«Iris! Non è possibile che fai sempre tardi!» grida mia madre, davvero infuriata. Anche stasera, come ogni domenica, abbiamo la cena con gli Smith. Non vedo l'ora di essere lì: dopo la nostra uscita, Sebastian si è ammalato, prendendosi la febbre alta per colpa mia in un certo senso. Si è offerto di darmi il suo giacchetto e lui, andando in giro a maniche corte, non è riuscito a evitare il malanno. Il giorno dopo, quando sono andata al deposito degli autobus per recuperare il borsone, la donna presente in segreteria ha ammiccato nel momento in cui mi ha restituito le mie cose. 'Chissà perché. Non era neanche presente quel giorno.'
Nonostante con Sebastian ci siamo sentiti spesso per messaggio, mi manca. Mi manca vederlo, mi manca stare insieme a lui e mi manca baciarlo: mi manca l'effetto che fa al mio corpo e al mio cuore. Aggiusto il tubino nero corto, punto bene i capelli in uno chignon disordinato, prendo il profumo e lo spruzzo sui polsi che poi strofino dietro le orecchie. Afferro il telefono e vedo un messaggio da parte di Pumba: lo apro e noto che mi ha inviato una foto, con didascalia annessa.
-Ti sbrighi ad arrivare? Ho bisogno di cure- e una faccina maliziosa al seguito. Appena la foto si carica, deglutisco: la apro e noto lui steso a letto, con gli occhi ancora gonfi, senza maglietta e con addosso una semplice tuta dalla trama militare: sa essere bellissimo anche quando è malato. Avvampo a quell'immagine e deglutisco di nuovo mentre digito il messaggio:
-Arrivo- scrivo, allegando una foto che mi ritrae con l'abito a maniche lunghe che copre le spalle e il petto, lasciando la schiena scoperta. Le décolleté nero con i tacchi a spillo slanciano la mia figura e, intenzionalmente, mi mordo il labbro. Premo invio, blocco il telefono, afferro la pochette nera e, attentamente, mi accingo a scendere le scale. Mia madre mi guarda a bocca aperta e mi chiede:
«Come mai così elegante?» Arrossisco: di certo non posso dirgli il vero motivo, quindi me ne invento uno sul momento che, in tutta onestà, non convince neanche me:
«Tra poco sarò maggiorenne e credo sia ora di iniziare a crescere ed essere più... donna» arranco, sperando che se la beva. Lei mi viene in contro, posa la mano sulla mia guancia e, sorridendomi, dice:
«Non devi mentire a tua madre. Sicuramente piacerai a Sebastian.» Mi rivolge un occhiolino mentre sento le mie guance andare a fuoco: 'Come ha fatto a capire?'
La seguo fin giù e, appena apriamo il portone, il freddo fa rabbrividire le gambe e la schiena nude: 'Perché non ho messo delle calze e neanche portato un giacchetto?' mi rimprovero mentalmente, mentre mi stringo nelle spalle. Apro lo sportello dell' X6 e salgo in auto, trovando sollievo nel calore che emanano i bocchettoni dell'aria. Mio padre guarda prima mia madre, con la stessa aria sognante di sempre; come biasimarlo? Quella donna è sempre perfetta e, il completo blu notte che indossa stasera, le dona in modo particolare. Poi, finalmente, rivolge uno sguardo verso me e mi guarda come se fosse... fiero?
«Sono l'uomo più fortunato del mondo: ho le donne più belle dell'intero universo qui con me» dice, con aria commossa: non credo sarà mai pronto a vedermi crescere e questo un po' mi fa piacere. Io e mio padre siamo davvero legati e so che per qualsiasi cosa lui ci sarà sempre per me; un po' come mia madre. Anche se con lei il rapporto si è distaccato negli ultimi anni, le devo molto. Mi ha aiutata e sostenuta sempre. Il quadro si accende e in un attimo siamo già fuori il cancello: mi fa ridere il pensiero che stiamo usando la macchina per evitare di percorrere cinquecento metri a piedi; ma, in fondo, questa volta devo essere d'accordo in quanto il freddo mi avrebbe fatta gelare come un ghiacciolo.
Nel giro di un paio di minuti siamo sotto casa Smith: Teresa prende l'I-phone dalla borsa griffata e digita un numero prima di portare il telefono all'orecchio. Pochi attimi dopo, la persona dall'altra parte risponde e mia madre dice semplicemente di aprire. Il cancello in ferro battuto di spalanca e posso sentire come la ghiaia scricchioli sotto il peso del suv. Il cuore inizia a palpitare, tremando assieme alle gambe che non vedono l'ora di correre da Sebastian e abbracciarlo: 'Dio quanto mi manchi, stupido!' penso, prima di mordermi il labbro. Sono mille le emozioni che mi pervadono: dall'eccitazione all'agitazione; dalla gioia alla paura che i nostri genitori ci scoprano. Dalla voglio di vederlo a quella di cacciarlo via per non essere tentata da lui. Ma non riesco a stargli lontana: e non solo da quando è nato qualcosa tra noi, ma dal primo giorno in cui l'ho conosciuto. Ho preferito litigare con lui piuttosto che subirmi la sua indifferenza perché, anche se non era ciò che volevo, era comunque un qualcosa. Facevo parte del suo quotidiano, dei suoi pensieri. Facevo parte di lui e quella era la cosa migliore del mondo.
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~I hate you, I love you~
Roman d'amourIris e Sebastian, nemici giurati fin dai tempi dell'asilo, cercano di evitarsi in tutti i modi: eppure, in un modo o nell'altro, finiscono sempre per ritrovarsi, attaccarsi, ferirsi, distruggersi, curarsi. Lei, una ragazza forte all'apparenza, ma fr...