La svolta

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Sebastian

Sono qui, su un letto, con Iris. Avevo ripromesso a me stesso che mai più avrei ceduto al mio istinto, mai più le avrei dato conferma del mio desiderio che brucia dentro di me, per lei. Mai più mi sarei fatto convincere dal suo dolce profumo, dalla sua pura bellezza e dal suo sapermi prendere e disarmare con tanta facilità. Era stato duro starle lontano nelle ultime due settimane, eppure c'ero riuscito. Grazie a Melania, la ragazza con cui stavo flirtando da qualche tempo, riuscivo a non pensare a Iris. Ero convinto di aver fatto un passo avanti; ero sicuro che quel bacio avesse saziato la voglia che avevo di provare cosa volesse dire assaporare la ragazza con cui mi scontro da una vita intera. Invece, non ha fatto altro che aprire una voragine nello stomaco della lussuria: la desidero, come mai prima di stasera. Eppure qualcosa nella mia testa mi dice che non è giusto: non è giusto andare a letto con lei, non qui, non ora. E sto odiando questo angelo che mi regala piacere, che mi fa bruciare dentro come un fuoco appena acceso. La sto odiando perché, se non fosse lei, già sarebbe nuda, ansimante, sotto di me. 'Perché non ci riesco? Perché ho paura a oltrepassare il limite? Ti odio, stupido fenicottero.' A questo pensiero, corrisponde un morso su quelle labbra che mi stanno creando dipendenza: un lieve gemito le sfugge dalla bocca e le mie mani incastrano le natiche per poterla attirare di più verso me.

«Sebastian» sussurra, col fiato corto e il petto che va su e giù, come impazzito. Adoro l'effetto che le faccio, adoro quando pronuncia il mio nome con questo tono: sembra voler dire 'non smettere.'

La guardo dritta negli occhi oramai lucidi: quel verde mi rapisce ogni volta, m'inghiotte come una foresta dove vago alla ricerca del suo cuore, finendo per immergermi e perdermi. Mi piace, mi piace così tanto che le mie sicurezze sul provare solo della grande attrazione fisica nei suoi confronti, iniziano a vacillare pericolosamente. Iris non è come le altre, Iris non è uno sfogo, Iris non è un bisogno fisico: lei è qualcosa che mi destabilizza, che riesce a spaccare la porta blindata che ho frapposto tra me e il mondo, proprio come fa un uragano. A lei non importa di farsi male, non importa di ferirsi: a lei importa solo di riuscire a toccare quella corda immaginare che mi fa vibrare il cuore. E lo sento: sento come lui reagisce quando gli sono vicino, sento come impazzisce quando mi bacia e sento che sta per scoppiare. Ma non saprei dire con certezza se il motivo è la gioia di questo fugace attimo, oppure la tristezza che lei, presto sobria, tornerà a ragionare con la mente, allontanandomi di nuovo per tornare tra le braccia di quell'altro.

«Perché non sei mia?» sibilo, in un sussurro così lieve che neanche io riesco a sentir le mie parole.

«Cos'hai detto?» mi domanda colei che sta risucchiando ogni goccia della mia linfa vitale. Non le rispondo e torno a godermi l'effetto che le sue labbra hanno sulle mie. Non riesco a fermarmi, non riesco a darmi un freno: scendo lungo il collo scoperto, stando ben attento a non tralasciare neanche un punto scoperto, coprendo quella pelle così delicata con baci umidi e piccoli morsi. Da una parte spero che lei mi dica di fermarmi, che si sposti, che se ne vada; ma il suo gesto mostra ben altro: la testa dondola a l'indietro, lasciandomi una visuale più ampia della sua pelle nuda. Dal mento all'insenatura del seno, la strada è libera, pronta per essere assaporata: poso il piercing metallico sulla scollatura e salgo, su per il collo, fino ad arrivare al mento: mordo quest'ultimo e non posso non notare i brividi che quel gesto le ha causato. Non credo si aspettasse la sorpresa che ora orna la mia lingua. Trema, rialza il capo e mi fissa: non ho mai visto uno sguardo così intenso, desideroso e impaurito al tempo stesso. Sto impazzendo, lei mi sta portando a perdere il lume della ragione.

«Sebastian, io...» dice lei, abbassando il capo. Posso vedere l'imbarazzo stampato in volto e non ne capisco il motivo. 'Cos'ho fatto ora?'

«Che succede?» le domando, prendendole il mento tra il pollice e l'indice costringendola a guardarmi negli occhi.

«Sta per succedere?» domanda, stavolta coprendosi il volto: sembra una bambina e non posso far a meno di sorridere. Sa essere così inopportuna ma così dolce al tempo stesso.

~I hate you, I love you~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora