ALEXANDRA
Restai immobile accanto al tavolino su cui era poggiato il telefono di casa. Una parte di me voleva ascoltare di nuovo il messaggio e sperare di aver frainteso tutto, un'altra parte di me sapeva di aver capito troppo bene e voleva cancellarlo per sempre anche dalla memoria.
«Amore, che fine hai fatto?» mi chiamò Justin scendendo le scale.
Un nodo mi si era formato in gola e un altro nello stomaco. D'un tratto mi sentii nervosa.
Vidi con la coda dell'occhio Justin fare capolino in salotto ma continuai a dargli le spalle. Sospirai chiudendo gli occhi per un attimo, poi mi dissi che sarebbe stato meglio fargli ascoltare quel messaggio e parlare, semplicemente parlare.
«posso chiederti dove sei stato due sere fa, prima di tornare a casa?» chiesi portando le braccia al petto. Da lì avrei capito, probabilmente, tutto. Speravo davvero non mi mentisse, speravo davvero che non fosse successo ciò che pensavo.
«in palestra, ho fatto boxe tutto il pomeriggio» rispose facendo spallucce portando poi le braccia attorno ai miei fianchi.
Chiusi gli occhi per un attimo e poi annuii abbassando il capo. Alla faccia della boxe.
«perché?»
«c'é un messaggio per te in segreteria» borbottai guardandolo.
Lui si accigliò aggrottando le sopracciglia. Non disse nulla ma notai la sua curiosità, così, senza il suo consenso, schiacciai nuovamente il tasto per ascoltare.
«ciao Justin, sono Monica. Ho provato a chiamarti tutto il pomeriggio ma non hai risposto, neanche ai messaggi. Comunque sia, ieri hai lasciato il portafoglio da me, hai voglia di passare a prenderlo?»
Non lo guardavo, non volevo. Fissavo il pavimento, sembrava più interessante. Lui si staccò quasi subito da me.
«Alex» mi chiamò. Il tono era basso, calmo, però sentivo quella nota di dispiacere.
«e Monica ha una palestra dentro casa?» chiesi retorica.
Lui si schiarì la voce e quando alzai il volto per guardarlo, lui spostò lo sguardo da me a qualcosa fuori dalla finestra. «immagino sia arrivata l'ora di dirtelo» sussurrò.
«dirmi cosa?»
«ricordi quando litigammo per telefono perché tu volevi tornare ed io ti dissi di no, quando Hazel mi cercava costantemente, qualche mese fa?» quasi sussurrò.
«sì»
«sono andato in un bar, c'era anche lei lì e ho bevuto qualche bicchiere di troppo» iniziò a raccontare. Chissà perché sapevo già la fine, non volevo però sentirglielo dire ma lo lasciai continuare.
«e poi, non so come, mi sono ritrovato nel suo letto a baciarla e-»
«ho capito il concetto» lo interruppi scuotendo il capo. Sentii la rabbia crescere in me assieme alla delusione, alla tristezza e.. E probabilmente altri mille sentimenti.
All'improvviso tutto sembrò chiarirsi. «è per questo che quando l'abbiamo incontrata alla base eri strano. È per questo che non volevi portare Hazel da lei» riflettei a alta voce.
Lo guardai di sfuggita, ma notai ugualmente la lucidità dei suoi occhi.
«ed è per questo che vuoi venire a Toronto, non è così?» dissi ancora.
«no, no. Voglio venire a Toronto per stare con voi, devi credermi» mi rassicurò prendendo il mio viso tra le mani ma io non esitai a spingerlo via.
Mi spostai scavalcandolo, volendo andare in cucina ma lui mi prese il braccio e mi fece voltare di nuovo.
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𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 𝟮 ➳ 𝙟𝙗
Fanfic"Sono tornata per stare con la mia famiglia, non per rivivere l'incubo di venti anni fa." [Sequel di CIA - Central Intelligence Agency] © Tutti i diritti riservati | avonskater, 2018. cover by @castellidicarte