La partenza (Parte 1)

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Mi sveglio con un gran mal di testa: le braccia di Sebastian mi immobilizzano ma comunque mi permettono di girarmi verso di lui. Lo guardo mentre dorme e, con tocco leggero, delineo il suo profilo perfetto con l'indice. Ripenso a quello che è successo stanotte, a come mi sono sentita disinibita, amata, desiderata e a come ho fatto sentire lui. Poi le sue parole: 'Sarà ancora più difficile partire.' Mi rendo subito conto che oggi è l'ultimo giorno che passeremo insieme e che domani lui dovrà partire. Mi guardo intorno e solo ora noto che la sua stanza è quasi del tutto deserta: il pavimento è ricoperto di scatoloni che contengono la maggior parte delle cose di Sebastian. Nonostante il mal di testa, nonostante gli occhi gonfi e la stanchezza, il cuore a pezzi non riesce a evitare di farmi piangere: il dolore è tanto, troppo. È così forte che penso di non sopravvivere, che credo fermamente di stare per avere un infarto.

Il vuoto che mi circonda non rende minimamente l'idea di quello che ho al mio interno: fino a poche settimane fa avrei sperato nella sua partenza, avrei anche gioito e festeggiato per questo, eppure oggi tutto ciò mi trafigge come se qualcuno mi stesse scagliando contro miriadi di frecce infuocate, pronte a cicatrizzare il cuore.

«Ehi» sento dire al mio fianco: torno con gli occhi su lui, lasciando che il dolore attorno a me svanisca, e mi concentro su quegli occhi gelidi ma al tempo stesso pieni d'amore. Sì, perché ieri il ragazzo che mi ha rovinato gran parte della vita ha ammesso di amarmi. Ama me: Iris Iacoangeli, un metro e un tappo di pura sbadataggine, insicurezza e disastri. Lui che mi ha fatta sentire sbagliata per dieci anni, stanotte mi ha fatta sentire la persona più giusta al mondo, colei che merita di essere al suo fianco, colei che merita felicità e amore.

«Ehi» rispondo con sorriso flebile; non riesco a mentire, non riesco a sorridere veramente, non riesco a fingere che tutto ciò non stia accadendo. Non riesco a non pensare che da domani sarò sola, pronta a cancellare ogni giorno passato lontana dal mio demone preferito. Non riesco a immaginarmi di andare a scuola e non vederlo, di tornare a casa da sola; non riesco a pensare che da domani non proverò più la gelosia che mi divora quando una ragazza gli si avvicina o di rimproverarlo quando si fa cullare dagli occhi e dai complimenti di queste. Non riesco a pensare di dover varcare i cancelli della scuola da sola, di non nasconderci più nel ripostiglio a scambiarci baci nascosti, a litigare, urlare e poi fare la pace come solo Sebastian sa fare. Non sono pronta per affrontare tutto questo da sola, non sono pronta a restare senza di lui. Questi pensieri, inevitabilmente, creano due fiumi in piena che percorrono il mio viso: le lacrime sembrano buttate giù da cascate furiose, pronte a inondare tutto ciò che le circonda e portarle con loro negli abissi, pur di nasconderle dal resto del mondo e tenerle solo per sé.
Il calore delle sue dita a contatto con la mia pelle decisamente fredda mi fa sussultare: alzo lo sguardo prima abbassato e lo fisso negli occhi. Sono cupi, tristi, preoccupati.

«Non piangere. I fenicotteri non piangono» dice lui. Lo guardo di sguincio e sulla sua espressione compare un sorriso compiaciuto.

«Come fai a saperlo?» chiedo ingenuamente mentre mi abbraccia ancor più forte.

«Perché loro, ogni giorno, fanno ciò che li rende felici. E anche tu dovresti. Non pensare al lato negativo, pensa solo a ciò che ti renderà felice in questi giorni in cui non ci sarò» dice, lasciandomi un bacio sulla testa.

«Per esempio?» domando, chiudendo gli occhi e inebriandomi del suo profumo.

«Beh, ci vedremo se vuoi. Ci sentiremo per messaggi, ma non troppi: sai che odio scrivere. I tasti sono così piccoli e le mie dita così grandi. E poi, tra venticinque giorni, sarai a New York. Anche se non mi va giù il fatto che dovrai farti il viaggio con quel coglione.» Lo guardo e non posso far a meno di sorridere: a modo suo sa sempre come consolarmi, sa sempre cosa dire per rassicurarmi. Annuisco e lo bacio dolcemente: sento il cuore aggiustarsi e battere come un tamburo, diffondendo la melodia migliore che possa suonare. Mi stacco e noto un sorriso malizioso sul suo volto:

«Anche lui ti dà il buongiorno» dice e, subito, capisco a cosa si riferisce: avvampo pericolosamente e gli dono un gancio destro in pieno petto.

«È mai possibile che pensi sempre al sesso?» domando, mettendo un finto broncio: in realtà non mi dispiace affatto fargli questo effetto. In risposta ricevo una risata e un abbraccio che mi riscalda.

«In realtà quando sono con te non penso al sesso: non penso a dove sbatterti o a come farti urlare, penso solo a come riuscire a farti star bene e a farti provare piacere. Per me non sei solo un corpo dove sfogare le mie voglie, per me sei una cartina da scoprire man mano, godendomi ogni luogo appena scoperto e rendergli omaggio. Tu non sei sesso, tu sei qualcosa che nessuna parola riesce a descrivere, Iris.»

Resto senza parole: tutta questa dolcezza mi spiazza, lasciandomi a bocca aperta, muta, con i rinoceronti che devastano il mio stomaco e i battiti che mi entrano in testa, martellando il cervello fino lo sfinimento.

«Ti amo» dico. Non credo ci siano parole migliori per definire il caos di emozioni che mi invade in questo momento.

«Anche io pel di carota» risponde, guadagnandosi una risata da parte mia.
Restiamo abbracciati ancora per un po', finché un bussare sulla porta ci fa sgranare gli occhi: 'Chi può essere?' Io e Sebastian ci guardiamo, quasi terrorizzati e il suono della voce proveniente dall'altra parte del legno non fa altro che aumentare questa paura.

«Sebastian, sei sveglio?» Anna lo chiama e, in un millesimo di secondo, lui salta giù dal letto, indossa i boxer trovati su di una sedia e corre verso la porta. La apre leggermente, non lasciando modo alla madre di poter sbirciare all'interno e chiede:

«Cosa c'è?»

«Hai preparato tutte le tue cose? Il camion dei traslochi sarà qui tra poco» dice lei, con tono rotto. Quel suo modo di fare mi sorprende: non ho mai sentito Anna affranta e pensare che sia stata proprio lei a decidere di trasferirsi, mi confonde sul suo atteggiamento.

«Sì, mamma» risponde Sebastian con tono freddo: eccolo lì, l'antipatico distruttore di autostima. Conoscendo la madre, il tono distaccato del figlio deve essere come una coltellata in pieno petto, dritta al cuore. Dovrei dispiacermi per questo ma il mio egoismo me lo impedisce: è ciò che meriti per portarlo via da me. Mi faccio schifo per ciò che la mia mente sta elaborando ma so che starò peggio quando lui prenderà quel volo e, da lì, saremo distanti per venticinque lunghi giorni. Avrei voluto godermi di più questo rapporto, avrei voluto che le cose avessero preso questa piega tempo prima, vorrei non aver sprecato tutto quel tempo a evitarlo. Però, probabilmente, senza i litigi, senza l'assenza, oggi non saremo qui.

Sebastian chiude la porta e si volta verso di me: ci guardiamo malinconicamente ma non parliamo. Con le lacrime che minacciano di uscire mi alzo dal letto, raccolgo i miei indumenti e mi rivesto sotto il suo sguardo attento a ogni mia mossa.

«Mi tiri su la lampo?» chiedo, interrompendo questo silenzio straziante.

«Perché vuoi andartene?» mi domanda. Nel suo tono sento un velo di paura, ma paura di cosa? Mi volto e lo guardo: vorrei dirgli che sono una fifona, che non ho il coraggio di affrontare la realtà, che come al solito preferisco scappare dai miei problemi, eppure le parole mi muoiono in gola.

«Vado a casa a cambiarmi. Ci vediamo dopo» rispondo con un finto sorriso che, ahimè, non lo convince. Mi afferra per il polso e mi costringe a sedermi di fianco a lui. Incastra i miei occhi nei suoi e dice:

«Perché continui a mentirmi?» E io resto lì, immobile, ad affogare tra i ghiacciai del suo sguardo deluso.

°Spazio autrice°

Hola amigos... Scusate per la lunga assenza. È un periodo davvero full e non molto roseo... Ma nonostante tutto ho fatto il possibile per aggiornare. Non voglio lasciare la storia a metà e ci metterò tutta me stessa per finirla e regalarvi il finale. Voi come state? Che mi raccontate? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Se così fosse, lasciate un commento e una stellina⭐

~A presto~

~I hate you, I love you~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora