Lost

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Il volo ritardò di circa mezz'ora, e solo Dio sa quanto odio essere in ritardo.

Scesi dall'aereo più infastidita che mai, inoltre Hazel non faceva altro che piagnucolare senza motivo. La tenevo per mano ma si costringeva a non camminare, tanto da doverla quasi trascinare.

Aspettai con lei tra le braccia che arrivasse la nostra valigia. Non vedevo l'ora di arrivare a casa per fare un bel bagno caldo. Erano solo due ore di volo ma bastavano per scombussolarmi.

«scusa piccola, ma la mamma non è più una ragazzina e non ce la fa a tenerti troppo in braccio» mormorai, portando la piccola a terra. Lei afferrò all'istante la mia mano, mentre con l'altra stringeva il suo orsacchiotto.

Vidi in lontananza la valigia scorrere sul nastro e non appena arrivò davanti a me, la afferrai saldamente dal manico per prenderla e poggiarla a terra. Non appena iniziai a dirigermi verso l'uscita dell'aeroporto, il mio cellulare squillò.

Mi fermai per un attimo prendendo il cellulare, lasciai la mano di Hazel, che continuò a camminare a piccoli passi davanti a me e ripresi a camminare trascinando la valigia.

«pronto?» dissi al cellulare. Non guardai neanche chi fosse ma ero sicura si trattasse della madre di Justin, voleva sicuramente chiedermi se fossi arrivata.

«Lex» sentii dire dall'altro capo del telefono. Era Justin, la sua voce era inconfondibile. «ho avuto un imprevisto al lavoro e non riesco a muovermi da qui, puoi prendere un taxi?» chiese velocemente.

Strabuzzai gli occhi. «dio, sei serio?» quasi urlai.

«mi dispiace, amore. Ma proprio non posso lasciare» disse ancora.

Alzai gli occhi al cielo. «okay, prenderemo un taxi» dissi scocciata. Poi riattaccai la chiamata, senza aspettare una sua risposta.

«Hazel, non correre!» urlai per farmi sentire dalla mia bambina che aveva incredibilmente aumentato il passo.

Lei si fermò subito ed io la raggiunsi. Posai in tasca il cellulare e la presi di nuovo per mano. Uscimmo da quell'aeroporto affollato di gente, trovandone il doppio all'esterno.

Sorprendentemente, il sole era alto nel cielo e non vi era neanche una nuvola. L'aria era abbastanza calda ma piacevole. Mi era proprio mancata questa città.

Mi avviai verso un taxi vuoto, con la speranza che fosse libero. Fronteggiai l'uomo basso dai capelli neri poggiato all'auto, sicuramente il tassista.

«scusi, è libero questo taxi?» chiesi.

«no, mi spiace signorina» rispose lui facendo spallucce. Annuii e poi mi spostai, continuai a camminare e vidi un altro taxi libero. Lo raggiunsi a passo svelto, trascinando Hazel e la valigia da dieci chili con me.

«salve, è libero questo taxi?» chiesi ancora ad un altro tassista.

Era molto più giovane rispetto al primo, forse era anche più piccolo di me. Mi rivolse un bellissimo sorriso e poi annuì.

«certo»

Tirai fuori un sospiro di sollievo e lui tornò dritto, raggiunse il bagagliaio dell'auto e lo aprì. Prese la mia valigia e la mise dentro, poi mi voltai verso Hazel.

«piccola, metti lo zaino dentro-»

«Hazel?» la chiamai non appena mi voltai e non vidi nessuno. Hazel era accanto a me due secondi prima e poi non c'era più.

«oh, Dio» sussurrai portando una mano sulla fronte.

«era sua figlia? Era qui, un attimo fa» disse l'uomo.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 𝟮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora