da terra e inevitabilmente un grido uscì dalla mia bocca.

Lui ridacchiò e subito dopo mi buttò sul divano, poi si mise sopra di me. Le sue dita iniziarono a solleticarmi la pancia, facendomi ridere.

«smettila!» quasi urlai.

Continuò a solleticarmi per un altro po', senza ascoltare le mie suppliche, e quasi non me ne accorsi neppure quando smise davvero, impegnata a ridere.

Mi guardava dall'alto, il suo sguardo era dolce e puro. Potei riconoscere nuovamente gli occhi dell'amore, come diceva mia madre ogni volta che Justin mi guardava.

«che c'è?» quasi sussurrai.

Lui fece spallucce. «niente» rispose. Mi accarezzò il viso, poggiò le sue labbra sulle mie e poi lasciò una scia di baci partendo dalle labbra fino ad arrivare alla mandibola.

Sorrisi a quel contatto, quanto mi piaceva.

«ti prometto che tutto si sistemerà, amore» mormorò. Io mi limitai a mordere il labbro inferiore, mentre strinsi nella mia la sua mano poggiata sul mio collo.

«andrà tutto bene» mi rassicurò, lasciando poi un bacio sulla mia fronte.

Non avevo parole per descrivere quanto lo amassi. Dire che era l'amore della mia vita era anche poco, lui era il mio tutto. Il mio migliore amico, la mia roccia, la mia luce infondo al tunnel. Justin era tutto ciò che si poteva mai desiderare nella vita, e se mi avessero chiesto di fare un augurio a tutte le ragazze in cerca di un compagno di vita, avrei sicuramente augurato loro di trovare qualcuno come lui: una persona gentile, generosa, amorevole, premurosa. Un uomo che ti fa sentire speciale sempre, in tutti i momenti della giornata e della vita passata insieme e che fa di tutto pur di non farti pesare i problemi che ti circondano, che crede in te nei tuoi momenti peggiori e che ti aiuta a risollevarti. Un uomo capace di sollevare il mondo dalle tue spalle ogni qualvolta che lo senti cadere addosso.

«sta già andando tutto bene» risposi. Attaccai le mie labbra alle sue, desiderando di restare così per il resto della mia vita.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 𝟮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora